Per Valeria Giovannini guidare una residenza per anziani è più di un lavoro. Nell’articolo racconta di come e perché abbia scelto di diventare la direttrice dell’APSP Abelardo Collini di Pinzolo.
Amore a prima vista
I passaggi fondamentali, nella mia vita, mi sono sempre stati in qualche misura preannunciati.
Così, quando ho letto che l’APSP Abelardo Collini di Pinzolo stava cercando un direttore, ho visionato il sito internet e già da quel primo approccio mi sono resa conto che quella struttura aveva qualcosa di speciale: mi hanno colpita subito i valori espressi nella presentazione, che ho sentito affini.
Ho voluto portare personalmente la domanda per vedere quali sensazioni avrei avuto.
Davanti alla porta di ingresso, ho sentito una forte scossa lungo la schiena… Non ho visitato la struttura, ma ho intravisto il giardino d’inverno e sono rimasta sorpresa dalla luce, dal legno, dalle persone che si intrattenevano lì chiacchierando insieme e passeggiando.
Oltretutto, qui a Pinzolo, si ha la fortuna di essere circondati da paesaggi meravigliosi, montagne e boschi fitti che si spalancano dalle ampie finestre della struttura e davanti al parco, lungo la ciclabile che costeggia il fiume Sarca.
Come diceva Adriano Olivetti, per poter lavorare bene, occorre farlo in un ambiente esteticamente gradevole: edifici curati, con vetrate e tanta luce.
Ho deciso che mi sarebbe piaciuto tantissimo lavorare lì.
Il passaggio di testimone
Ho incontrato fin da subito il direttore uscente, Silvano Stefani, che mi ha accompagnata nei mesi antecedenti alla mia presa di servizio come direttrice e che mi ha supportata per lungo tempo anche dopo.
Mi sono presto resa conto di quanto amore e cura avesse riposto nella Casa e ciò mi ha colpito moltissimo. Ho trovato in lui una sintonia di pensiero e di progetti da portare avanti.
Il mio desiderio è stato fin dall’inizio quello di proseguire in linea con ciò che lui e la sua squadra avevano creato in trent’anni di attività.
L’intreccio tra motivazione e storia personale
Un elemento che mi ha colpito della struttura è che la prima volta che sono entrata non ho sentito alcun cattivo odore.
Lì ho ripensato all’esperienza che avevo avuto con mio padre che, dopo una serie di problemi di salute, era stato portato in una struttura per la convalescenza.
Ricordo con tristezza infinita due aspetti: l’odore terribile che si percepiva lungo i corridoi e la contenzione.
Un giorno trovai mio padre con un polso legato alla sponda alzata del letto: quando chiesi spiegazioni al personale, mi fu risposto che era agitato e, senza contenzione, si sarebbe strappato la flebo.
Sono stata indotta a credere, quindi, che la contenzione fosse normale.
Di lì a poco, venne assegnato a un’altra struttura, dove non c’erano né odori né contenzione.
E i miei sensi di colpa per non aver compreso subito la gravità della situazione sono oggi lo stimolo a rendere un servizio migliore possibile per il benessere delle persone anziane che incontro quotidianamente nella struttura di Pinzolo.
Un servizio alla comunità
Ho iniziato il mio incarico come direttrice il 6 settembre 2021: un poco alla volta, ho incontrato le persone che lavorano nella struttura, le persone che vivono qui, i nomi, le storie e le famiglie.
Ogni residente ha dei tratti caratteristici, abitudini, perfino dei posticini all’interno della casa, dove si ferma volentieri e dove puoi scommettere di trovarlo.
Mi colpisce la ricchezza di esperienze e di emozioni delle vite di ognuno: superata l’iniziale timidezza, sia mia che loro, vedo la loro gran voglia di raccontare, di parole o anche solo la ricerca di vicinanza e di contatto fisico.
Rivedo nella gestualità dei residenti certi tratti delle persone care della mia vita e del passato: scorgo la dolcezza di mia nonna e la giovialità di mio padre.
Credo che chi decide di lavorare in una casa per anziani, sappia che rende un importante servizio alla comunità.
Un servizio caratterizzato da amore, rispetto, dedizione e pazienza.
Più di un lavoro
Da quando sono Direttrice di una residenza per anziani ho compreso che mi è difficile pensare che il mio sia un lavoro; o meglio: lo consideravo tale all’inizio, ma ora mi viene più naturale definirlo una missione.
E in ciò trovo, ogni giorno, rinnovato il mio entusiasmo.
Il motivo è che ho la possibilità di concretizzare i valori che mi guidano, primo fra tutti l’amore per il prossimo, soprattutto se in situazione di fragilità.
A parer mio chi sceglie di dedicarsi agli anziani deve porsi, come prima domanda, se sia mosso da sentimenti analoghi, se la relazione con l’altro e l’interpretazione del mondo dal punto di vista delle emozioni abbiano un ruolo preponderante nella sua vita.
E in questa direzione è importante che si orienti, in generale, tutto il personale di un centro per anziani: è questa una premessa fondamentale affinché possa essere garantito il benessere dei nostri anziani.
Tali aspetti diventano ancora più preponderanti in un nucleo Alzheimer, dove l’empatia, l’attenzione all’altro e al suo sentire, costituiscono la base indispensabile di una buona relazione di cura.
Sono grata ogni giorno da quando sono a Pinzolo perché il tempo è dilatato, allungato e impreziosito dal rendere ogni istante denso di significato.
Il significato dell’attenzione all’altro e del prendersi cura.
