La narratrice di CURA Barbara Picchio ci fa dono della testimonianza di Valentina Sacchi, direttrice sanitaria in RSA, che ha da sempre percepito la cura come un valore fondamentale nella sua vita. Il suo sguardo va oltre sé stessa e il proprio ruolo, riportando luce sul senso che si può trovare lavorando in RSA, in primis nello scambio relazionale con i residenti, le famiglie e gli altri professionisti della cura.

Direttrice sanitaria in RSA

Se si cura una malattia si vince o si perde, ma se si cura una persona si vince sempre, qualunque sia l’esito”.

Questa citazione, tratta dal celebre film di Patch Adams (Tom Shadyac, 1998), accompagna nel suo percorso professionale la dottoressa Valentina Sacchi, giovane medico e Direttrice Sanitaria in RSA presso la Fondazione Cecilia Caccia in Del Negro di Gandino (BG).

Un cammino formativo di ampio respiro

La Dottoressa Sacchi ha intrapreso un percorso formativo che l’ha vista laurearsi in Medicina in Italia, per poi specializzarsi in psichiatria in Inghilterra.

Durante la sua esperienza britannica ha avuto l’opportunità di confrontarsi con diverse discipline sia in ambito teorico che pratico.

Ha approfondito la psichiatria di collegamento, specializzazione che si focalizza su disturbi somatoformi e su come problematiche fisiche possano influenzare il benessere psichico dell’individuo.

In Inghilterra ha inoltre lavorato con persone che vivono con demenza, sviluppando competenze che l’hanno avvicinata al mondo delle RSA, dove entrambi i nonni paterni hanno vissuto per alcuni anni.

La cura come vocazione familiare

Cresciuta in un ambiente dove la medicina era parte integrante della quotidianità, grazie alla madre infermiera, Valentina ha sempre percepito la cura come un valore fondamentale.

Desiderosa di aiutare gli altri, ha trovato nelle RSA la sintesi perfetta tra vocazione personale e professione:

“In RSA basta un piccolo gesto, una parola o un sorriso per fare la differenza nella giornata di una persona e rispetto a quanto dai, quello che ricevi in cambio è molto di più”.

Il rapporto con anziani e colleghi

“Il rapporto con i residenti in RSA è una continua scoperta, nonché fonte di grande arricchimento dal punto di vista umano”.

Per questo, pur essendo Direttrice Sanitaria in RSA, continua a seguire come medico il nucleo Alzheimer, dove vivono quaranta anziani.

Oltre al rapporto diretto con le persone anziane, la Dottoressa Sacchi ama molto il lavoro in équipe e il confronto costante con le diverse figure professionali perché ciascuno può portare il proprio punto di vista.

“Vorrei uno scambio più paritario e meno formale, in cui il parere di ogni professionista possa, indipendentemente dal ruolo, essere tenuto nella giusta considerazione a partire dalla creazione e discussione del PAI”.

Gli educatori come leva per fare comunità

Anche il settore educativo, spesso sottovalutato in RSA, dovrebbe essere maggiormente valorizzato.

“Gli educatori possono essere la leva per avvicinare la comunità agli anziani, favorendo scambi tra interno ed esterno attraverso progetti e iniziative la cui realizzazione è facilitata dall’impegno dei numerosi volontari che supportano la RSA di Gandino.”

Coinvolgere familiari e volontari non è sufficiente per far comprendere il lavoro e l’aria che si respira nelle strutture socioassistenziali, bisogna aprirsi e raccontarsi al territorio nella maniera più autentica possibile.

Relazioni di valore con le famiglie

Un altro aspetto che la Dottoressa Sacchi apprezza del lavoro in RSA è il rapporto con le famiglie.

“Quando un familiare arriva in struttura con un atteggiamento un po’ aggressivo, parto dal presupposto che la sua priorità è prendersi cura del proprio caro.”

Atteggiamenti inizialmente diffidenti possono derivare da preoccupazioni, ansia e sensi di colpa.

La sua esperienza personale la rende particolarmente sensibile alle esigenze dei familiari.

“Anche la specializzazione in psichiatria mi ha permesso di sviluppare una visione a 360 gradi sia nel rapporto con gli operatori che con le famiglie”.

Alla Fondazione Caccia del Negro viene dedicato molto tempo all’accoglienza di un nuovo anziano e della sua famiglia; un passaggio fondamentale e delicato che, se gestito con la dovuta attenzione favorisce un dialogo costante tra parenti e professionisti della cura e getta le basi per la costruzione di un rapporto di fiducia.

