Anche se l'intenzione può essere dolce, chiamare nonne e nonni gli anziani che vivono in RSA porta con sé alcune implicazioni etiche e sociali che la sociologa Linda Sabbadin ci aiuta a comprendere.
Linda è un'assistente sociale che lavora in RSA e che si è trovata da poco ad accompagnare in struttura proprio la sua nonna. Attraverso quest'esperienza delicata e difficile, è entrata inevitabilmente in un altro punto di vista, quello di familiare, che ora vive sulla sua pelle. L'articolo è una testimonianza preziosa per chi sta vivendo questo passaggio e per chi accoglie persone in RSA. L'autrice riesce infatti con delicatezza a raccontarci la sua storia personale intrecciandola con nuove consapevolezze sul suo ruolo professionale.
In uno speciale incontro d’équipe l’OSS Chiara si apre e racconta della sua frustrazione di fronte al desiderio di morire che le ha espresso un anziano al quale presta assistenza domiciliare. La coordinatrice Francesca Poletti ci racconta di come lei e il gruppo dei professionisti si siano attivati per essere d’aiuto a Paolo e al figlio, abbandonando ogni giudizio e concentrandosi su ogni dettaglio che potesse fare anche solo una piccola differenza nella cura quotidiana.
Sempre più spesso le persone entrano in RSA in una fase avanzata, quasi alla fine della vita. Ciò comporta la necessità per le organizzazioni di dotarsi di competenze specifiche in tema di accompagnamento. In quest'articolo, la narratrice di CURA Elisa Mencacci, psicologa e tanatologa, raccoglie la testimonianza di una parte dell’équipe della Fondazione Santa Augusta, a Conegliano (TV), da lei “accompagnata” nel riflettere sulle dimensioni della qualità del fine vita e sulla costruzione di un protocollo per “vivere l’ultimo pezzo di strada”.
Ogni anno dal 2016 la Fondazione Casa Industria di Brescia organizza una vacanza al mare per un gruppo di anziani residenti in RSA o che frequentano il Centro Diurno. Si tratta di una settimana lontano dalla routine e dai minutaggi, in cui sono i desideri degli anziani a guidare il lavoro di professionisti e volontari, in un contesto di relazioni autentiche. Si promuove così concretamente un approccio centrato sulla persona, con ricadute positive non solo sulle persone anziane, ma anche sull'équipe, che rientra in struttura motivata e arricchita.
Linda è un’assistente sociale che accoglie ogni giorno anziani e famiglie nella sua RSA e da tempo osserva un fenomeno diffuso: molti figli caregiver tendono involontariamente a riferirsi a sé stessi come “genitori” dei propri cari. Dietro alle parole c’è un universo di senso e sentimenti che talvolta non vediamo: lì ci accompagna l’autrice, alla ricerca di una migliore comprensione nei riguardi del caregiver.
Diego Rodolfi è un giardiniere specializzato che si occupa della cura di spazi verdi all’interno delle RSA. La sua professione non è fatta solo di interventi specialistici, bensì anche di ascolto: la cura degli alberi in strutture sociosanitarie si trasforma spesso in un atto di relazione con i residenti, ricco di significati e reciprocità. Ecco come gli spazi verdi nelle RSA possono diventare luoghi di vita per tutti.
Da dove arriva la spinta a diventare volontario in una RSA? La testimonianza di Marco Signorelli, presidente dell'Associazione IRIS che opera presso Fondazione Casa Serena di Brembate Sopra (BG).
Due progetti messi in atto dalla Residenza Richelmy di Torino per favorire ascolto attivo e dialogo aperto con i cittadini, al fine di migliorare la comprensione e la narrazione del mondo delle RSA.
La storia delle difficoltà e dell'impegno di una struttura per riuscire a entrare in comunicazione con un residente di origini albanesi affetto da demenza, anche grazie alla presenza amorevole della figlia e all'aiuto di una mediatrice linguistica.