Di Luisa Lomazzi

Il modello abitativo e di cure 2030 elaborato dall’associazione mantello Curaviva in Svizzera è considerato il più innovativo e qualificato per rispondere alle esigenze della popolazione anziana, offrendo un ambiente di vita autonomo e personalizzato. Il modello è basato sulla concezione delle strutture residenziali per anziani come aziende di servizi e sul collegamento dei vari servizi per accompagnare l’anziano nelle diverse fasi del processo di invecchiamento. Il MOAC 2030 II prevede l’integrazione di più fornitori di prestazioni che operano assieme tra loro e con il sistema di aiuto informale per garantire un’elevata qualità di vita alle persone bisognose di sostegno.

Come nasce il modello di abitativo e di cura Curaviva

A livello svizzero, il modello abitativo e di cure 2030(1) elaborato dall’associazione mantello Curaviva pare al momento risultare il più innovativo e qualificato a rispondere alla complessità delle esigenze della popolazione anziana, dando risposte che tengono conto delle dinamiche sociali complessive, delle esigenze degli operatori e della tenuta del sistema a livello finanziario.

Il breve excursus storico che apre la presentazione del modello, ripropone la cronistoria dell’evoluzione degli istituti per anziani e dei relativi modelli di cura, che ben raffigura l’evoluzione dello sguardo della società, in particolare di quella di cultura tedesca, sul tema della presa in carico della popolazione anziana fragile: dai “ricoveri per vecchi” in cui gli “ospiti” erano alloggiati in camere fino a 8 letti, al modello ospedaliero centrato sulle cure come riferimento per i “pazienti”, al concetto dell’”abitare” che si affianca alla cura a partire dagli anni ’80 in cui cure e assistenza si rifanno al modello del riconoscimento e della valorizzazione delle risorse e competenze residue delle persone, per giungere alla fine del’900 al concetto di “Comunità d’abitazione”(2) in cui ciascun “residente” ha la sua camera, lo spazio comune soggiorno-cucina assume centralità e si vive secondo il principio della “normale quotidianità”. L’assistenza e l’accompagnamento sono al centro dell’attenzione e si attribuisce nel tempo una crescente importanza ai concetti di individualità, autonomia e autodeterminazione delle persone anziane non più autosufficienti. È a partire dagli anni 2000 che assume centralità il concetto di qualità di vita individuale supportato dai principi di libertà di scelta del luogo in cui vivere, promozione dell’autonomia e dell’autodeterminazione che si integrano e declinano anche nella modalità di erogazione delle cure e dell’assistenza ed è a quest’ultima visione che si rifà il modello Curaviva 2030.

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Nel modello abitativo e delle cure 2030 (MOAC 2030 I) le strutture residenziali per anziani sono concepite come aziende di servizi (simili al modello dei Zorgcentra olandesi) di modo da consentire agli anziani non più autosufficienti di vivere in modo autonomo in un ambiente di loro scelta. La struttura è orientata al contesto sociale, al concetto di vita di quartiere che permetta di mantenere i propri riferimenti o di “riprodurli” per gli anziani affetti da demenza. Essenziale risulta il collegamento dei vari servizi in modo che possano accompagnare l’anziano nelle varie fasi del processo di invecchiamento e modulare, di conseguenza, le prestazioni necessarie in funzione dell’evoluzione dei suoi bisogni, tenendo in considerazione anche le crescenti richieste di autodeterminazione e di autonomia delle persone anziane. Nella visione del modello Curaviva, le istituzioni per persone anziane avranno una dimensione più globale, integrata tanto nel tessuto sociale, quanto nella modalità di offerta di servizi e prestazioni differenziate, riguardando i seguenti ambiti:

  • cure, assistenza e aiuto domestico nelle abitazioni private con un accompagnamento secondo i bisogni e i desideri personali;
  • cure, assistenza e aiuto domestico negli appartamenti a misura di anziano a diversi livelli di protezione;
  • offerte specializzate di assistenza e cure (per esempio, demenza, cure palliative, gerontopsichiatria, ecc.);
  • struttura socio-sanitaria classica trasformata in centro sanitario rispettivamente in centro di quartiere nel contesto di vita abituale della persona anziana: il quartiere frequenta la struttura ed essa partecipa alla vita di quartiere.

Elementi e offerte di prestazioni previste nel modello abitativo e delle cure 2030 I.

Il modello Curaviva 1

L’esperienza presso il Centro Lindenhof

Una visita effettuata a ottobre 2018 presso il Centro Lindenhof di Oftringen nel canton Aargau (Argovia) ha consentito di entrare in contatto con l’applicazione pratica del modello.

