Un ambiente lavorativo positivo, stimolante e confortevole genera, soprattutto nei contesti di tipo sociosanitario, un miglioramento del benessere e dello stato di salute psicofisica degli operatori, incrementando la qualità delle prestazioni.


Di Gianluca Darvo (Architetto e AD), Virgina Serrani (Architetto), e Giulia Cupelli (Architetto e PM) di Darvo Serrani Project.


Riconoscere la relazione tra ambiente lavorativo e benessere significa sostenere e promuovere il benessere organizzativo, anche attraverso la corretta progettazione delle caratteristiche dell’ambiente fisico. È una azione di tutela e di cura che produce effetti positivi a cascata. Per garantire la miglior qualità possibile di vita degli anziani è infatti importante prendersi cura di coloro che se ne prendono cura.

Quando l’ambiente lavorativo è anche un ambiente di cura

Prestare attenzione alle esigenze – espresse e inespresse – degli operatori è fondamentale per creare e mantenere un ambiente di cura (ovvero un ambiente lavorativo) efficiente, soddisfacente e ad alte prestazioni. Alcune caratteristiche dello spazio, se non correttamente progettato, possono infatti limitare l’efficacia delle prestazioni assistenziali, incrementare il livello di stress e il bunout del personale sanitario. Quando l’ambiente rappresenta un ostacolo nell’interazione con l’anziano, compromette la sua qualità di vita e – talvolta – anche le sue condizioni di salute.

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La salute organizzativa di un servizio

Il contenimento dei livelli di stress e il burnout del personale sanitario è un obiettivo chiave della salute organizzativa di un servizio. Elevati livelli di turnover hanno un impatto dirompente sia sul benessere degli anziani – che continuamente perdono i propri punti di rifermento – sia sulla continuità e la qualità del servizio – con operatori continuamente “in formazione”. Sia, infine, sotto il profilo della sostenibilità economica. Stress, logoramento psico-fisico e burnout erano un problema diffuso già molto prima della pandemia COVID-19: l’emergenza ha reso solo più evidenti necessità, carenze e criticità del settore sanitario e sottolineato il ruolo chiave degli operatori come motore dell’intero sistema, il cui stato di salute è direttamente correlato a quello delle persone che lo muovono, al loro benessere, alla loro soddisfazione e alla loro motivazione.

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Evidence Based Design: cosa è merso negli studi di settore

Esiste un’ampia letteratura di tipo internazionale che indaga la correlazione tra caratteristiche ambientali e benessere lavorativo degli operatori. Le ricerche in ambito Evidence Based Design (EBD) dimostrano quali caratteristiche spaziali e ambientali possano impattare positivamente non solo sul benessere fisico, ma anche e soprattutto su quello mentale, psico-emotivo, percettivo e occupazionale dello staff.

Lesson learned: cosa incide positivamente sul benessere dello staff?

Nonostante la ricerca a livello internazionale sia continuamente aggiornata da nuovi studi e indagini, esistono alcuni elementi di correlazione ambiente/staff la cui efficacia è consolidata.

Esigenze di visibilità: layout aperto e multifunzionale

Il primo aspetto riguarda la capacità dello spazio di supportare le esigenze di visibilità e supervisione dei residenti da parte degli operatori. È ormai ampiamente condiviso che layout distributivi di tipo tradizionale, organizzati con spazi affacciati lungo i corridoi, rappresentino un problema in termini di gestione e interazione con gli anziani da parte dello staff, soprattutto in presenza di un rapporto operatore/residente molto ridotto.

Al contrario, un layout di tipo aperto (con spazi multifunzionali organizzati in sottozone con postazioni di lavoro centrali e integrate nei sistemi di arredo) consente la relazione visiva diretta tra le varie zone, con notevoli benefici in termini di sicurezza ed efficienza da parte dello staff. Configurazioni di tipo open space (con connessioni fisiche e visive tra gli spazi di vita degli anziani) consentono all’operatore di ridurre al minimo gli spostamenti, potenziare le interazioni con gli ospiti in relazione alla prossimità fisica del suo spazio di lavoro, supervisionare in sicurezza e in maniera discreta le zone comuni. anche durante le attività amministrative e i passaggi di consegne.

Differenziazione degli spazi di lavoro (tra cui zone relax)

D’altro canto, non tutte le attività dello staff possono essere svolte all’interno degli spazi comuni. Per questo è necessario che vengano previsti spazi di lavoro differenziati rispetto a esigenze diverse: se da una parte le esigenze di visibilità richiedono aree di lavoro integrate agli spazi di vita degli ospiti, dall’altra, le esigenze di concentrazione, privacy, discrezione o, all’opposto di disimpegno mentale, necessitano la presenza di spazi dedicati per lo staff in posizioni riservate.

