Stefano Landonio, coordinatore degli educatori dell'Istituto La Provvidenza di Busto Arsizio (VA), ci accompagna in una riflessione sulla complessità del lavoro d'équipe in RSA, dove aspetti formali e informali si intrecciano nella quotidianità dei team multidisciplinari.
In quest'articolo curato da Francesca Poletti, coordinatrice di servizi domiciliari della Cooperativa DiVittorio, e Roberta Betti, assistente sociale, compaiono tre figure solo all'apparenza immaginarie: l'operatrice socio-solitaria, il grunco e il coordina-solo. Si tratta di tre esempi umani significativi che ci invitano a riflettere sul delicato equilibrio tra solitudine e lavoro in équipe con cui il coordinatore, in particolare, deve fare i conti quotidianamente.
La narratrice di CURA Barbara Picchio ci fa dono della testimonianza di Valentina Sacchi, direttrice sanitaria in RSA, che ha da sempre percepito la cura come un valore fondamentale nella sua vita. Il suo sguardo va oltre sé stessa e il proprio ruolo, riportando luce sul senso che si può trovare lavorando in RSA, in primis nello scambio relazionale con i residenti, le famiglie e gli altri professionisti della cura.
Il ruolo dell'educatore in RSA è oggi sempre più centrale per rispondere ai bisogni delle persone, dal momento dell'inserimento in struttura fino all'accompagnamento alla morte. Ma come possiamo descrivere questa figura?
Il Paese Ritrovato nasce come villaggio Alzheimer nel 2018, con l’intento di mettere al centro il senso di comunità e di socialità attiva per le persone con demenza. Il modello di cura che lo guida conduce sullo stesso piano la persona con demenza e l’operatore, al quale si richiede quindi un grande impegno in termini emotivi e non solo tecnici. Nell’articolo scopriamo che cosa significa in concreto per i professionisti co-disegnare la Cura insieme ai residenti.
In quest'articolo l'educatrice e pedagogista Francesca Doni prende in esame alcune criticità che in molti casi gli educatori incontrano all'inizio o durante il loro percorso professionale in RSA. Una riflessione che aiuta a diffondere consapevolezza sulla realtà pratica della professione e su alcune lacune ancora presenti a livello di sistema.
Sempre più spesso le persone entrano in RSA in una fase avanzata, quasi alla fine della vita. Ciò comporta la necessità per le organizzazioni di dotarsi di competenze specifiche in tema di accompagnamento. In quest'articolo, la narratrice di CURA Elisa Mencacci, psicologa e tanatologa, raccoglie la testimonianza di una parte dell’équipe della Fondazione Santa Augusta, a Conegliano (TV), da lei “accompagnata” nel riflettere sulle dimensioni della qualità del fine vita e sulla costruzione di un protocollo per “vivere l’ultimo pezzo di strada”.
Ogni anno dal 2016 la Fondazione Casa Industria di Brescia organizza una vacanza al mare per un gruppo di anziani residenti in RSA o che frequentano il Centro Diurno. Si tratta di una settimana lontano dalla routine e dai minutaggi, in cui sono i desideri degli anziani a guidare il lavoro di professionisti e volontari, in un contesto di relazioni autentiche. Si promuove così concretamente un approccio centrato sulla persona, con ricadute positive non solo sulle persone anziane, ma anche sull'équipe, che rientra in struttura motivata e arricchita.
Cosa fa il fisioterapista in RSA? Come possiamo comprendere il suo ruolo in un contesto così particolare? In quest'articolo la fisioterapista Elisa Zucchi chiarisce l'utilità di questa figura, spesso non adeguatamente compresa.
Al Centro Servizi Albertoni Savioli (ASP di Bologna) l'integrazione sociosanitaria si coltiva turno dopo turno, nella teoria e nella pratica, grazie al contributo originale di ogni professionista e a una comunicazione aperta e costante con famigliari e stakeholder.