Nel 2018 l’RSA del Lindenhof (Centro sanitario) disponeva di 78 camere singole e 5 a 2 letti, di cui 10 letti per soggiorni brevi (soggiorni temporanei, di sollievo, ecc.). All’interno della struttura erano presenti:

  • oltre al personale addetto alle cure e all’assistenza erano presenti fisioterapisti, massoterapisti, ergoterapisti, specialisti in attivazione, animatori, dietologo/nutrizionista, podologo, dentista (con studio dentistico interno alla struttura), oculista e otorino, per un totale di 211 collaboratori, oltre ad un gruppo di 36 volontari;
  • servizi à la carte (ristorante, parrucchiere, ecc.)
  • un servizio di assistenza e cure a domicilio attivo 24h per gli appartamenti protetti e le abitazioni private, disponibile anche per i comuni limitrofi;
  • servizi di traporto (comprese minicar a due posti elettriche a disposizione di tutti gli utenti su prenotazione)

L’offerta di cure specialistiche copriva l’area demenze, cure palliative e psichiatria.

Del Centro Lindenhof fanno parte anche 33 alloggi a misura di anziano (abitare 80+ in appartamento) ubicati nel quartiere e vengono erogate prestazioni (assistenza e cure a domicilio, pasti, servizio di lavanderia, pulizie, giardinaggio, chiamate di emergenza 24h, servizio di portineria, ecc.)  a 258 anziani residenti in abitazioni private.

Aperto al quartiere un impianto Kneipp, un orto, un parco e un centro fitness, un caffè-ristorante, un servizio catering e un centro convegni con locali per seminari.

L’evoluzione del modello ha portato nel 2020 alla definizione del MOAC 2030 II (3) basato sull’integrazione di più fornitori di prestazioni che operano assieme tra loro (coordinamento, cooperazione, valorizzazione dell’interprofessionalità) e con il sistema di aiuto informale (famigliari, vicini di casa, amici, volontari, associazioni, ecc.) con l’obiettivo di contribuire a un’elevata qualità di vita di tutte le persone bisognose di sostegno, fino alla fine della loro vita. I collaboratori dei fornitori di prestazioni e le diverse persone di riferimento sono una parte integrante essenziale del cosiddetto spazio sociale e assieme formano una comunità assistenziale.

Il modello Curaviva 2

Una prima interessante valutazione(4) dei fattori di successo e delle difficoltà riscontrate nell’implementazione di prestazioni abitative e di cure integrate orientate allo spazio sociale è stata effettuata in quattro realtà, tra cui la Fondazione Lindenhof e la Fondazione Parco San Rocco a Morbio Inferiore in Canton Ticino(5), mediante un’analisi documentale, la somministrazione di un questionario online e l’effettuazione di interviste semi strutturate a dirigenti e utenti delle organizzazioni. Tra i principali fattori di successo risultano uno spirito innovativo accompagnato da una mentalità imprenditoriale,  la consuetudine all’approccio centrato sulla persona, alla personalizzazione degli interventi, alla promozione dell’autodeterminazione e dell’autonomia delle persone, ecc., il senso di appartenenza alla comunità (coinvolgimento/partecipazione di familiari, persone di riferimento, volontari, associazioni, scuole, ecc., apertura e integrazione dell’organizzazione nel contesto locale), struttura organizzativa orizzontale, management dinamico, processi decisionali interdisciplinari basati sulla collegialità, centralità delle relazioni umane, forte senso di appartenenza all’organizzazione, coinvolgimento e fidelizzazione dei collaboratori, clima aperto e familiare. Tra le maggiori difficoltà emergono gli oneri e i limiti amministrativi e burocratici, contrattuali, di finanziamento e strutturali accanto alla comune difficoltà di reclutamento di personale qualificato e specializzato nelle cure e nel sociale, alla mancanza di attrattiva del comparto gerontologico-geriatrico e agli stipendi più bassi rispetto al settore ospedaliero.

La RSA che vorrei, F. Iurlaro, Editrice Dapero

La RSA che vorrei

Verso i Centri Servizi alla persona: la proposta dell’associazione RINATA

di Franco Iurlaro

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“Gli autori, numerosi, che hanno collaborato alla realizzazione di questo libro, hanno fatto propria una prospettiva propositiva per uno sguardo verso il futuro, per quello che le nostre strutture possono offrire alle comunità locali negli anni che ci attendono”.

Bibliografia

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