Ci sono molte azioni quotidiane che tendiamo a dare per scontate, ma che per le persone che vivono oggi in RSA possono essere invece piene di significato.

Fabiana Masi ci restituisce una testimonianza concreta di quella Cura che passa attraverso il “Fare”, accompagnandoci per mano nel senso essenziale della terapia occupazionale in RSA, anche attraverso alcuni esempi di vita quotidiana alla Casa di riposo di S. Vito al Tagliamento.

Breve storia della terapia occupazionale

La Terapia Occupazionale (TO) nasce tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, in un periodo in cui si credeva che la cura di una persona fosse legata principalmente al riposo e all’isolamento.

Tuttavia, alcuni medici ed educatori iniziarono a notare che quando le persone venivano coinvolte in attività semplici come cucire, giardinaggio, lettura e falegnameria, miglioravano sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico.

Queste attività non erano solo un passatempo, ma un’opportunità per sentirsi ancora capaci, utili, vivi.

Un momento cruciale per la TO è stato durante la Prima Guerra Mondiale, quando molti soldati tornavano con ferite fisiche o traumi psicologici.

Iniziarono ad essere proposte attività pratiche per aiutarli a recuperare abilità e un senso di identità.

Da qui nacque il termine “occupational therapy” (terapia attraverso l’occupazione), che rappresentava un approccio riabilitativo basato sull’attività pratica.

Il “Fare” Come Cura

La TO è una disciplina riabilitativa che promuove il benessere psico-fisico attraverso il “fare” con l’obiettivo di migliorare l’autonomia e la qualità della vita della persona.

Il terapista occupazionale non propone semplicemente attività, ma costruisce un percorso di senso, in cui il “fare” è un mezzo per tornare a vivere pienamente.

Nel mio lavoro in Casa di riposo, vedo quotidianamente come la Terapia Occupazionale vada oltre la semplice attività.

Si tratta di offrire occasioni per riscoprire le proprie abilità e sentirsi parte della propria vita.

Anche gesti semplici, come allacciarsi una camicia, scrivere una cartolina o preparare un dolce, possono essere terapeutici.

La TO è un mezzo per restituire valore al quotidiano e far sì che una persona si senta ancora capace, utile e presente.

Immagina una persona che a causa di un incidente non riesce più a camminare bene o a fare le sue attività quotidiane senza aiuto.

Il terapista occupazionale interviene per trovare soluzioni pratiche, come insegnare l’uso sicuro di un deambulatore o suggerire modifiche nell’ambiente, come un corrimano o sedie più facili da alzare.

Ogni piccolo gesto, come infilarsi una maglietta o preparare un caffè, non è solo un’azione, ma un modo per recuperare un pezzo di sé e sentirsi ancora parte attiva della vita.

La terapia occupazionale in RSA

In una RSA o Casa di riposo, il terapista occupazionale aiuta ogni residente a mantenere la propria autonomia e dignità.

Ogni persona porta con sé emozioni, paura e nostalgia, ma il nostro compito è aiutarla a ritrovare un senso nelle sue giornate.

L’approccio infatti è “client-centered“, ovvero centrato sulla persona, riconoscendo la sua individualità e il suo ruolo attivo nel processo di cambiamento.

La TO lavora su tre aree principali della persona: cura personale, lavoro (scuola) e tempo libero, cercando di modificare e migliorare le funzioni corporee (motorio-sensoriali, percettivo-cognitive, emotivo-relazionali) attraverso attività quotidiane.

Ogni intervento è personalizzato: si valutano le necessità, gli interessi, le capacità e il contesto ambientale della persona, con l’obiettivo di promuovere l’autonomia.

Tutto inizia con una valutazione accurata, che non è solo una raccolta di informazioni, ma un momento di ascolto profondo.

Ogni persona anziana è unica e il terapista occupazionale deve capire le sue capacità residue e le difficoltà da affrontare, tenendo conto delle sue necessità e dei suoi interessi.

Dopo questa fase di valutazione si costruisce un piano personalizzato che può includere esercizi fisici, attività manuali e quotidiane o stimolazione cognitiva.

La TO non si limita a recuperare abilità perse ma cerca anche di prevenire il decadimento fisico e cognitivo, proponendo attività che stimolano sia il corpo che la mente.

Ogni attività, anche un semplice esercizio fisico, diventa un’opportunità di cura.

Inoltre, per molti anziani, la perdita di autonomia è accompagnata da fragilità emotiva.

In questi casi, l’intervento terapeutico non è solo tecnico ma anche relazionale e si concentra sull’aiutare la persona a ritrovare fiducia in sé stessa, secondo il principio per cui “non è l’abilità che determina il valore, ma la volontà di fare”.

