- Il seme: da una passione alla professione
- Orticoltura terapeutica: la scienza oltre il giardinaggio
- Pratica e benefici dell’orticoltura terapeutica
- Orticoltura terapeutica e lavoro di squadra
- Ricordi che fioriscono e radici familiari
- L’orticoltura terapeutica è più di un’attività
- Fiori d’inverno: creatività e memoria
- Attività che restituiscono dignità alle persone anziane
- Il ciclo della vita: lezioni dalla natura
- Riscoprire la semplicità: un invito alla riflessione
- Bibilografia
L’orticoltura terapeutica non è semplice giardinaggio ed è molto più di un’attività con la quale far passare il tempo alle persone anziane.
In quest’articolo, la narratrice di Cura Barbara Picchio ha intervistato Margherita Volpini, ortoterapeuta profondamente appassionata del proprio lavoro, per raccontarci metodo e benefici di una pratica che ha il potere di valorizzare l’unicità di ogni persona coinvolta.
“La natura non è un posto da visitare. È casa nostra.”
Gary Snyder
Il seme: da una passione alla professione
Il viaggio di Margherita Volpini nel mondo della Cura inizia in un’estate lontana quando, a soli sedici anni, sceglie di trascorrere il periodo estivo in una RSA.
Lì, tra volti segnati dal tempo e memorie sbiadite dall’Alzheimer, scopre la bellezza nascosta nella fragilità umana. Quell’esperienza diventa il seme di una passione che la conduce a studiare Scienze dell’Educazione e a specializzarsi come ortoterapeuta.
Margherita lavora in diversi contesti di vulnerabilità, dalle RSA all’oncologia pediatrica, creando percorsi che riconnettono le persone alla natura e riscoprono il valore intrinseco di ciascuno.
Orticoltura terapeutica: la scienza oltre il giardinaggio
Spesso proporre progetti di orticoltura terapeutica significa sfidare l’idea che si tratti solo di giardinaggio.
Come sottolinea l’American Horticultural Therapy Association, “l’orticoltura terapeutica è una pratica riabilitativa che prevede il coinvolgimento della persona in attività di orticoltura, con il fine di raggiungere obiettivi specifici e documentati, nel contesto di un piano terapeutico”.
L’ortoterapeuta è dunque un professionista che utilizza la natura come strumento per migliorare la qualità di vita della persona, che diventa così un ponte tra la persona e la natura, grazie a un lungo percorso di studi che permette di acquisire le competenze necessarie.
Pratica e benefici dell’orticoltura terapeutica
Per realizzare attività efficaci, l’ortoterapeuta inizia dall’osservazione, raccogliendo informazioni sulle capacità fisiche, cognitive e relazionali dei partecipanti. Questo permette di costruire progetti su misura con obiettivi personalizzati.
Per alcune persone, per esempio, il lavoro si concentra sulla riabilitazione fisica, mentre per altre sul miglioramento delle relazioni.
L’ortoterapeuta deve adattarsi ai cambiamenti e alle emozioni espresse dagli anziani durante il percorso.
L’osservazione costante e la redazione di un diario fotografico permettono di verificare l’evoluzione del percorso, rimodulando le attività per massimizzare i benefici cognitivi, fisici, relazionali, emotivi, psicologici e spirituali che l’orticoltura terapeutica porta con sé.
Orticoltura terapeutica e lavoro di squadra
Il coinvolgimento dell’équipe di cura amplifica l’efficacia del progetto.
Un fisioterapista può essere di supporto nella realizzazione di strumenti personalizzati, come l’adattamento di una paletta con l’uso della parte superiore di una stampella, facilitando il lavoro con la terra.
Non è la persona che deve adattarsi agli strumenti, ma viceversa. Attrezzi e materiali vengono modificati in base alle esigenze individuali, affinché ogni partecipante possa lavorare in sicurezza e comfort.
La collaborazione multidisciplinare è cruciale anche nella progettazione degli spazi. Alla Fondazione San Germano di Varzi (PV), per esempio, il giardino terapeutico è stato il frutto di un lavoro condiviso tra varie figure professionali, con l’obiettivo di facilitare la fruizione degli spazi verdi da persone esterne alla struttura, favorendo scambi intergenerazionali e avvicinando i cittadini al mondo della vecchiaia.
Ricordi che fioriscono e radici familiari
Ascoltando Margherita, mi commuovo quando mi racconta del signor G. che, partecipando a un’attività di ortoterapia, ha ritrovato il desiderio di condividere con gli altri una parte della sua vita, proprio mentre sgranava un grande pezzo di terra. La ripetizione di gesti che gli ricordavano del suo passato, ovvero di quando mondava il riso, lo ha portato ad offrire al gruppo un pezzo di sé: un dono che solo la natura con la sua silenziosa presenza può restituire.
