La Chalk Art è una forma di espressione artistica in cui si realizzano disegni con gessetti colorati per dare vita a sorprendenti effetti tridimensionali.

Nei mesi scorsi abbiamo presentato qui su Rivista CURA il progetto “Chalk Art: Perché no?“, ideato dalle professioniste della Fondazione Beata Cristina di Calvisano (BS), con lo scopo di valorizzare il residente come un’opera d’arte vivente, capace di esprimere la propria personalità e il proprio spirito.

L’idea ha ispirato la nostra partner brasiliana Revista CUIDAR, che ha diffuso l’iniziativa stimolando i professionisti di 8 RSA diverse del Brasile a fare altrettanto.

La responsabile editoriale Aline Salla racconta qui dell’esperienza di chalk art nelle RSA brasiliane.

Il seme dell’idea: un viaggio che parte dall’Italia

Quando ho letto dell’iniziativa della Fondazione Beata Cristina di Calvisano mi sono detta: perché non la diffondiamo anche in Brasile?

Anche noi, come queste professioniste italiane, sentiamo forte il desiderio di vedere la vecchiaia con occhi diversi, non più rappresentata solo come perdita, rassegnazione o fragilità.

Era bello pensare di poterla mostrare concretamente in un modo diverso: piena di vita, colore e leggerezza.

Ed era sorprendente a mio avviso l’idea di utilizzare la Chalk Artnormalmente riservata ai bambiniper mettere gli anziani al centro della scena.

Un gesto semplice, ma rivoluzionario, che ribalta i ruoli e manda un messaggio forte: la vitalità e la creatività non hanno età.

L’idea sboccia in Brasile

È nato così il progetto “Chalk arte nas ILPI – Por que não?” (Chalk Art nelle RSA – porché no?): una sfida lanciata alle RSA brasiliane che leggono CUIDAR.

La magia si è realizzata attraverso tre elementi fondamentali:

  1. La tela: il pavimento è diventato una grande lavagna dove sono stati disegnati, con gessetti colorati, paesaggi, fiori o altalene.
  2. I protagonisti: gli anziani sono stati invitati a sdraiarsi sopra il disegno, assumendo pose divertenti, come se stessero sciando o volando.
  3. L’illusione: la foto scattata dall’alto ha permesso la magia dell’effetto prospettico, mostrando gli anziani come sospesi in aria, leggeri e sorridenti, liberi dal peso del tempo.

Le équipe brasiliane hanno accolto la sfida, ma con un tocco loro, ovvero individuando un tema perfetto per il momento: la Primavera.

Da noi infatti la primavera inizia proprio a fine settembre, dal momento che il Brasile si trova nell’emisfero australe.

Ma soprattutto la primavera è un simbolo potente di rinascita e rinnovamento.

Così come la natura rifiorisce dopo l’inverno, anche lo sguardo verso la vecchiaia poteva essere rinnovato: più colorato, più vitale, più umano.

Come ha espresso poeticamente la squadra del Lar do Idoso José e Rosalina Koehler: “ogni fase della vita porta nuovi significati, nuovi apprendimenti e nuovi modi di stare al mondo”.

Un messaggio semplice e bellissimo: come i fiori, anche la vita può rifiorire in qualunque età.

Imprevisti, difficoltà e senso di squadra

Le RSA mi hanno raccontato che prima degli scatti regnava un fermento contagioso: entusiasmo, curiosità e un pizzico di ansia buona.

Le équipe si sono riunite, scambiate idee e hanno preparato i materiali e, come in ogni grande impresa, non sono mancati gli imprevisti.

In una struttura, per esempio, il materiale acquistato era troppo piccolo, così il gruppo ha inventato una soluzione ingegnosa: una copertura in pelle nera è stata trasformata in tela da disegno.

In un’altra, il soffitto era troppo basso per scattare le foto dall’alto: si è dovuto smontare tutto, spostare la scena e adattare l’illuminazione all’ultimo minuto.

La prova più delicata, però, è stata convincere gli anziani a sdraiarsi sul pavimento: più di una persona anziana ha confessato di avere paura all’idea di farlo.

Per molti era infatti una proposta inusuale, quasi stravagante.

Sono state la dolcezza, la pazienza e l’unione di squadra tra i professionisti a far avere la meglio alla loro curiosità.