L’importanza del supporto psicologico

Sebbene il servizio psicologico non sia obbligatorio nelle RSA lombarde (a differenza di quanto avviene in Veneto), Valentina ne riconosce il valore sia per le famiglie che per i professionisti della cura.

Le risorse, spesso limitate, ne riducono l’efficacia, concentrandosi principalmente sugli anziani.

“È essenziale sviluppare e comunicare adeguatamente questo servizio per ridurre lo stigma associato alla figura dello psicologo e per offrire un supporto completo a tutti i membri della comunità della RSA. Non c’è nulla di cui vergognarsi nel chiedere aiuto nei momenti di difficoltà”.

Raccontiamo il ruolo chiave dello psicologo in RSA in questa video-intervista:

Un medico è medico sempre

Il confine tra la vita professionale e quella privata è spesso molto sottile, pur essendo necessario mantenere un equilibrio tra i due ambiti per garantire un benessere ottimale sia per sé che per i residenti delle RSA.

Un medico è medico sempre, indipendentemente dall’orario di lavoro. Fortunatamente ho un compagno che mi sostiene: lavorando anche lui in ambito sanitario ha maggior facilità nel comprendere le sfide quotidiane”.

La Dottoressa Sacchi è la prima Direttrice Sanitaria nella RSA in cui lavora e pur essendo orgogliosa del suo incarico riconosce le numerose responsabilità e l’importanza di un ruolo che, a volte, non è pienamente compreso.

La burocrazia, il minutaggio, la carenza di personale socioassistenziale (ancora più complessa per le RSA che si trovano in paesi di montagna), sono aspetti con cui è necessario fare i conti, cercando di non perdere di vista l’essenza del lavoro di cura.

Alla fine dell’incontro con Valentina, che non ama molto parlare di sé ma è felice di raccontare il suo lavoro, penso a quanto la passione per la cura e l’attenzione alle esigenze individuali siano elementi fondamentali per trasformare una RSA in una comunità accogliente e attenta al benessere di ogni persona.

About the Author: Barbara Picchio

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Famigliare, diventata nel tempo una "RSA lover". Fa parte del team dei narratorə di CURA.

Grazie di cuore

 

Se questo articolo ti è stato utile puoi fare una piccola donazione per sostenere il lavoro di CURA

rivista CURA settembre23

Con 1 euro puoi aiutarci a cambiare la narrazione stereotipata sulla vecchiaia e sul mondo delle RSA.

La narratrice di CURA Barbara Picchio ci fa dono della testimonianza di Valentina Sacchi, direttrice sanitaria in RSA, che ha da sempre percepito la cura come un valore fondamentale nella sua vita. Il suo sguardo va oltre sé stessa e il proprio ruolo, riportando luce sul senso che si può trovare lavorando in RSA, in primis nello scambio relazionale con i residenti, le famiglie e gli altri professionisti della cura.

Direttrice sanitaria in RSA

Se si cura una malattia si vince o si perde, ma se si cura una persona si vince sempre, qualunque sia l’esito”.

Questa citazione, tratta dal celebre film di Patch Adams (Tom Shadyac, 1998), accompagna nel suo percorso professionale la dottoressa Valentina Sacchi, giovane medico e Direttrice Sanitaria in RSA presso la Fondazione Cecilia Caccia in Del Negro di Gandino (BG).

Un cammino formativo di ampio respiro

La Dottoressa Sacchi ha intrapreso un percorso formativo che l’ha vista laurearsi in Medicina in Italia, per poi specializzarsi in psichiatria in Inghilterra.

Durante la sua esperienza britannica ha avuto l’opportunità di confrontarsi con diverse discipline sia in ambito teorico che pratico.

Ha approfondito la psichiatria di collegamento, specializzazione che si focalizza su disturbi somatoformi e su come problematiche fisiche possano influenzare il benessere psichico dell’individuo.

In Inghilterra ha inoltre lavorato con persone che vivono con demenza, sviluppando competenze che l’hanno avvicinata al mondo delle RSA, dove entrambi i nonni paterni hanno vissuto per alcuni anni.

La cura come vocazione familiare

Cresciuta in un ambiente dove la medicina era parte integrante della quotidianità, grazie alla madre infermiera, Valentina ha sempre percepito la cura come un valore fondamentale.

Desiderosa di aiutare gli altri, ha trovato nelle RSA la sintesi perfetta tra vocazione personale e professione:

“In RSA basta un piccolo gesto, una parola o un sorriso per fare la differenza nella giornata di una persona e rispetto a quanto dai, quello che ricevi in cambio è molto di più”.

