Di Christian Parone, presidente nazionale AITO.
In questo articolo parliamo della figura del terapista occupazionale. La terapia occupazionale, e l’intervento di questa figura professionale, si rivolge non solo all’anziano non autosufficiente, ma anche al caregiver. Diventa dunque importante favorire la presenza del terapista occupazionale in RSA di per rispondere in maniera sempre più completa alle esigenze degli anziani.
L’invecchiamento della popolazione e la necessità di risposte adeguate
Il progressivo invecchiamento della popolazione è ormai noto a tutti, esperti e non. In particolare, negli ultimi 50 anni, l’invecchiamento della popolazione italiana è stato uno dei più rapidi tra i paesi maggiormente sviluppati e si stima che nel 2050 la quota di ultra65enni ammonterà al 35,9% della popolazione totale, con un’attesa di vita media pari a 82,5 anni (United Nations – World population ageing 1950-2050).
Parallelamente all’aumentata aspettativa di vita, si è verificata una transizione epidemiologica nella patologia emergente: da una situazione in cui erano prevalenti le malattie infettive e carenziali, si è passati a una preponderanza di quelle cronico degenerative. L’invecchiamento, infatti, è il principale fattore di rischio per le malattie neurodegenerative e la demenza di tipo Alzheimer. Il World Alzheimer Report 2017 ha stimato oltre 9,9 milioni di nuovi casi ogni anno nel mondo (un nuovo caso ogni 3,2 secondi), queste stime sono quasi il 30% più alte del numero annuale di nuovi casi stimati nel rapporto OMS/ADI (World Health Organization e Alzheimer’s Disease International) del 2012.
Quindi, se da un lato l’aumento della longevità rappresenta una grande conquista, in quanto testimonia il crescente miglioramento delle condizioni di vita e i progressi della medicina, dall’altro potrebbe trasformarsi in una minaccia per l’immediato futuro, nel caso in cui non fosse controbilanciato da una rinnovata capacità di programmazione di opportuni, sistematici e urgenti interventi di politica sanitaria che investano la ricerca, l’assistenza e il benessere degli anziani, tenendo in considerazione l’evoluzione del concetto stesso di invecchiamento (Population ageing: opportunity or challenge?- ISS 2012).
L’importanza della Terapia occupazionale, affinché la persona anziana «viva, non esista»
Alla luce di questo, importante è il contributo che può dare la Terapia Occupazionale. I terapisti occupazionali, professionisti sanitari della riabilitazione afferenti all’Ordine TSRM PSTRP, sono gli esperti dell’occupazione umana declinata nelle sue più svariate attività (cura del sé, lavoro, tempo libero, ecc). L’occupazione è un’attività che deve avere un significato importante per la persona che la esegue o che partecipa alla sua esecuzione. Quando le funzioni motorie e/o cognitive si perdono, l’ambiente diventa ostile, l’equilibrio occupazionale risulta estremamente precario e la partecipazione alle scelte e alla vita sociale si riduce.
L’intervento del Terapista Occupazionale, nell’anziano non autosufficiente si rivolge sia alla persona sia al suo caregiver. La forza dell’intervento di terapia occupazionale sta nel far combaciare le esigenze di entrambi, nell’accompagnare l’anziano a svolgere attività significative, incentivando il suo senso di autostima e di efficacia individuale, e il senso di competenza del caregiver. Più la persona è fragile, più è alta la sua complessità. Compito del terapista occupazionale è assicurarsi la maggior partecipazione possibile alle attività quotidiane, attività scelte, di modo che la persona «viva, non esista», la condivisione degli obiettivi con l’anziano, quando possibile, o con la persona di riferimento è il fulcro centrale del percorso.
