Che cosa significa coltivare la bellezza in RSA? Veronica Bonicalzi, direttrice dell’RSA Sant’Antonio di Barzio (LC) (Coop. Nuova Assistenza), prova a spiegarlo in quest’articolo, riportando alcuni gesti semplici e concreti di Cura verso luoghi, persone e relazioni.
Coltivare la bellezza in RSA
Ci sono momenti in cui sentiamo il bisogno di prenderci cura non solo delle Persone, ma anche dei luoghi che ci accolgono ogni giorno.
Coltivare la bellezza in una RSA è un gesto quotidiano, fatto di scelte, di attenzione e di Cura.
Spesso ciò che si vede è solo una parte del percorso: dietro a ogni angolo curato, ogni gesto condiviso, ogni piccolo cambiamento, c’è un lavoro paziente e appassionato, realizzato con i mezzi che si hanno a disposizione.
Non serve l’eccezionalità, ma uno sguardo che sappia cogliere il valore delle cose semplici e autentiche.
Perché anche con ciò che è alla portata, si può costruire bellezza. E farla durare.
È un modo di guardare che si impara ogni giorno.
È ridipingere, in ogni senso, ciò che ci circonda.
Molto più di una panchina
Ricordo ancora quando, anni fa, con un’amica abbiamo restaurato una vecchia panchina: da lì è nato qualcosa di più di un arredo urbano.
Abbiamo tracciato su quella panchina il profilo della Grigna, la montagna che si vede dalla nostra struttura, e scritto una frase:
“la Panchina sul Sentiero dei Ricordi”.

Una sosta, uno sguardo al panorama, un pensiero condiviso o custodito in silenzio.
Oggi, quella stessa panchina – un po’ consumata dal tempo e dalle stagioni – è rinata ancora, dipinta di un rosso intenso, il colore della lotta contro ogni forma di violenza e di esclusione.
È diventata un punto di incontro per tante persone che passano davanti alla RSA, un luogo di sosta e di scambio.

Accanto, grazie al nipote di un anziano che vive da noi, è stata appesa una cassetta della posta di legno, anch’essa rossa: chiunque può lasciare un messaggio, un pensiero, un saluto.
Li leggiamo insieme alle persone anziane, come piccole finestre sul mondo.
Fiori in luoghi di passaggio
Attorno alla panchina abbiamo ridipinto vecchi vasi di fiori, che cambieranno volto a seconda delle stagioni.
Abbellire anche solo un angolo di strada è per noi un gesto di amore verso il quartiere, un segno di presenza viva e gentile.
I fiori sbocciano anche nel nostro giardino, davanti alla Madonnina di Lourdes, in una piccola grotta di pietra che in estate diventa luogo di passaggio, raccoglimento e chiacchiere leggere.

Accompagnare una persona anziana lì, in una giornata di sole, a volte significa semplicemente sedersi, sorseggiare una bibita fresca, ascoltare una storia che riaffiora, o vivere un momento che sa di pace.
Altri modi per coltivare la bellezza in RSA
Come avevo già raccontato in un precedente articolo, da anni, ogni venerdì invio una mail ai familiari delle persone anziane (dal 28 febbraio 2020, senza mai saltare un appuntamento, neanche in ferie o in malattia).
È un filo sottile ma costante, che tiene unite le persone dentro e fuori la struttura.
Raccontare ciò che si fa, restituire senso a gesti e parole, rendere visibile ciò che spesso si dà per scontato: anche questo è un modo per coltivare la bellezza in RSA.
Così come lo sono i mercoledì pomeriggio in cui l’arte entra nei reparti, soprattutto nel nucleo Alzheimer, ma anche altrove quando si creano occasioni.
A volte, chi sembrava troppo distante o occupato per partecipare (come le artiste che vengono a trovarci ogni settimana) si scopre coinvolto, sorpreso da un’energia nuova.
I colori, le forme, la musica diventano strumenti per accendere emozioni, per far riaffiorare ricordi, per sentirsi vivi.
Mettiamo una canzone d’epoca e i volti si illuminano. Ne proviamo una contemporanea e qualcuno alza le sopracciglia, incuriosito.
Guardiamo fotografie di paesi noti e meno noti, e da uno scorcio si apre un racconto.
Anche dove la memoria vacilla, anche quando affiorano vuoti, si può costruire significato.
Si può stare accanto, e riempire quei silenzi di presenza e ascolto.
Perché ogni persona porta con sé una bellezza unica, a volte silenziosa, spesso invisibile agli occhi frettolosi.
Chi ha la pazienza e l’empatia di guardare, riesce a scorgerla. Ed è impossibile non restarne toccati.
Attenzione per la vita che ancora c’è
Alla fine, ciò che resta è una convinzione profonda:
la bellezza non ha bisogno di clamore, ma di attenzione.
Non sempre possiamo fare grandi cose, ma possiamo fare bene quelle che facciamo.
E così la bellezza si manifesta in una panchina rossa, in una cassetta piena di parole, in un fiore piantato davanti alla porta, in una mail scritta con il cuore, in un bibita bevuta in compagnia, in una canzone che apre un ricordo.
Coltivare la bellezza, per noi, è tutto questo.
E anche di più.
Lo facciamo ogni giorno, con ciò che abbiamo. A volte imperfettamente, ma sempre con amore. Perché ogni persona che vive qui merita bellezza.
E noi, nel nostro piccolo, continuiamo a coltivarla.
Ogni giorno accompagniamo le persone anziane non verso la fine, ma dentro la vita che ancora c’è.
Una vita che a volte cammina più piano, ma ha ancora bisogno di fiorire, di raccontarsi, di essere vista.
E il nostro compito è proprio questo: non farle perdere il senso. Anzi, ritrovarlo insieme.
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Ci sono momenti in cui sentiamo il bisogno di prenderci cura non solo delle Persone, ma anche dei luoghi che ci accolgono ogni giorno.
Coltivare la bellezza in una RSA è un gesto quotidiano, fatto di scelte, di attenzione e di Cura.
Spesso ciò che si vede è solo una parte del percorso: dietro a ogni angolo curato, ogni gesto condiviso, ogni piccolo cambiamento, c’è un lavoro paziente e appassionato, realizzato con i mezzi che si hanno a disposizione.
Non serve l’eccezionalità, ma uno sguardo che sappia cogliere il valore delle cose semplici e autentiche.
Perché anche con ciò che è alla portata, si può costruire bellezza. E farla durare.
È un modo di guardare che si impara ogni giorno.
È ridipingere, in ogni senso, ciò che ci circonda.
Molto più di una panchina
Ricordo ancora quando, anni fa, con un’amica abbiamo restaurato una vecchia panchina: da lì è nato qualcosa di più di un arredo urbano.
Abbiamo tracciato su quella panchina il profilo della Grigna, la montagna che si vede dalla nostra struttura, e scritto una frase:
“la Panchina sul Sentiero dei Ricordi”.