Il rapporto con anziani e colleghi

“Il rapporto con i residenti in RSA è una continua scoperta, nonché fonte di grande arricchimento dal punto di vista umano”.

Per questo, pur essendo Direttrice Sanitaria in RSA, continua a seguire come medico il nucleo Alzheimer, dove vivono quaranta anziani.

Oltre al rapporto diretto con le persone anziane, la Dottoressa Sacchi ama molto il lavoro in équipe e il confronto costante con le diverse figure professionali perché ciascuno può portare il proprio punto di vista.

“Vorrei uno scambio più paritario e meno formale, in cui il parere di ogni professionista possa, indipendentemente dal ruolo, essere tenuto nella giusta considerazione a partire dalla creazione e discussione del PAI”.

Gli educatori come leva per fare comunità

Anche il settore educativo, spesso sottovalutato in RSA, dovrebbe essere maggiormente valorizzato.

“Gli educatori possono essere la leva per avvicinare la comunità agli anziani, favorendo scambi tra interno ed esterno attraverso progetti e iniziative la cui realizzazione è facilitata dall’impegno dei numerosi volontari che supportano la RSA di Gandino.”

Coinvolgere familiari e volontari non è sufficiente per far comprendere il lavoro e l’aria che si respira nelle strutture socioassistenziali, bisogna aprirsi e raccontarsi al territorio nella maniera più autentica possibile.

Relazioni di valore con le famiglie

Un altro aspetto che la Dottoressa Sacchi apprezza del lavoro in RSA è il rapporto con le famiglie.

“Quando un familiare arriva in struttura con un atteggiamento un po’ aggressivo, parto dal presupposto che la sua priorità è prendersi cura del proprio caro.”

Atteggiamenti inizialmente diffidenti possono derivare da preoccupazioni, ansia e sensi di colpa.

La sua esperienza personale la rende particolarmente sensibile alle esigenze dei familiari.

“Anche la specializzazione in psichiatria mi ha permesso di sviluppare una visione a 360 gradi sia nel rapporto con gli operatori che con le famiglie”.

Alla Fondazione Caccia del Negro viene dedicato molto tempo all’accoglienza di un nuovo anziano e della sua famiglia; un passaggio fondamentale e delicato che, se gestito con la dovuta attenzione favorisce un dialogo costante tra parenti e professionisti della cura e getta le basi per la costruzione di un rapporto di fiducia.

L’importanza del supporto psicologico

Sebbene il servizio psicologico non sia obbligatorio nelle RSA lombarde (a differenza di quanto avviene in Veneto), Valentina ne riconosce il valore sia per le famiglie che per i professionisti della cura.

Le risorse, spesso limitate, ne riducono l’efficacia, concentrandosi principalmente sugli anziani.

“È essenziale sviluppare e comunicare adeguatamente questo servizio per ridurre lo stigma associato alla figura dello psicologo e per offrire un supporto completo a tutti i membri della comunità della RSA. Non c’è nulla di cui vergognarsi nel chiedere aiuto nei momenti di difficoltà”.

Raccontiamo il ruolo chiave dello psicologo in RSA in questa video-intervista:

Un medico è medico sempre

Il confine tra la vita professionale e quella privata è spesso molto sottile, pur essendo necessario mantenere un equilibrio tra i due ambiti per garantire un benessere ottimale sia per sé che per i residenti delle RSA.

Un medico è medico sempre, indipendentemente dall’orario di lavoro. Fortunatamente ho un compagno che mi sostiene: lavorando anche lui in ambito sanitario ha maggior facilità nel comprendere le sfide quotidiane”.

La Dottoressa Sacchi è la prima Direttrice Sanitaria nella RSA in cui lavora e pur essendo orgogliosa del suo incarico riconosce le numerose responsabilità e l’importanza di un ruolo che, a volte, non è pienamente compreso.

La burocrazia, il minutaggio, la carenza di personale socioassistenziale (ancora più complessa per le RSA che si trovano in paesi di montagna), sono aspetti con cui è necessario fare i conti, cercando di non perdere di vista l’essenza del lavoro di cura.

Alla fine dell’incontro con Valentina, che non ama molto parlare di sé ma è felice di raccontare il suo lavoro, penso a quanto la passione per la cura e l’attenzione alle esigenze individuali siano elementi fondamentali per trasformare una RSA in una comunità accogliente e attenta al benessere di ogni persona.

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Grazie di cuore

 

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