Un progetto che include tutti

Una volta entrate in azione, invece, molte persone anziane si sono sentite come vere e proprie star, in alcuni casi scegliendo pose, accessori e vestiti per la sessione fotografica.

L’attività, così semplice, è stata capace di rompere la routine quotidiana e di creare momenti di pura gioia.

Come racconta Marcia Kurz:

“Per le persone anziane con disabilità visiva o uditiva, questa proposta è ancora più significativa.

Il contrasto dei colori, la consistenza del gesso, i movimenti fatti insieme e l’interpretazione delle immagini diventano esperienze sensoriali e inclusive, che permettono a tutti di partecipare davvero.”

Uno dei momenti più commoventi ci arriva proprio dalla signora Salete, cieca dalla nascita, che ha partecipato all’attività.

Subito dopo lo scatto, la fotografa, presa dall’entusiasmo, le dice: “vieni, guarda che bella la foto!”. E salete, soriddendo: “io non posso vederla…”.

Dopo un istante di silenzio, tutti – lei per prima – sono scoppiati a ridere. È stato un momento di leggerezza autentica, pieno di umanità.

Il progetto è riuscito a includere davvero tutti: anche la signora Dejanir, che è sorda, ha partecipato con entusiasmo.

Chi non se l’è sentita di stendersi a terra, ha comunque potuto contribuire, aiutando a disegnare o applaudendo i compagni.

In alcune strutture, i disegni sono stati appesi al muro così che tutti potessero prenderne parte.

Insomma, si è respirato un forte senso di comunità.

Come spiega la psicologa Elizete Maciel, infatti, la Chalk Art non è solo arte, ma anche terapia:

“Queste attività migliorano memoria, attenzione, autostima e senso di appartenenza negli anziani.

E anche per i caregiver riducono lo stress, aumentano la soddisfazione personale e favoriscono un modo più umano di prendersi cura.”

Protagonisti della propria storia

L’emozione più grande è arrivata però quando le foto sono state finalmente mostrate.

Le persone anziane si sono viste proiettate in immagini colorate e poetiche: volavano, pedalavano, surfavano tra i disegni di gesso, e i loro volti si accendevano di stupore e orgoglio.

Per alcuni è stato come rivedersi giovani, leggeri, pieni di vita.

In una RSA, due residenti si sono commossi a tal punto da chiedere che le foto fossero stampate o mandate via WhatsApp, per poterle conservare o appendere nella loro stanza.

Si sono sentiti finalmente visti, non come pazienti o ospiti, ma come protagonisti della propria storia.

Un residente, guardando la sua immagine in cui sembrava pedalare in aria, ha esclamato meravigliato:

“Sembra davvero che stia andando in bicicletta!”

Le immagini della primavera evocano ricordi lontani: il profumo dei fiori, il canto degli uccelli, la brezza dei giorni sereni.

E le foto sono splendide, sì, ma ciò che conta davvero è ciò che hanno saputo far fiorire dentro ai cuori delle persone che vivono nelle RSA.

Il senso in una parola

Alla fine, ogni équipe è stata invitata a riassumere l’esperienza in una sola parola.

Di seguito le parole che sono emerse e che ben esprimono il senso di un’esperienza di vita condivisa, più che di arte.

Connessione
Perché il progetto ha unito operatori e residenti in un momento di collaborazione, creatività e sorrisi sinceri. Ha rafforzato i legami quotidiani e trasformato il lavoro in incontro umano.

Inclusione
Perché tutti hanno potuto partecipare, ognuno a modo suo — come la signora Salete e la signora Dejanir, — dimostrando che con un po’ di attenzione non esistono barriere.

Incanto
La parola scelta dalla squadra dell’Associazione São Francisco de Assis. Perché la semplicità dei gessetti e la forza della collaborazione collettiva hanno creato momenti magici, capaci di trasformare un pavimento qualunque in un mondo di sogni.

Realizzazione
Perché è la prova che con impegno e unità si possono superare ostacoli e creare qualcosa di veramente bello e significativo.

Sinergia
Perché la magia nasce quando le persone collaborano. Certamente ogni professionista ha aggiunto il proprio tocco, rendendo l’esperienza più viva, sicura e gioiosa.

Cinque parole, un solo messaggio: la vita può fiorire sempre, se la si vive insieme.