D’altra parte, anche il percorso di Margherita Volpini è influenzato dalle sue radici contadine: cresciuta tra giardini e boschi ha sviluppato un legame profondo con la natura che la accompagna ancora oggi, sia nel lavoro quotidiano sia nelle formazioni per educatori e operatori.
La sua passione è quella di far scoprire il potere terapeutico degli spazi verdi, proprio come lo ha appreso dalla sua famiglia, dove l’amore per la natura e la cura delle persone sono sempre stati valori fondamentali.
L’orticoltura terapeutica è più di un’attività
Da anni Margherita porta avanti con entusiasmo attività di orticoltura terapeutica anche al Centro Mater Dei Opera Don Orione di Tortona (AL).
Il progetto in questo caso coinvolge un gruppo di quindici anziani e si sviluppa durante tutto l’anno, alternando attività indoor e outdoor.
L’orticoltura terapeutica non è solo un’attività pratica: è un vero e proprio percorso di cura che pone la persona al centro, stimolandone la creatività e permettendole di riscoprire il legame profondo con la natura.
Fiori d’inverno: creatività e memoria
In questi mesi invernali, invece, gli anziani si sono dedicati all’abbellimento della struttura, realizzando con bacche e fiori secchi quadri meravigliosi che ora decorano gli spazi comuni della RSA.
La rosa canina, utilizzata in alcune composizioni, ha risvegliato in molti ricordi preziosi: chi la usava per fare decotti, chi per creare collane quando non c’erano soldi per comprarle. Questi racconti, condivisi durante gli incontri di orticoltura terapeutica, hanno favorito la socializzazione tra anziani che, pur vivendo nella stessa casa, a volte faticano a interagire tra loro.
La relazione e la condivisione sono solo alcuni degli obiettivi che l’orticoltura terapeutica si propone di raggiungere.
L'unicità di ciascuno nell'opera d'insieme

Attività che restituiscono dignità alle persone anziane
Nell’orticoltura terapeutica, le piante giocano un ruolo centrale, ma c’è anche spazio per una serie di attività creative che donano agli anziani un senso di scopo e gratificazione nel vedere i risultati delle loro creazioni.
È un lavoro collettivo in cui emerge l’unicità di ciascuno, ma che solo attraverso la fusione di ogni singolo contributo riesce a esprimere la vera bellezza.
L’esposizione delle opere negli spazi comuni della RSA non solo li rende più accoglienti, ma permette a familiari e professionisti della cura di vedere i talenti che molti anziani possiedono, aiutandoli a riscoprire la persona oltre la malattia.
“È fondamentale realizzare attività che restituiscano dignità alle persone anziane, troppo spesso trattate come bambini, sia nel linguaggio che nella relazione”, mi dice Margherita.
Il ciclo della vita: lezioni dalla natura
Le attività all’aperto spaziano dalla scelta delle piante alla semina, dalla ricerca su libri dedicati alla semplice contemplazione.
Il rapporto con le piante che germogliano, crescono, resistono e fioriscono aiuta ad affrontare il cambiamento, permettendo di spostare l’attenzione dal sé all’altro. La cura degli esseri viventi distoglie dal dolore, rigenera la mente e aiuta a focalizzarsi sulla vita.
È un’attività che facilita il passaggio dall’”essere curati” al diventare “curanti“, al sentirsi responsabili, recuperando una visione positiva di sé.
L’orticoltura terapeutica ci insegna che la diversità è un valore da custodire e che in natura anche gli scarti hanno un valore. Le piante non giudicano, sono inoffensive, hanno una vita propria, ma rispondono alle cure che ricevono indipendentemente da chi gliele sta offrendo, restituendo bellezza, riducendo lo stigma e generando incredibili effetti terapeutici.
Riscoprire la semplicità: un invito alla riflessione
In un mondo dove la diversità è spesso vista con sospetto, dove il giudizio è sempre dietro l’angolo, dovremmo tutti riscoprire il rispetto per la vita e la bellezza della semplicità che la natura ci offre.
Riconnetterci con essa significa riscoprire anche noi stessi e gli altri, accogliendo il valore di ogni singola esistenza.
Bibilografia
- American Horticultural Therapy Association (AHTA)
- The Profession and Practice of Horticultural Therapy – Haller, R., Kennedy, K. & Capra, C. CRC Press.
- Giardino & Ortoterapia – Pia Pera, Edizioni Salani.
- Il giardino che accoglie. Manuale di Orticoltura Terapeutica – Costantina Righetto, Editore El Squero.
