La psicologa e tanatologa Elisa Mencacci ci aiuta a comprendere quali significati e bisogni profondi si nascondono dietro alla richiesta di una persona anziana che chiede di essere aiutata a morire. I fattori sono molti e complessi, e quelli esistenziali e spirituali giocano spesso un ruolo chiave.

Accanto all’anziano che vuole morire

Di fronte a una malattia inguaribile in fase avanzata, molte persone anziane possono sperare che la morte venga al più presto.

Questo desiderio possono esprimerlo direttamente ai medici o all’equipe sanitaria di cura, chiedendo loro di accelerare la morte.

Tuttavia le richieste di accelerare la morte non riflettono abitualmente un persistente desiderio di eutanasia o una reale intenzione di porre fine alla propria vita, ma hanno invece altri importanti significati che esigono un’adeguata interpretazione.

Cosa può significare se l’anziano dice che vuole morire

Un anziano che ci chiede “aiutatemi a morire” in certi casi può voler dire: Eliminate in ogni modo il mio dolore. Oppure vuole esprimere la sensazione che la vita non abbia più alcun senso (sensazione spesso diffusa e molto forte in un’epoca che collega strettamente il senso della dignità al ruolo e alle funzioni).

In altri casi, la richiesta di morire può derivare dalla preoccupazione di essere di peso, di gravare sulla famiglia e sulla società.

L’anziano può sentire la propria fragilità e dipendenza dagli altri come non tollerabile.

Altre volte, la richiesta di morire può esprimere il sentimento di autosvalutazione che può afferrare una persona anziana malata quando, soprattutto di fronte a situazioni degenerative, vede il proprio corpo affievolirsi, deteriorarsi, alterarsi.

Infine, la richiesta può semplicemente voler dire: Sono ancora importante per voi?”.

Quindi, il desiderio di morire dell’anziano può avere molteplici ragioni e può esprimere in realtà il desiderio di lasciare che la morte ponga fine a una sofferenza troppo grande, alleggerire gli altri dal peso di sé stesso, preservare uno spazio di autodeterminazione negli ultimi momenti di vita, porre fine a una vita che non ha più un valore per la persona, oppure il desiderio di andare in un’altra realtà, di essere un esempio per gli altri, o di accorciare il processo che conduce alla morte senza dover più aspettare.

A volte, inoltre, come si è detto, le narrazioni delle persone nella fase finale della vita possono avere la funzione di richiamare l’attenzione degli altri o di aprire finalmente uno spazio per poter agire (agency).

Desiderio e volontà di morire

Va ricordato che c’è una differenza tra Wish to die (desiderio di morire) – un’aspirazione diretta verso un’immaginazione che il morire potrebbe arrivare e Will to die (volontà di morire) – un’aspirazione diretta verso un’azione, l’azione di finire la propria vita.

Nella persona possono coesistere desideri o idee anche contraddittorie.

E i fattori psico-sociali e spirituali sembrano avere un ruolo chiave nello sviluppo e nella persistenza di un desiderio di morte, maggiore rispetto alla sofferenza di natura fisica.

Di fronte all’anziano che ha già ricevuto una risposta adeguata rispetto alla propria sofferenza fisica, diventa quindi più che mai essenziale mantenere l’attenzione a quei bisogni, esistenziali e spirituali, che permangono come snodo cruciale nel mantenimento del benessere psicologico, in particolar modo di fronte alle perdite e al morire.

I bisogni dell’anziano alla fine della vita

Qui ricordiamo alcuni tra i bisogni emotivo-relazionali e spirituali che è bene non dimenticare.

Tra i primi ricordiamo, per esempio, il bisogno di:

  • Essere confermati come Persona: essere visti, essere riconosciuti, essere identificati.

  • Essere coinvolti, informati, ascoltati.

  • Preservare sé stessi all’interno di una rete di relazioni autentiche.

I bisogni spiri­tuali nella persona anziana possono invece manifestarsi ed esprimersi in varie modalità, assolutamente personali, quali per esempio:

  • Sentirsi connessi con la propria famiglia.

  • Ascoltare musica.

  • Trasmettere le proprie esperienze di vita agli altri.

  • Immergersi nella bellezza della natura.

  • Partecipare a cerimonie religiose.

  • Parlare con qualcuno delle domande sulla vita.

Si può osservare come l’aspetto propriamente religioso (par­tecipare a cerimonie) sia solo una delle numerose espressioni di spiritualità che l’anziano può manifestare.

La dimensione reli­giosa, quando presente, può aiutare l’anziano a fronteggiare i momenti o i periodi difficili della propria esistenza.