L’impatto sulla qualità di vita delle persone anziane

La TO ha quindi un impatto significativo sulla qualità della vita degli anziani, sia perché aiuta a mantenere l’autonomia il più a lungo possibile (migliorando l’autosufficienza nelle attività quotidiane come vestirsi, mangiare, fare il bagno o muoversi), sia perché è fondamentale per prevenire il declino fisico e cognitivo, stimolando la memoria, la concentrazione e migliorando la forza e la mobilità.

Partecipare ad attività significative inoltre migliora anche il benessere psicologico, riducendo il rischio di depressione e solitudine.

L’intervento terapeutico, infatti, stimola la socializzazione, favorendo la creazione di relazioni tra i residenti e migliorando l’umore.

Infine, come si è accennato, la TO può ottimizzare l’ambiente, rendendo gli spazi più sicuri e accessibili, attraverso l’uso di ausili o modifiche strutturali che facilitano l’autosufficienza e ne prevengono il rischio di caduta.

Le sfide e il supporto dell’équipe

Lavorare in casa di riposo comporta diverse sfide: ogni persona è diversa e le risorse disponibili a volte non sono sempre sufficienti ma da queste difficoltà nascono grandi opportunità.

Nonostante le sfide, il sorriso di un residente che ritrova la sicurezza o che si apre agli altri è la gratificazione più grande ogni giorno.

D’altra parte il lavoro del terapista occupazionale non è mai solitario, ma fa parte di un team multidisciplinare che comprende medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi e altri professionisti.

Insieme si lavora per migliorare la qualità della vita del residente creando piani di trattamento personalizzati che tengano conto di tutti gli aspetti fisici, psicologici, sociali ed ambientali.

Il lavoro in team è fondamentale per avere una visione più ampia delle difficoltà della persona e per creare un piano di trattamento che risponda alle necessità individuali, con obiettivi chiari e realistici.

Ogni intervento è una possibilità di restituire dignità e speranza.

Noi alcune sfide siamo riuscite a superarle con risultati molto soddisfacenti.

Storie di vita quotidiana dalla Casa di S. Vito al Tagliamento

La signora Ivana, per esempio, era molto attenta alla cura di sé, ma a causa della malattia aveva perso motivazione e fiducia nelle sue capacità.

Seguendola quotidianamente nell’igiene personale del mattino per circa due settimane siamo riuscite insieme ad acquisire nuove strategie che le hanno permesso di riprendere a detergersi e a truccarsi di nuovo in autonomia.

La signora Vittoria invece ci teneva in particolar modo all’igiene dentale ma l’artrosi diffusa glielo impediva.

Grazie a un training dell’igiene di circa tre settimane, modificando strumenti e setting, siamo riusciti a recuperare autonomia e motivazione.

Ugualmente la signora Maria, di natura timorosa, si affaticava nell’igiene mattutina, ma ha ritrovato sicurezza e indipendenza con semplici adattamenti e strategie: abbiamo spezzato l’attività con brevi pause e semplificato la disposizione degli strumenti necessari.

E ancora: con l’installazione di due maniglioni di sostegno abbiamo permesso al signor Aldo di continuare a farsi la doccia in autonomia e sicurezza, esercitandosi anche sulla sua mobilità in carrozzina all’interno del bagno.

Oppure pensiamo ad Andrea, giovane residente che era totalmente dipendente in tutte le attività quotidiane: dopo un training di circa quattro mesi, oggi ha raggiunto autonomia nell’igiene, nella vestizione e negli spostamenti con la carrozzina.

Pensando ad altre aree di quotidianità, invece: per alcuni residenti abbiamo modificato le posate facilitandone l’impugnatura; ad altri abbiamo facilitato la scrittura con l’applicazione di gommini ergonomici alle penne.

Infine penso alla signora Laura, che ha ritrovato motivazione e partecipazione svolgendo un’attività di cucina – preparazione tramezzini – per gli altri residenti della struttura e alla signora Regina, che ha difficoltà di memoria, ma che attraverso la preparazione del caffè è riuscita a ricordare momenti colmi di emozioni di quando lavorava come cameriera al bar.

Siamo riuscite quindi a farle riaffiorare parte del suo passato, aiutandola a ricostruire così un pezzo della sua vita.

Essere un terapista occupazionale in una RSA o Casa di riposo va oltre all’assistenza nelle attività quotidiane: è un viaggio di accompagnamento che restituisce ad ogni persona anziana il senso del possibile, un gesto alla volta.

La Terapica Occupazionale in definitiva è una pratica che offre soluzioni concrete e che fa sentire le persone ancora parte attiva della vita, anche quando l’autonomia sembra perduta.

Dopo tutto “il senso dell’occupazione è nel significato che attribuiamo al nostro agire.”

About the Author: Fabiana Masi

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Terapista occupazionale, Casa di Riposo della Parrocchia dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia Martiri, di S. Vito al Tagliamento (PN).