Le attività di colloquio con i caregiver, di preparazione di farmaci e medicazioni, di briefing e aggiornamento devono essere svolte in ambienti nei quali sia garantita non solo la privacy visiva, ma anche quella uditiva, per il massimo rispetto delle comunicazioni e delle persone. Inoltre, la configurazione di questi spazi dovrebbe garantire le massime condizioni di concentrazione e privacy in termini di illuminazione (presenza di luce naturale, assenza di abbagliamento, possibilità di regolare l’intensità luminosa rispetto alle diverse attività), comfort acustico (elementi fonoassorbenti e per il controllo del riverbero), termico, olfattivo (profumi e fragranze) e visivo (affacci piacevoli sull’esterno, quadri, bacheche di lavoro), dotazioni di tipo fisico e digitale (riconfigurabilità degli spazi per colloqui/briefing/attività a scrivania, possibilità di connessioni in remoto, dispositivi per la condivisione di immagini e materiale).

A margine degli spazi per il lavoro dello staff, sarebbe opportuno prevederne alcuni per lo staff in quanto persona: caffetterie e zona ristoro, palestra e zone fitness, spazi per attività individuali (yoga, meditazione), per il supporto psicologico, per attività di formazione e auto-formazione, spazi personalizzabili per i propri effetti personali (qualcosa di più e di diverso dagli spogliatoi).

Per ovviare alla carenza di spazi a disposizione, che spesso rappresenta una delle principali problematiche delle strutture socio-sanitarie, possono essere concepiti spazi multifunzionali, le cui caratteristiche e dotazioni consentono utilizzi differenziati nell’arco delle giornate. La presenza di questi spazi a corredo delle attività operative non è ridondante: dare la possibilità al personale di avere momenti di relax, spazi e momenti di individualità e di benessere personale, oltre a incidere positivamente sul controllo dei livelli di stress, contribuisce ad aumentare i livelli di soddisfazione, di appartenenza, di familiarità nei confronti di uno specifico ambiente lavorativo, con ricadute sulla qualità ed efficienza del servizio erogato.

Spazi capaci di produrre benessere emotivo

Così come nella progettazione dello spazio di vita dei residenti viene prestata molta attenzione ai fattori che determinano le massime condizioni di benessere, allo stesso modo questo approccio deve essere adottato anche nella concezione degli spazi per personale, che dovranno essere caratterizzati da elementi capaci di produrre benessere e stati emotivi positivi. Le caratteristiche ambientali sono i primi fattori che influiscono sul benessere degli operatori: condizioni di illuminazione, caratteristiche visive degli ambienti e dello spazio esterno (come è quello vedo?), rumore (cosa ascolto? riesco ad ascoltare?), temperatura e comfort termoigrometrico (cosa sento? cosa percepisco?), benessere olfattivo (che odore c’è?).

A titolo di esempio, numerosi studi scientifici correlano la presenza di luce naturale e la possibilità di usufruire di affacci diretti e viste verso l’esterno con il miglioramento dell’umore, l’efficienza lavorativa, la capacità di concentrazione, la riduzione degli errori e l’aumento dei livelli generali di soddisfazione.

Un maggiore apporto di luce naturale, inoltre, favorendo la percezione dello scorrere del tempo, contribuisce a migliorare i processi fisiologici dell’individuo durante tutto l’arco della giornata. Anche l’uso del colore, le condizioni cromatiche in generale e la loro percezione in relazione alla variazione delle condizioni di illuminazione, hanno importanti effetti sullo stato fisiologico e psicologico degli utenti, favorendone la capacità di concentrazione.

Esiste un termine inglese che riassume il concetto di “star bene in un luogo”. Il termine ambience viene definito come “the mood or feeling of a particular place” (Merriam-Webster’s Learner’s Dictionary) e racchiude in sé tutti gli stati emotivi e le percezioni che producono quel tipo di benessere che deriva da un luogo nel quale ciascuno di noi sta bene, si trova a suo agio, si sente accolto e supportato: questo deve essere l’obiettivo sotteso a ciascuna scelta di carattere ambientale che riguarda anche lo spazio di lavoro degli operatori.

A partire dagli aspetti ambientali, la cui corretta progettazione costituisce la base per ciascuno spazio, possono essere inseriti alcuni componenti con potenzialità ristorative, come arti visive, suoni, musica, stimoli olfattivi, quali elementi di arricchimento ambientale. La loro efficacia è dimostrata da alcune ricerche che ne documentano i benefici in termini di riduzione della sensazione di fatica da parte dello staff, di miglioramento del benessere psico-fisico e di percezione dell’efficienza del servizio da parte dei caregiver.