Quest’articolo è tratto dall’introduzione del libro:
Dar casa al tempo fragile. Dall’esperienza di Pinzolo al Metodo per sviluppare un nucleo Alzheimer
Di Letizia Espanoli ed Ennio Ripamonti
PERSONE
Eventi e Cultura

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Amore a prima vista
I passaggi fondamentali, nella mia vita, mi sono sempre stati in qualche misura preannunciati.
Così, quando ho letto che l’APSP Abelardo Collini di Pinzolo stava cercando un direttore, ho visionato il sito internet e già da quel primo approccio mi sono resa conto che quella struttura aveva qualcosa di speciale: mi hanno colpita subito i valori espressi nella presentazione, che ho sentito affini.
Ho voluto portare personalmente la domanda per vedere quali sensazioni avrei avuto.
Davanti alla porta di ingresso, ho sentito una forte scossa lungo la schiena… Non ho visitato la struttura, ma ho intravisto il giardino d’inverno e sono rimasta sorpresa dalla luce, dal legno, dalle persone che si intrattenevano lì chiacchierando insieme e passeggiando.
Oltretutto, qui a Pinzolo, si ha la fortuna di essere circondati da paesaggi meravigliosi, montagne e boschi fitti che si spalancano dalle ampie finestre della struttura e davanti al parco, lungo la ciclabile che costeggia il fiume Sarca.
Come diceva Adriano Olivetti, per poter lavorare bene, occorre farlo in un ambiente esteticamente gradevole: edifici curati, con vetrate e tanta luce.
Ho deciso che mi sarebbe piaciuto tantissimo lavorare lì.
Il passaggio di testimone
Ho incontrato fin da subito il direttore uscente, Silvano Stefani, che mi ha accompagnata nei mesi antecedenti alla mia presa di servizio come direttrice e che mi ha supportata per lungo tempo anche dopo.
Mi sono presto resa conto di quanto amore e cura avesse riposto nella Casa e ciò mi ha colpito moltissimo. Ho trovato in lui una sintonia di pensiero e di progetti da portare avanti.
Il mio desiderio è stato fin dall’inizio quello di proseguire in linea con ciò che lui e la sua squadra avevano creato in trent’anni di attività.
L’intreccio tra motivazione e storia personale
Un elemento che mi ha colpito della struttura è che la prima volta che sono entrata non ho sentito alcun cattivo odore.
Lì ho ripensato all’esperienza che avevo avuto con mio padre che, dopo una serie di problemi di salute, era stato portato in una struttura per la convalescenza.
Ricordo con tristezza infinita due aspetti: l’odore terribile che si percepiva lungo i corridoi e la contenzione.
Un giorno trovai mio padre con un polso legato alla sponda alzata del letto: quando chiesi spiegazioni al personale, mi fu risposto che era agitato e, senza contenzione, si sarebbe strappato la flebo.
Sono stata indotta a credere, quindi, che la contenzione fosse normale.
Di lì a poco, venne assegnato a un’altra struttura, dove non c’erano né odori né contenzione.
E i miei sensi di colpa per non aver compreso subito la gravità della situazione sono oggi lo stimolo a rendere un servizio migliore possibile per il benessere delle persone anziane che incontro quotidianamente nella struttura di Pinzolo.
Un servizio alla comunità
Ho iniziato il mio incarico come direttrice il 6 settembre 2021: un poco alla volta, ho incontrato le persone che lavorano nella struttura, le persone che vivono qui, i nomi, le storie e le famiglie.
Ogni residente ha dei tratti caratteristici, abitudini, perfino dei posticini all’interno della casa, dove si ferma volentieri e dove puoi scommettere di trovarlo.
Mi colpisce la ricchezza di esperienze e di emozioni delle vite di ognuno: superata l’iniziale timidezza, sia mia che loro, vedo la loro gran voglia di raccontare, di parole o anche solo la ricerca di vicinanza e di contatto fisico.
Rivedo nella gestualità dei residenti certi tratti delle persone care della mia vita e del passato: scorgo la dolcezza di mia nonna e la giovialità di mio padre.
Credo che chi decide di lavorare in una casa per anziani, sappia che rende un importante servizio alla comunità.
Un servizio caratterizzato da amore, rispetto, dedizione e pazienza.
Più di un lavoro
Da quando sono Direttrice di una residenza per anziani ho compreso che mi è difficile pensare che il mio sia un lavoro; o meglio: lo consideravo tale all’inizio, ma ora mi viene più naturale definirlo una missione.
E in ciò trovo, ogni giorno, rinnovato il mio entusiasmo.
Il motivo è che ho la possibilità di concretizzare i valori che mi guidano, primo fra tutti l’amore per il prossimo, soprattutto se in situazione di fragilità.
A parer mio chi sceglie di dedicarsi agli anziani deve porsi, come prima domanda, se sia mosso da sentimenti analoghi, se la relazione con l’altro e l’interpretazione del mondo dal punto di vista delle emozioni abbiano un ruolo preponderante nella sua vita.
E in questa direzione è importante che si orienti, in generale, tutto il personale di un centro per anziani: è questa una premessa fondamentale affinché possa essere garantito il benessere dei nostri anziani.
Tali aspetti diventano ancora più preponderanti in un nucleo Alzheimer, dove l’empatia, l’attenzione all’altro e al suo sentire, costituiscono la base indispensabile di una buona relazione di cura.
Sono grata ogni giorno da quando sono a Pinzolo perché il tempo è dilatato, allungato e impreziosito dal rendere ogni istante denso di significato.
Il significato dell’attenzione all’altro e del prendersi cura.
Quest’articolo è tratto dall’introduzione del libro:
Dar casa al tempo fragile. Dall’esperienza di Pinzolo al Metodo per sviluppare un nucleo Alzheimer
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