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Ci sono molte azioni quotidiane che tendiamo a dare per scontate, ma che per le persone che vivono oggi in RSA possono essere invece piene di significato.

Fabiana Masi ci restituisce una testimonianza concreta di quella Cura che passa attraverso il “Fare”, accompagnandoci per mano nel senso essenziale della terapia occupazionale in RSA, anche attraverso alcuni esempi di vita quotidiana alla Casa di riposo di S. Vito al Tagliamento.

Breve storia della terapia occupazionale

La Terapia Occupazionale (TO) nasce tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, in un periodo in cui si credeva che la cura di una persona fosse legata principalmente al riposo e all’isolamento.

Tuttavia, alcuni medici ed educatori iniziarono a notare che quando le persone venivano coinvolte in attività semplici come cucire, giardinaggio, lettura e falegnameria, miglioravano sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico.

Queste attività non erano solo un passatempo, ma un’opportunità per sentirsi ancora capaci, utili, vivi.

Un momento cruciale per la TO è stato durante la Prima Guerra Mondiale, quando molti soldati tornavano con ferite fisiche o traumi psicologici.

Iniziarono ad essere proposte attività pratiche per aiutarli a recuperare abilità e un senso di identità.

Da qui nacque il termine “occupational therapy” (terapia attraverso l’occupazione), che rappresentava un approccio riabilitativo basato sull’attività pratica.

Il “Fare” Come Cura

La TO è una disciplina riabilitativa che promuove il benessere psico-fisico attraverso il “fare” con l’obiettivo di migliorare l’autonomia e la qualità della vita della persona.

Il terapista occupazionale non propone semplicemente attività, ma costruisce un percorso di senso, in cui il “fare” è un mezzo per tornare a vivere pienamente.

Nel mio lavoro in Casa di riposo, vedo quotidianamente come la Terapia Occupazionale vada oltre la semplice attività.

Si tratta di offrire occasioni per riscoprire le proprie abilità e sentirsi parte della propria vita.

Anche gesti semplici, come allacciarsi una camicia, scrivere una cartolina o preparare un dolce, possono essere terapeutici.

La TO è un mezzo per restituire valore al quotidiano e far sì che una persona si senta ancora capace, utile e presente.

Immagina una persona che a causa di un incidente non riesce più a camminare bene o a fare le sue attività quotidiane senza aiuto.

Il terapista occupazionale interviene per trovare soluzioni pratiche, come insegnare l’uso sicuro di un deambulatore o suggerire modifiche nell’ambiente, come un corrimano o sedie più facili da alzare.

Ogni piccolo gesto, come infilarsi una maglietta o preparare un caffè, non è solo un’azione, ma un modo per recuperare un pezzo di sé e sentirsi ancora parte attiva della vita.

La terapia occupazionale in RSA

In una RSA o Casa di riposo, il terapista occupazionale aiuta ogni residente a mantenere la propria autonomia e dignità.

Ogni persona porta con sé emozioni, paura e nostalgia, ma il nostro compito è aiutarla a ritrovare un senso nelle sue giornate.

L’approccio infatti è “client-centered“, ovvero centrato sulla persona, riconoscendo la sua individualità e il suo ruolo attivo nel processo di cambiamento.

La TO lavora su tre aree principali della persona: cura personale, lavoro (scuola) e tempo libero, cercando di modificare e migliorare le funzioni corporee (motorio-sensoriali, percettivo-cognitive, emotivo-relazionali) attraverso attività quotidiane.

Ogni intervento è personalizzato: si valutano le necessità, gli interessi, le capacità e il contesto ambientale della persona, con l’obiettivo di promuovere l’autonomia.

Tutto inizia con una valutazione accurata, che non è solo una raccolta di informazioni, ma un momento di ascolto profondo.

Ogni persona anziana è unica e il terapista occupazionale deve capire le sue capacità residue e le difficoltà da affrontare, tenendo conto delle sue necessità e dei suoi interessi.

Dopo questa fase di valutazione si costruisce un piano personalizzato che può includere esercizi fisici, attività manuali e quotidiane o stimolazione cognitiva.

La TO non si limita a recuperare abilità perse ma cerca anche di prevenire il decadimento fisico e cognitivo, proponendo attività che stimolano sia il corpo che la mente.

Ogni attività, anche un semplice esercizio fisico, diventa un’opportunità di cura.

Inoltre, per molti anziani, la perdita di autonomia è accompagnata da fragilità emotiva.

In questi casi, l’intervento terapeutico non è solo tecnico ma anche relazionale e si concentra sull’aiutare la persona a ritrovare fiducia in sé stessa, secondo il principio per cui “non è l’abilità che determina il valore, ma la volontà di fare”.