- Il giardino che cura – Cristina Borghi, Salute e Natura.
Se ti interessa il tema dei benefici che la natura può portare in RSA, ti suggeriamo anche quest’articolo di Barbara Picchio
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- Il ciclo della vita: lezioni dalla natura
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- Bibilografia
L’orticoltura terapeutica non è semplice giardinaggio ed è molto più di un’attività con la quale far passare il tempo alle persone anziane.
In quest’articolo, la narratrice di Cura Barbara Picchio ha intervistato Margherita Volpini, ortoterapeuta profondamente appassionata del proprio lavoro, per raccontarci metodo e benefici di una pratica che ha il potere di valorizzare l’unicità di ogni persona coinvolta.
“La natura non è un posto da visitare. È casa nostra.”
Gary Snyder
Il seme: da una passione alla professione
Il viaggio di Margherita Volpini nel mondo della Cura inizia in un’estate lontana quando, a soli sedici anni, sceglie di trascorrere il periodo estivo in una RSA.
Lì, tra volti segnati dal tempo e memorie sbiadite dall’Alzheimer, scopre la bellezza nascosta nella fragilità umana. Quell’esperienza diventa il seme di una passione che la conduce a studiare Scienze dell’Educazione e a specializzarsi come ortoterapeuta.
Margherita lavora in diversi contesti di vulnerabilità, dalle RSA all’oncologia pediatrica, creando percorsi che riconnettono le persone alla natura e riscoprono il valore intrinseco di ciascuno.
Orticoltura terapeutica: la scienza oltre il giardinaggio
Spesso proporre progetti di orticoltura terapeutica significa sfidare l’idea che si tratti solo di giardinaggio.
Come sottolinea l’American Horticultural Therapy Association, “l’orticoltura terapeutica è una pratica riabilitativa che prevede il coinvolgimento della persona in attività di orticoltura, con il fine di raggiungere obiettivi specifici e documentati, nel contesto di un piano terapeutico”.
L’ortoterapeuta è dunque un professionista che utilizza la natura come strumento per migliorare la qualità di vita della persona, che diventa così un ponte tra la persona e la natura, grazie a un lungo percorso di studi che permette di acquisire le competenze necessarie.
Pratica e benefici dell’orticoltura terapeutica
Per realizzare attività efficaci, l’ortoterapeuta inizia dall’osservazione, raccogliendo informazioni sulle capacità fisiche, cognitive e relazionali dei partecipanti. Questo permette di costruire progetti su misura con obiettivi personalizzati.
Per alcune persone, per esempio, il lavoro si concentra sulla riabilitazione fisica, mentre per altre sul miglioramento delle relazioni.
L’ortoterapeuta deve adattarsi ai cambiamenti e alle emozioni espresse dagli anziani durante il percorso.
L’osservazione costante e la redazione di un diario fotografico permettono di verificare l’evoluzione del percorso, rimodulando le attività per massimizzare i benefici cognitivi, fisici, relazionali, emotivi, psicologici e spirituali che l’orticoltura terapeutica porta con sé.
Orticoltura terapeutica e lavoro di squadra
Il coinvolgimento dell’équipe di cura amplifica l’efficacia del progetto.
Un fisioterapista può essere di supporto nella realizzazione di strumenti personalizzati, come l’adattamento di una paletta con l’uso della parte superiore di una stampella, facilitando il lavoro con la terra.
Non è la persona che deve adattarsi agli strumenti, ma viceversa. Attrezzi e materiali vengono modificati in base alle esigenze individuali, affinché ogni partecipante possa lavorare in sicurezza e comfort.
La collaborazione multidisciplinare è cruciale anche nella progettazione degli spazi. Alla Fondazione San Germano di Varzi (PV), per esempio, il giardino terapeutico è stato il frutto di un lavoro condiviso tra varie figure professionali, con l’obiettivo di facilitare la fruizione degli spazi verdi da persone esterne alla struttura, favorendo scambi intergenerazionali e avvicinando i cittadini al mondo della vecchiaia.
Ricordi che fioriscono e radici familiari
Ascoltando Margherita, mi commuovo quando mi racconta del signor G. che, partecipando a un’attività di ortoterapia, ha ritrovato il desiderio di condividere con gli altri una parte della sua vita, proprio mentre sgranava un grande pezzo di terra. La ripetizione di gesti che gli ricordavano del suo passato, ovvero di quando mondava il riso, lo ha portato ad offrire al gruppo un pezzo di sé: un dono che solo la natura con la sua silenziosa presenza può restituire.