Come influiscono le relazioni sociali

Le relazioni sociali possono influire su un desiderio di morte relativamente a cosa le persone permettono a sé stesse di desiderare (aspettative dei familiari, sentirsi di essere un peso per gli latri, terminalità come stigma sociale), cosa viene permesso loro di esprimere, e a come un desiderio di morte viene capito e interpretato dalle persone attorno.

Un desiderio di morte è caratterizzato da un processo estremamente complesso e dinamico di confronto con la propria situazione alla fine della vita.

I desideri delle persone anziane riguardanti il proprio morire non sono spesso né statici né semplicemente classificabili in un “desiderio di vivere” o “desiderio di morire”.

Invece questi desideri sono piuttosto dinamici e composti da varie affermazioni diverse e anche contraddittorie, come si è detto.

Alcune domande da porsi

Si deve quindi tenere conto di tutta la complessità che c’è dentro al desiderio di un anziano che vuole morire, e si deve tenere presente che egli è sempre immerso in una rete di relazioni e in un contesto sociale.

Diventa quindi necessario porsi alcune domande di fronte a questa situazione:

Chi è il “soggetto” che richiede di essere aiutato a morire? È la persona o l’ambiente che la circonda?

Qual è “l’oggetto” della richiesta? È il diritto a decidere autonomamente della propria morte o piuttosto il diritto ad essere assistiti e accuditi fino alla fine senza sentirsi di peso e senza vergognarsene?

Per chi la sofferenza è diventata insopportabile?

Ascolto e dignità nel morire

L’etica dell’accompagnamento alla fine della vita comporta in primis la capacità di “decodificare” la richiesta di essere aiutati a morire, favorendo un concetto delle cure dove chi assiste impara a “camminare accanto” alla persona arrivata alla fine della vita, senza la pretesa di imporle la direzione, ma lasciandola libero di indicare lei la via, con l’attenzione prioritaria a far sì che questo processo avvenga all’interno di un contesto relazionale fatto di accoglienza.

È questa la condizione di un morire umanamente degno.

In ultima analisi, di fronte alla richiesta di essere aiutati a morire, l’approccio che ispira l’etica dell’accompagnamento è innanzi tutto quello dell’ascolto.

Abbiamo parlato anche di desideri alla fine della vita in questa video-intervista.

About the Author: Elisa Mencacci

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Psicologa clinica, tanatologa e autrice di numerose pubblicazioni sul fine vita. Fa parte del team dei narratorə di CURA.

Grazie di cuore

 

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rivista CURA settembre23

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La psicologa e tanatologa Elisa Mencacci ci aiuta a comprendere quali significati e bisogni profondi si nascondono dietro alla richiesta di una persona anziana che chiede di essere aiutata a morire. I fattori sono molti e complessi, e quelli esistenziali e spirituali giocano spesso un ruolo chiave.

Accanto all’anziano che vuole morire

Di fronte a una malattia inguaribile in fase avanzata, molte persone anziane possono sperare che la morte venga al più presto.

Questo desiderio possono esprimerlo direttamente ai medici o all’equipe sanitaria di cura, chiedendo loro di accelerare la morte.

Tuttavia le richieste di accelerare la morte non riflettono abitualmente un persistente desiderio di eutanasia o una reale intenzione di porre fine alla propria vita, ma hanno invece altri importanti significati che esigono un’adeguata interpretazione.

Cosa può significare se l’anziano dice che vuole morire

Un anziano che ci chiede “aiutatemi a morire” in certi casi può voler dire: Eliminate in ogni modo il mio dolore. Oppure vuole esprimere la sensazione che la vita non abbia più alcun senso (sensazione spesso diffusa e molto forte in un’epoca che collega strettamente il senso della dignità al ruolo e alle funzioni).

In altri casi, la richiesta di morire può derivare dalla preoccupazione di essere di peso, di gravare sulla famiglia e sulla società.

L’anziano può sentire la propria fragilità e dipendenza dagli altri come non tollerabile.

Altre volte, la richiesta di morire può esprimere il sentimento di autosvalutazione che può afferrare una persona anziana malata quando, soprattutto di fronte a situazioni degenerative, vede il proprio corpo affievolirsi, deteriorarsi, alterarsi.

Infine, la richiesta può semplicemente voler dire: Sono ancora importante per voi?”.

Quindi, il desiderio di morire dell’anziano può avere molteplici ragioni e può esprimere in realtà il desiderio di lasciare che la morte ponga fine a una sofferenza troppo grande, alleggerire gli altri dal peso di sé stesso, preservare uno spazio di autodeterminazione negli ultimi momenti di vita, porre fine a una vita che non ha più un valore per la persona, oppure il desiderio di andare in un’altra realtà, di essere un esempio per gli altri, o di accorciare il processo che conduce alla morte senza dover più aspettare.