Una sosta, uno sguardo al panorama, un pensiero condiviso o custodito in silenzio.
Oggi, quella stessa panchina – un po’ consumata dal tempo e dalle stagioni – è rinata ancora, dipinta di un rosso intenso, il colore della lotta contro ogni forma di violenza e di esclusione.
È diventata un punto di incontro per tante persone che passano davanti alla RSA, un luogo di sosta e di scambio.

Accanto, grazie al nipote di un anziano che vive da noi, è stata appesa una cassetta della posta di legno, anch’essa rossa: chiunque può lasciare un messaggio, un pensiero, un saluto.
Li leggiamo insieme alle persone anziane, come piccole finestre sul mondo.
Fiori in luoghi di passaggio
Attorno alla panchina abbiamo ridipinto vecchi vasi di fiori, che cambieranno volto a seconda delle stagioni.
Abbellire anche solo un angolo di strada è per noi un gesto di amore verso il quartiere, un segno di presenza viva e gentile.
I fiori sbocciano anche nel nostro giardino, davanti alla Madonnina di Lourdes, in una piccola grotta di pietra che in estate diventa luogo di passaggio, raccoglimento e chiacchiere leggere.

Accompagnare una persona anziana lì, in una giornata di sole, a volte significa semplicemente sedersi, sorseggiare una bibita fresca, ascoltare una storia che riaffiora, o vivere un momento che sa di pace.
Altri modi per coltivare la bellezza in RSA
Come avevo già raccontato in un precedente articolo, da anni, ogni venerdì invio una mail ai familiari delle persone anziane (dal 28 febbraio 2020, senza mai saltare un appuntamento, neanche in ferie o in malattia).
È un filo sottile ma costante, che tiene unite le persone dentro e fuori la struttura.
Raccontare ciò che si fa, restituire senso a gesti e parole, rendere visibile ciò che spesso si dà per scontato: anche questo è un modo per coltivare la bellezza in RSA.
Così come lo sono i mercoledì pomeriggio in cui l’arte entra nei reparti, soprattutto nel nucleo Alzheimer, ma anche altrove quando si creano occasioni.
A volte, chi sembrava troppo distante o occupato per partecipare (come le artiste che vengono a trovarci ogni settimana) si scopre coinvolto, sorpreso da un’energia nuova.
I colori, le forme, la musica diventano strumenti per accendere emozioni, per far riaffiorare ricordi, per sentirsi vivi.
Mettiamo una canzone d’epoca e i volti si illuminano. Ne proviamo una contemporanea e qualcuno alza le sopracciglia, incuriosito.
Guardiamo fotografie di paesi noti e meno noti, e da uno scorcio si apre un racconto.
Anche dove la memoria vacilla, anche quando affiorano vuoti, si può costruire significato.
Si può stare accanto, e riempire quei silenzi di presenza e ascolto.
Perché ogni persona porta con sé una bellezza unica, a volte silenziosa, spesso invisibile agli occhi frettolosi.
Chi ha la pazienza e l’empatia di guardare, riesce a scorgerla. Ed è impossibile non restarne toccati.
Attenzione per la vita che ancora c’è
Alla fine, ciò che resta è una convinzione profonda:
la bellezza non ha bisogno di clamore, ma di attenzione.
Non sempre possiamo fare grandi cose, ma possiamo fare bene quelle che facciamo.
E così la bellezza si manifesta in una panchina rossa, in una cassetta piena di parole, in un fiore piantato davanti alla porta, in una mail scritta con il cuore, in un bibita bevuta in compagnia, in una canzone che apre un ricordo.
Coltivare la bellezza, per noi, è tutto questo.
E anche di più.
Lo facciamo ogni giorno, con ciò che abbiamo. A volte imperfettamente, ma sempre con amore. Perché ogni persona che vive qui merita bellezza.
E noi, nel nostro piccolo, continuiamo a coltivarla.
Ogni giorno accompagniamo le persone anziane non verso la fine, ma dentro la vita che ancora c’è.
Una vita che a volte cammina più piano, ma ha ancora bisogno di fiorire, di raccontarsi, di essere vista.
E il nostro compito è proprio questo: non farle perdere il senso. Anzi, ritrovarlo insieme.
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