D’altra parte, anche il percorso di Margherita Volpini è influenzato dalle sue radici contadine: cresciuta tra giardini e boschi ha sviluppato un legame profondo con la natura che la accompagna ancora oggi, sia nel lavoro quotidiano sia nelle formazioni per educatori e operatori.
La sua passione è quella di far scoprire il potere terapeutico degli spazi verdi, proprio come lo ha appreso dalla sua famiglia, dove l’amore per la natura e la cura delle persone sono sempre stati valori fondamentali.
L’orticoltura terapeutica è più di un’attività
Da anni Margherita porta avanti con entusiasmo attività di orticoltura terapeutica anche al Centro Mater Dei Opera Don Orione di Tortona (AL).
Il progetto in questo caso coinvolge un gruppo di quindici anziani e si sviluppa durante tutto l’anno, alternando attività indoor e outdoor.
L’orticoltura terapeutica non è solo un’attività pratica: è un vero e proprio percorso di cura che pone la persona al centro, stimolandone la creatività e permettendole di riscoprire il legame profondo con la natura.
Fiori d’inverno: creatività e memoria
In questi mesi invernali, invece, gli anziani si sono dedicati all’abbellimento della struttura, realizzando con bacche e fiori secchi quadri meravigliosi che ora decorano gli spazi comuni della RSA.
La rosa canina, utilizzata in alcune composizioni, ha risvegliato in molti ricordi preziosi: chi la usava per fare decotti, chi per creare collane quando non c’erano soldi per comprarle. Questi racconti, condivisi durante gli incontri di orticoltura terapeutica, hanno favorito la socializzazione tra anziani che, pur vivendo nella stessa casa, a volte faticano a interagire tra loro.
La relazione e la condivisione sono solo alcuni degli obiettivi che l’orticoltura terapeutica si propone di raggiungere.
L'unicità di ciascuno nell'opera d'insieme

Attività che restituiscono dignità alle persone anziane
Nell’orticoltura terapeutica, le piante giocano un ruolo centrale, ma c’è anche spazio per una serie di attività creative che donano agli anziani un senso di scopo e gratificazione nel vedere i risultati delle loro creazioni.
È un lavoro collettivo in cui emerge l’unicità di ciascuno, ma che solo attraverso la fusione di ogni singolo contributo riesce a esprimere la vera bellezza.
L’esposizione delle opere negli spazi comuni della RSA non solo li rende più accoglienti, ma permette a familiari e professionisti della cura di vedere i talenti che molti anziani possiedono, aiutandoli a riscoprire la persona oltre la malattia.
“È fondamentale realizzare attività che restituiscano dignità alle persone anziane, troppo spesso trattate come bambini, sia nel linguaggio che nella relazione”, mi dice Margherita.
Il ciclo della vita: lezioni dalla natura
Le attività all’aperto spaziano dalla scelta delle piante alla semina, dalla ricerca su libri dedicati alla semplice contemplazione.
Il rapporto con le piante che germogliano, crescono, resistono e fioriscono aiuta ad affrontare il cambiamento, permettendo di spostare l’attenzione dal sé all’altro. La cura degli esseri viventi distoglie dal dolore, rigenera la mente e aiuta a focalizzarsi sulla vita.
È un’attività che facilita il passaggio dall’”essere curati” al diventare “curanti“, al sentirsi responsabili, recuperando una visione positiva di sé.
L’orticoltura terapeutica ci insegna che la diversità è un valore da custodire e che in natura anche gli scarti hanno un valore. Le piante non giudicano, sono inoffensive, hanno una vita propria, ma rispondono alle cure che ricevono indipendentemente da chi gliele sta offrendo, restituendo bellezza, riducendo lo stigma e generando incredibili effetti terapeutici.
Riscoprire la semplicità: un invito alla riflessione
In un mondo dove la diversità è spesso vista con sospetto, dove il giudizio è sempre dietro l’angolo, dovremmo tutti riscoprire il rispetto per la vita e la bellezza della semplicità che la natura ci offre.
Riconnetterci con essa significa riscoprire anche noi stessi e gli altri, accogliendo il valore di ogni singola esistenza.
Bibilografia
- American Horticultural Therapy Association (AHTA)
- The Profession and Practice of Horticultural Therapy – Haller, R., Kennedy, K. & Capra, C. CRC Press.
- Giardino & Ortoterapia – Pia Pera, Edizioni Salani.
- Il giardino che accoglie. Manuale di Orticoltura Terapeutica – Costantina Righetto, Editore El Squero.
- Il giardino che cura – Cristina Borghi, Salute e Natura.
Se ti interessa il tema dei benefici che la natura può portare in RSA, ti suggeriamo anche quest’articolo di Barbara Picchio