A volte, inoltre, come si è detto, le narrazioni delle persone nella fase finale della vita possono avere la funzione di richiamare l’attenzione degli altri o di aprire finalmente uno spazio per poter agire (agency).

Desiderio e volontà di morire

Va ricordato che c’è una differenza tra Wish to die (desiderio di morire) – un’aspirazione diretta verso un’immaginazione che il morire potrebbe arrivare e Will to die (volontà di morire) – un’aspirazione diretta verso un’azione, l’azione di finire la propria vita.

Nella persona possono coesistere desideri o idee anche contraddittorie.

E i fattori psico-sociali e spirituali sembrano avere un ruolo chiave nello sviluppo e nella persistenza di un desiderio di morte, maggiore rispetto alla sofferenza di natura fisica.

Di fronte all’anziano che ha già ricevuto una risposta adeguata rispetto alla propria sofferenza fisica, diventa quindi più che mai essenziale mantenere l’attenzione a quei bisogni, esistenziali e spirituali, che permangono come snodo cruciale nel mantenimento del benessere psicologico, in particolar modo di fronte alle perdite e al morire.

I bisogni dell’anziano alla fine della vita

Qui ricordiamo alcuni tra i bisogni emotivo-relazionali e spirituali che è bene non dimenticare.

Tra i primi ricordiamo, per esempio, il bisogno di:

  • Essere confermati come Persona: essere visti, essere riconosciuti, essere identificati.

  • Essere coinvolti, informati, ascoltati.

  • Preservare sé stessi all’interno di una rete di relazioni autentiche.

I bisogni spiri­tuali nella persona anziana possono invece manifestarsi ed esprimersi in varie modalità, assolutamente personali, quali per esempio:

  • Sentirsi connessi con la propria famiglia.

  • Ascoltare musica.

  • Trasmettere le proprie esperienze di vita agli altri.

  • Immergersi nella bellezza della natura.

  • Partecipare a cerimonie religiose.

  • Parlare con qualcuno delle domande sulla vita.

Si può osservare come l’aspetto propriamente religioso (par­tecipare a cerimonie) sia solo una delle numerose espressioni di spiritualità che l’anziano può manifestare.

La dimensione reli­giosa, quando presente, può aiutare l’anziano a fronteggiare i momenti o i periodi difficili della propria esistenza.

Come influiscono le relazioni sociali

Le relazioni sociali possono influire su un desiderio di morte relativamente a cosa le persone permettono a sé stesse di desiderare (aspettative dei familiari, sentirsi di essere un peso per gli latri, terminalità come stigma sociale), cosa viene permesso loro di esprimere, e a come un desiderio di morte viene capito e interpretato dalle persone attorno.

Un desiderio di morte è caratterizzato da un processo estremamente complesso e dinamico di confronto con la propria situazione alla fine della vita.

I desideri delle persone anziane riguardanti il proprio morire non sono spesso né statici né semplicemente classificabili in un “desiderio di vivere” o “desiderio di morire”.

Invece questi desideri sono piuttosto dinamici e composti da varie affermazioni diverse e anche contraddittorie, come si è detto.

Alcune domande da porsi

Si deve quindi tenere conto di tutta la complessità che c’è dentro al desiderio di un anziano che vuole morire, e si deve tenere presente che egli è sempre immerso in una rete di relazioni e in un contesto sociale.

Diventa quindi necessario porsi alcune domande di fronte a questa situazione:

Chi è il “soggetto” che richiede di essere aiutato a morire? È la persona o l’ambiente che la circonda?

Qual è “l’oggetto” della richiesta? È il diritto a decidere autonomamente della propria morte o piuttosto il diritto ad essere assistiti e accuditi fino alla fine senza sentirsi di peso e senza vergognarsene?

Per chi la sofferenza è diventata insopportabile?

Ascolto e dignità nel morire

L’etica dell’accompagnamento alla fine della vita comporta in primis la capacità di “decodificare” la richiesta di essere aiutati a morire, favorendo un concetto delle cure dove chi assiste impara a “camminare accanto” alla persona arrivata alla fine della vita, senza la pretesa di imporle la direzione, ma lasciandola libero di indicare lei la via, con l’attenzione prioritaria a far sì che questo processo avvenga all’interno di un contesto relazionale fatto di accoglienza.

È questa la condizione di un morire umanamente degno.

In ultima analisi, di fronte alla richiesta di essere aiutati a morire, l’approccio che ispira l’etica dell’accompagnamento è innanzi tutto quello dell’ascolto.

Abbiamo parlato anche di desideri alla fine della vita in questa video-intervista.

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Grazie di cuore

 

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