L’impatto sulla qualità di vita delle persone anziane

La TO ha quindi un impatto significativo sulla qualità della vita degli anziani, sia perché aiuta a mantenere l’autonomia il più a lungo possibile (migliorando l’autosufficienza nelle attività quotidiane come vestirsi, mangiare, fare il bagno o muoversi), sia perché è fondamentale per prevenire il declino fisico e cognitivo, stimolando la memoria, la concentrazione e migliorando la forza e la mobilità.

Partecipare ad attività significative inoltre migliora anche il benessere psicologico, riducendo il rischio di depressione e solitudine.

L’intervento terapeutico, infatti, stimola la socializzazione, favorendo la creazione di relazioni tra i residenti e migliorando l’umore.

Infine, come si è accennato, la TO può ottimizzare l’ambiente, rendendo gli spazi più sicuri e accessibili, attraverso l’uso di ausili o modifiche strutturali che facilitano l’autosufficienza e ne prevengono il rischio di caduta.

Le sfide e il supporto dell’équipe

Lavorare in casa di riposo comporta diverse sfide: ogni persona è diversa e le risorse disponibili a volte non sono sempre sufficienti ma da queste difficoltà nascono grandi opportunità.

Nonostante le sfide, il sorriso di un residente che ritrova la sicurezza o che si apre agli altri è la gratificazione più grande ogni giorno.

D’altra parte il lavoro del terapista occupazionale non è mai solitario, ma fa parte di un team multidisciplinare che comprende medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi e altri professionisti.

Insieme si lavora per migliorare la qualità della vita del residente creando piani di trattamento personalizzati che tengano conto di tutti gli aspetti fisici, psicologici, sociali ed ambientali.

Il lavoro in team è fondamentale per avere una visione più ampia delle difficoltà della persona e per creare un piano di trattamento che risponda alle necessità individuali, con obiettivi chiari e realistici.

Ogni intervento è una possibilità di restituire dignità e speranza.

Noi alcune sfide siamo riuscite a superarle con risultati molto soddisfacenti.

Storie di vita quotidiana dalla Casa di S. Vito al Tagliamento

La signora Ivana, per esempio, era molto attenta alla cura di sé, ma a causa della malattia aveva perso motivazione e fiducia nelle sue capacità.

Seguendola quotidianamente nell’igiene personale del mattino per circa due settimane siamo riuscite insieme ad acquisire nuove strategie che le hanno permesso di riprendere a detergersi e a truccarsi di nuovo in autonomia.

La signora Vittoria invece ci teneva in particolar modo all’igiene dentale ma l’artrosi diffusa glielo impediva.

Grazie a un training dell’igiene di circa tre settimane, modificando strumenti e setting, siamo riusciti a recuperare autonomia e motivazione.

Ugualmente la signora Maria, di natura timorosa, si affaticava nell’igiene mattutina, ma ha ritrovato sicurezza e indipendenza con semplici adattamenti e strategie: abbiamo spezzato l’attività con brevi pause e semplificato la disposizione degli strumenti necessari.

E ancora: con l’installazione di due maniglioni di sostegno abbiamo permesso al signor Aldo di continuare a farsi la doccia in autonomia e sicurezza, esercitandosi anche sulla sua mobilità in carrozzina all’interno del bagno.

Oppure pensiamo ad Andrea, giovane residente che era totalmente dipendente in tutte le attività quotidiane: dopo un training di circa quattro mesi, oggi ha raggiunto autonomia nell’igiene, nella vestizione e negli spostamenti con la carrozzina.

Pensando ad altre aree di quotidianità, invece: per alcuni residenti abbiamo modificato le posate facilitandone l’impugnatura; ad altri abbiamo facilitato la scrittura con l’applicazione di gommini ergonomici alle penne.

Infine penso alla signora Laura, che ha ritrovato motivazione e partecipazione svolgendo un’attività di cucina – preparazione tramezzini – per gli altri residenti della struttura e alla signora Regina, che ha difficoltà di memoria, ma che attraverso la preparazione del caffè è riuscita a ricordare momenti colmi di emozioni di quando lavorava come cameriera al bar.

Siamo riuscite quindi a farle riaffiorare parte del suo passato, aiutandola a ricostruire così un pezzo della sua vita.

Essere un terapista occupazionale in una RSA o Casa di riposo va oltre all’assistenza nelle attività quotidiane: è un viaggio di accompagnamento che restituisce ad ogni persona anziana il senso del possibile, un gesto alla volta.

La Terapica Occupazionale in definitiva è una pratica che offre soluzioni concrete e che fa sentire le persone ancora parte attiva della vita, anche quando l’autonomia sembra perduta.

Dopo tutto “il senso dell’occupazione è nel significato che attribuiamo al nostro agire.”

About the Author: Fabiana Masi

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Terapista occupazionale, Casa di Riposo della Parrocchia dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia Martiri, di S. Vito al Tagliamento (PN).

Grazie di cuore

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