L’intervento del Terapista Occupazionale
La riabilitazione offerta dal Terapista Occupazionale, indicata nel Piano Nazionale delle Demenze in un contesto di multi-professionalità, inizierà con la valutazione dei bisogni della persona relativi all’autonomia nelle attività quotidiane (alimentarsi, vestirsi, lavarsi, ecc.), alle funzioni cognitive (memoria, attenzione, ecc.), all’aspetto comportamentale (depressione, ansia), all’ambiente (necessità di adattamenti, ausili, ecc.), e i bisogni del caregiver. Il Terapista Occupazionale nel suo intervento:
- raccoglie la storia di vita della persona, i suoi interessi, i suoi valori, esamina il suo ruolo nella famiglia e nella comunità, di modo da mantenerlo il più a lungo possibile;
- suggerisce attività significative per la persona, che forniscano motivazione e soddisfazione;
- suggerisce ai caregiver modalità per ridurre il carico assistenziale;
- implementa la comunicazione persona/famiglia/ambiente;
- suggerisce e addestra all’uso di strategie o ausili, per favorire l’autonomia nella vita di tutti i giorni;
- formula strategie per contenere i comportamenti problematici;
- educa i caregiver a rapportarsi con il familiare/cliente e a non lasciarsi sopraffare dalla situazione;
- propone strategie per compensare i disturbi di memoria e disorientamento;
- propone adattamenti ambientali e organizzazione degli spazi abitativi e non;
- imposta soluzioni che aumentino la sicurezza fisica dell’assistito, analizzando i rischi di caduta, per prevenire ma anche per riprendere le attività dopo prime cadute.
L’intervento di Terapia Occupazionale può essere svolto, a seconda delle necessità, nei vari setting: strutture riabilitative, strutture residenziali, RSA, case di riposo, ambulatori, centri diurni e domicilio. Importante è il rispetto del paradigma ICF secondo cui l’ambiente, sia esso fisico, cioè costituito da spazi e oggetti, sia esso sociale, costituito quindi da persone, è fondamentale per lo svolgimento di qualunque attività, poiché può presentare ostacoli e barriere o al contrario facilitazioni e incoraggiamenti alla persona che agisce, andandone a influenzare la performance.
Il programma riabilitativo è strettamente personalizzato per le esigenze del singolo utente; letteratura alla mano, sono elencati di seguito i principali programmi con i quali il Terapista Occupazionale può intervenire:
- il programma COTiD-IT (Community Occupational Therapy in Dementia), articolato in 10 sedute, è un intervento psicosociale somministrato da Terapisti Occupazionali, evidence-based, destinato a persone con demenza che vivono a domicilio e ai loro caregivers;
- Il programma di TAP (Tailored Activity Program), nasce in America dagli studi della Prof.ssa Laura Gitlin, mediante un ciclo di 8 sedute, il terapista lavora con i familiari e la persona con demenza per costruire un approccio personalizzato ad ogni caso specifico di modo da favorire la gestione non farmacologica dei disturbi del comportamento;
- Il Metodo Gentlecare, è un metodo di cura rivolto alle persone con demenza, elaborato e promosso dalla terapista occupazionale canadese Moyra Jones, si caratterizza per un approccio protesico alla cura della Persona con Demenza che ha come obiettivo principale il benessere, inteso come miglior livello funzionale possibile in assenza di segni di stress.
Come si può dedurre dai tre programmi presentati, il focus dell’intervento è la persona soggetto delle cure, e con essa le sue attività significative dove la persona desidera investire emozioni e motivazione. È questo il punto di forza che canalizza le energie in direzione di un percorso riabilitativo condiviso ed efficace in qualsiasi ambito di lavoro e che può contribuire a strutturare un ambiente più accogliente.
La pandemia che abbiamo affrontato negli scorsi anni ha accentuato le esigenze riabilitative dell’utenza anziana e ci spinge a ripensare in maniera critica ai percorsi riabilitativi impostati finora. I Terapisti Occupazionali, con le loro modalità operative, possono offrire un contributo decisivo a questo progetto di ristrutturazione: favorirne la presenza nelle RSA, ma anche a domicilio e nei futuri Ospedali di Comunità sicuramente aiuterà a facilitare un processo di prevenzione dei danni secondari dovuti alle patologie degenerative e a migliorare la qualità di vita dell’anziano fragile.
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