About the Author: Aline Salla

Responsabile editoriale Revista CUIDAR - progetto gemello di Rivista CURA per il Brasile

Grazie di cuore

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La Chalk Art è una forma di espressione artistica in cui si realizzano disegni con gessetti colorati per dare vita a sorprendenti effetti tridimensionali.

Nei mesi scorsi abbiamo presentato qui su Rivista CURA il progetto “Chalk Art: Perché no?“, ideato dalle professioniste della Fondazione Beata Cristina di Calvisano (BS), con lo scopo di valorizzare il residente come un’opera d’arte vivente, capace di esprimere la propria personalità e il proprio spirito.

L’idea ha ispirato la nostra partner brasiliana Revista CUIDAR, che ha diffuso l’iniziativa stimolando i professionisti di 8 RSA diverse del Brasile a fare altrettanto.

La responsabile editoriale Aline Salla racconta qui dell’esperienza di chalk art nelle RSA brasiliane.

Il seme dell’idea: un viaggio che parte dall’Italia

Quando ho letto dell’iniziativa della Fondazione Beata Cristina di Calvisano mi sono detta: perché non la diffondiamo anche in Brasile?

Anche noi, come queste professioniste italiane, sentiamo forte il desiderio di vedere la vecchiaia con occhi diversi, non più rappresentata solo come perdita, rassegnazione o fragilità.

Era bello pensare di poterla mostrare concretamente in un modo diverso: piena di vita, colore e leggerezza.

Ed era sorprendente a mio avviso l’idea di utilizzare la Chalk Artnormalmente riservata ai bambiniper mettere gli anziani al centro della scena.

Un gesto semplice, ma rivoluzionario, che ribalta i ruoli e manda un messaggio forte: la vitalità e la creatività non hanno età.

L’idea sboccia in Brasile

È nato così il progetto “Chalk arte nas ILPI – Por que não?” (Chalk Art nelle RSA – porché no?): una sfida lanciata alle RSA brasiliane che leggono CUIDAR.

La magia si è realizzata attraverso tre elementi fondamentali:

  1. La tela: il pavimento è diventato una grande lavagna dove sono stati disegnati, con gessetti colorati, paesaggi, fiori o altalene.
  2. I protagonisti: gli anziani sono stati invitati a sdraiarsi sopra il disegno, assumendo pose divertenti, come se stessero sciando o volando.
  3. L’illusione: la foto scattata dall’alto ha permesso la magia dell’effetto prospettico, mostrando gli anziani come sospesi in aria, leggeri e sorridenti, liberi dal peso del tempo.

Le équipe brasiliane hanno accolto la sfida, ma con un tocco loro, ovvero individuando un tema perfetto per il momento: la Primavera.

Da noi infatti la primavera inizia proprio a fine settembre, dal momento che il Brasile si trova nell’emisfero australe.

Ma soprattutto la primavera è un simbolo potente di rinascita e rinnovamento.

Così come la natura rifiorisce dopo l’inverno, anche lo sguardo verso la vecchiaia poteva essere rinnovato: più colorato, più vitale, più umano.

Come ha espresso poeticamente la squadra del Lar do Idoso José e Rosalina Koehler: “ogni fase della vita porta nuovi significati, nuovi apprendimenti e nuovi modi di stare al mondo”.

Un messaggio semplice e bellissimo: come i fiori, anche la vita può rifiorire in qualunque età.

Imprevisti, difficoltà e senso di squadra

Le RSA mi hanno raccontato che prima degli scatti regnava un fermento contagioso: entusiasmo, curiosità e un pizzico di ansia buona.

Le équipe si sono riunite, scambiate idee e hanno preparato i materiali e, come in ogni grande impresa, non sono mancati gli imprevisti.

In una struttura, per esempio, il materiale acquistato era troppo piccolo, così il gruppo ha inventato una soluzione ingegnosa: una copertura in pelle nera è stata trasformata in tela da disegno.

In un’altra, il soffitto era troppo basso per scattare le foto dall’alto: si è dovuto smontare tutto, spostare la scena e adattare l’illuminazione all’ultimo minuto.

La prova più delicata, però, è stata convincere gli anziani a sdraiarsi sul pavimento: più di una persona anziana ha confessato di avere paura all’idea di farlo.

Per molti era infatti una proposta inusuale, quasi stravagante.

Sono state la dolcezza, la pazienza e l’unione di squadra tra i professionisti a far avere la meglio alla loro curiosità.