Dar casa al tempo fragile, Editrice Dapero

DAR CASA AL TEMPO FRAGILE

«Solo quando cominci a immaginare, insieme agli altri, qualcosa di nuovo, stai cominciando a realizzarlo»

La fragilità riguarda tutte e tutti, e il compito della società e delle istituzioni è di averne cura nel modo migliore garantendo benessere, qualità e dignità nell’accudimento dell’Altro, riflesso in noi stessi. Una storia di eccellenza, e una guida pratica.

Disponibile su Editrice Dapero

 

Uno sguardo al futuro: come cambierà il lavoro degli operatori?

Il mondo delle RSA sta cambiando e, con esso, si stanno trasformando la natura dell’assistenza, le modalità di cura delle persone, il lavoro e il ruolo dello staff sanitario. Tra tutti gli elementi che potranno rappresentare la chiave del cambiamento, tre modificheranno in maniera dirompente anche gli spazi di lavoro: la digitalizzazione, la multiculturalità e la progettazione biofilica.

Sanità digitale

Lo sviluppo della sanità digitale giocherà un ruolo fondamentale non solo per migliorare l’esperienza degli utenti, ma anche per ottimizzare processi ed efficienza del personale sanitario. La possibilità di disporre e usufruire di dispositivi informatici da una parte per l’elaborazione, digitalizzazione e gestione delle informazioni cliniche e, dall’altra, per la tracciabilità e il monitoraggio di forniture, consumi di materiale e presidi, rappresenterà un vantaggio in termini di sicurezza, rischio clinico e aumenterà notevolmente il benessere lavorativo dello staff. Inoltre, la possibilità di disporre di dispositivi informatici per le attività di tele-consulto per casi clinici di particolare complessità, consentirà allo staff di lavorare in maniera più dinamica, permettendo scambi e condivisione di idee in remoto e con altre strutture. Questo aspetto, non solo consentirà una gestione più efficiente, ma faciliterà e alleggerirà il carico di lavoro del personale, migliorandone benessere, motivazione e soddisfazione lavorativa.

Multiculturalità

L’attenzione e la cura della multiculturalità non solo verso gli ospiti ma anche e soprattutto del personale sanitario trasformerà spazi di lavoro e abitudini, innescando nuove dinamiche lavorative e interpersonali; il crescente numero di membri dello staff sanitario provenienti da altri Paesi, portatori di specificità culturali, rende necessario favorire la loro integrazione lavorativa con spazi adeguatamente pensati per essere flessibili ad accogliere attività e modi di uso diversi da quelli a cui siamo abituati.

Progettazione biofilica

Un ulteriore elemento di particolare rilevanza sarà l’integrazione della progettazione biofilica negli ambienti, frontiera green che trasformerà gli spazi comuni e quelli di lavoro attraverso l’introduzione di elementi naturali all’interno degli ambienti costruiti. Non più quindi la relazione tra interno ed esterno e la possibilità di fruire della natura, ma la natura all’interno degli edifici, che si integra in maniera simbiotica con le persone: luce naturale, acqua, vegetazione, materiali naturali come il legno, forme organiche che avvolgono e integrano, con l’obiettivo di restituire una generale sensazione di appagamento a chi abita gli spazi.

Un caso studio

Riportiamo di seguito un esempio di progettazione degli spazi di una struttura secondo i principi dell’Evidence Based Design.

Il progetto ha previsto la realizzazione di uno spazio di accoglienza e di lavoro, che integra e riassume molti degli aspetti che, a vario titolo, concorrono a produrre un ambiente capace di prendersi cura delle persone e – in particolare – dello staff. Visibilità e riservatezza delle comunicazioni sono state ottenute grazie al bilanciamento delle forme delle postazioni di lavoro, e grazie a elementi schermanti leggeri. Le zone di socialità sono state intervallate a zone di maggior privacy. Sono stati resi disponibili spazi per il disimpegno mentale e lo svago. La luce naturale, l’acqua e la natura entrano all’interno dello spazio e lo connettono con l’esterno. La scelta dei colori, dei materiali e delle forme ha avuto come obiettivo quello di renderli un elemento di supporto all’orientamento, e per rendere agevole e intuitiva l’identificazione dello spazio.

Al termine dei lavori la struttura può contare su uno spazio non convenzionale, accogliente, aperto e interconnesso, fatto di luce, legno, forme organiche, vegetazione, richiamo alle forme naturali, studiato per supportare allo stesso tempo le esigenze espresse e latenti dello staff e di tutti i fruitori.

Il caso studio riportato si riferisce a un progetto di Darvo Serrani Project.