Il capitale più grande per le RSA che, al di là delle differenze,
sono tutte attraversate da un “mare di umanità”.
Un dialogo con Stefano Preda, direttore generale di Fondazione Casa Serena di Brembate Sopra (BG), per esplorare il tema del pregiudizio sulle RSA. Come fare a raccontare tutta la complessità dell’RSA, se i canali mainstream decidono di far passare solo un messaggio più semplificato?
Veronica Bonicalzi dirige l'RSA Sant'Antonio di Barzio (LC), una piccola struttura di 40 posti letto, fortemente orientata al senso di comunità e di apertura al territorio circostante. Questa filosofia si riflette nel modo stesso in cui la direttrice interpreta il proprio ruolo e in particolare nell'impegno che profonde nel coltivare la relazione con le famiglie. La sua testimonianza può essere d'ispirazione per tutti i professionisti che si interfacciano con i familiari, in favore di una comunicazione con loro che possa essere più diretta, costante e, quando possibile, più informale.
In quest'articolo l'educatrice e pedagogista Francesca Doni prende in esame alcune criticità che in molti casi gli educatori incontrano all'inizio o durante il loro percorso professionale in RSA. Una riflessione che aiuta a diffondere consapevolezza sulla realtà pratica della professione e su alcune lacune ancora presenti a livello di sistema.
In onore della Giornata nazionale delle vittime dell’epidemia da Coronavirus (18 marzo), pubblichiamo la testimonianza dello staff di direzione di ASP Montedomini di Firenze. Un racconto autentico dei primi mesi del 2020, che ci aiuta a mantenere viva la memoria e anche a raccogliere una preziosa eredità culturale.
Anche se l'intenzione può essere dolce, chiamare nonne e nonni gli anziani che vivono in RSA porta con sé alcune implicazioni etiche e sociali che la sociologa Linda Sabbadin ci aiuta a comprendere.
Linda è un'assistente sociale che lavora in RSA e che si è trovata da poco ad accompagnare in struttura proprio la sua nonna. Attraverso quest'esperienza delicata e difficile, è entrata inevitabilmente in un altro punto di vista, quello di familiare, che ora vive sulla sua pelle. L'articolo è una testimonianza preziosa per chi sta vivendo questo passaggio e per chi accoglie persone in RSA. L'autrice riesce infatti con delicatezza a raccontarci la sua storia personale intrecciandola con nuove consapevolezze sul suo ruolo professionale.
Sempre più spesso le persone entrano in RSA in una fase avanzata, quasi alla fine della vita. Ciò comporta la necessità per le organizzazioni di dotarsi di competenze specifiche in tema di accompagnamento. In quest'articolo, la narratrice di CURA Elisa Mencacci, psicologa e tanatologa, raccoglie la testimonianza di una parte dell’équipe della Fondazione Santa Augusta, a Conegliano (TV), da lei “accompagnata” nel riflettere sulle dimensioni della qualità del fine vita e sulla costruzione di un protocollo per “vivere l’ultimo pezzo di strada”.
Riuscire a essere professionisti che sanno mettere “la persona al centro” è fondamentale, ma non sempre accade in concreto. Allo scopo di accendere una riflessione, l’autore Luca Lodi propone due narrazioni di fantasia: nella prima si assiste a un incontro freddo tra curante e caregiver, dove il primo non tiene conto del ruolo e dei sentimenti della persona che ha di fronte. Nella seconda, invece, la caregiver e i sentimenti che porta con sé sono gli stessi, ma l’équipe riesce ad accoglierli, facendosi carico anche del peso che la famigliare porta con sé.