Un progetto che include tutti

Una volta entrate in azione, invece, molte persone anziane si sono sentite come vere e proprie star, in alcuni casi scegliendo pose, accessori e vestiti per la sessione fotografica.

L’attività, così semplice, è stata capace di rompere la routine quotidiana e di creare momenti di pura gioia.

Come racconta Marcia Kurz:

“Per le persone anziane con disabilità visiva o uditiva, questa proposta è ancora più significativa.

Il contrasto dei colori, la consistenza del gesso, i movimenti fatti insieme e l’interpretazione delle immagini diventano esperienze sensoriali e inclusive, che permettono a tutti di partecipare davvero.”

Uno dei momenti più commoventi ci arriva proprio dalla signora Salete, cieca dalla nascita, che ha partecipato all’attività.

Subito dopo lo scatto, la fotografa, presa dall’entusiasmo, le dice: “vieni, guarda che bella la foto!”. E salete, soriddendo: “io non posso vederla…”.

Dopo un istante di silenzio, tutti – lei per prima – sono scoppiati a ridere. È stato un momento di leggerezza autentica, pieno di umanità.

Il progetto è riuscito a includere davvero tutti: anche la signora Dejanir, che è sorda, ha partecipato con entusiasmo.

Chi non se l’è sentita di stendersi a terra, ha comunque potuto contribuire, aiutando a disegnare o applaudendo i compagni.

In alcune strutture, i disegni sono stati appesi al muro così che tutti potessero prenderne parte.

Insomma, si è respirato un forte senso di comunità.

Come spiega la psicologa Elizete Maciel, infatti, la Chalk Art non è solo arte, ma anche terapia:

“Queste attività migliorano memoria, attenzione, autostima e senso di appartenenza negli anziani.

E anche per i caregiver riducono lo stress, aumentano la soddisfazione personale e favoriscono un modo più umano di prendersi cura.”

Protagonisti della propria storia

L’emozione più grande è arrivata però quando le foto sono state finalmente mostrate.

Le persone anziane si sono viste proiettate in immagini colorate e poetiche: volavano, pedalavano, surfavano tra i disegni di gesso, e i loro volti si accendevano di stupore e orgoglio.

Per alcuni è stato come rivedersi giovani, leggeri, pieni di vita.

In una RSA, due residenti si sono commossi a tal punto da chiedere che le foto fossero stampate o mandate via WhatsApp, per poterle conservare o appendere nella loro stanza.

Si sono sentiti finalmente visti, non come pazienti o ospiti, ma come protagonisti della propria storia.

Un residente, guardando la sua immagine in cui sembrava pedalare in aria, ha esclamato meravigliato:

“Sembra davvero che stia andando in bicicletta!”

Le immagini della primavera evocano ricordi lontani: il profumo dei fiori, il canto degli uccelli, la brezza dei giorni sereni.

E le foto sono splendide, sì, ma ciò che conta davvero è ciò che hanno saputo far fiorire dentro ai cuori delle persone che vivono nelle RSA.

Il senso in una parola

Alla fine, ogni équipe è stata invitata a riassumere l’esperienza in una sola parola.

Di seguito le parole che sono emerse e che ben esprimono il senso di un’esperienza di vita condivisa, più che di arte.

Connessione
Perché il progetto ha unito operatori e residenti in un momento di collaborazione, creatività e sorrisi sinceri. Ha rafforzato i legami quotidiani e trasformato il lavoro in incontro umano.

Inclusione
Perché tutti hanno potuto partecipare, ognuno a modo suo — come la signora Salete e la signora Dejanir, — dimostrando che con un po’ di attenzione non esistono barriere.

Incanto
La parola scelta dalla squadra dell’Associazione São Francisco de Assis. Perché la semplicità dei gessetti e la forza della collaborazione collettiva hanno creato momenti magici, capaci di trasformare un pavimento qualunque in un mondo di sogni.

Realizzazione
Perché è la prova che con impegno e unità si possono superare ostacoli e creare qualcosa di veramente bello e significativo.

Sinergia
Perché la magia nasce quando le persone collaborano. Certamente ogni professionista ha aggiunto il proprio tocco, rendendo l’esperienza più viva, sicura e gioiosa.

Cinque parole, un solo messaggio: la vita può fiorire sempre, se la si vive insieme.

About the Author: Aline Salla

Responsabile editoriale Revista CUIDAR - progetto gemello di Rivista CURA per il Brasile

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