Quando vediamo un anziano che presenta determinate caratteristiche psicofisiche (capelli bianchi, volto scalfito dal tempo …), ci domandiamo: stiamo parlando di un anziano o di un vecchio? E poi ancora… siamo davanti a un invecchiamento sano o patologico?
Noi professionisti della relazione d’aiuto abbiamo il dovere di aiutare l’anziano a invecchiare il più possibile in autonomia, soprattutto nelle attività della vita quotidiana.
Tuttavia, col progredire dell’età, l’anziano può andare incontro a una serie di patologie; tra queste vi è la demenza.
“demenza” è un termine generico, usato per descrivere un declino delle facoltà mentali sufficientemente grave da interferire con le attività della vita quotidiana. Ricordiamoci che, la demenza non è una malattia, bensì una sindrome, cioè un insieme di sintomi, che comporta l’alterazione progressiva di alcune funzioni quali: memoria, pensiero, ragionamento, linguaggio, orientamento, personalità e comportamento di severità tale da interferire con gli atti quotidiani della vita oltre che minare la sua qualità di vita…
La demenza può essere causata da diverse patologie: la malattia di Alzheimer rappresenta oltre il 50% – 60 % delle demenze conosciute, poi esiste una percentuale significativa di demenza su base vascolare e di demenze miste (Alzheimer e demenza vascolare). Infine abbiamo tutta una serie di tipi di demenza più rari (demenza fronto-temporale, demenza a Corpi di Lewy, demenza da idrocefalo normoteso e malattia di Creutzfeldt–Jakob).
Tra le più note vi è il morbo di Alzheimer (la Regina delle demenze), si tratta di una malattia degenerativa, irreversibile che ha una durata media tra gli 8 e i 14 anni.
Ad oggi non si conosce la causa della demenza di Alzheimer, ma la letteratura ci insegna che, un’alimentazione sregolata, l’uso di sostanze stupefacenti, l’abuso di alcol o traumi cranici importanti, possono essere classificati come fattori di rischio per una possibile degenerazione cerebrale.
Tra le funzioni maggiormente colpite a livello cognitivo vi sono: l’attenzione, la memoria, il linguaggio, la capacità di imparare, di pianificare ed eseguire gesti complessi, di riconoscere gli stimoli, di elaborare il pensiero astratto, di valutare in modo adeguato le situazioni, capacità critica e giudizio.
Nella maggioranza dei casi, l’Alzheimer esordisce con problemi di memoria e disorientamento temporale e spaziale (ad esempio, compaiono problemi di memoria come entrare in una stanza e non ricordarsi più il motivo per cui si è entrati; oppure uscire dal supermercato e non ricordarsi più il motivo per cui ci si trova in quel posto, oppure ancora non riconoscere più l’ambiente che ci circonda, non sapere che direzione prendere per tornare a casa …). Oltre ai disturbi cognitivi, si uniscono quelli della capacità di essere autonomi nelle attività normali della vita di tutti i giorni e anche i disturbi comportamentali.
Non dimentichiamoci che tutti i sintomi cognitivi e comportamentali vanno a inficiare non solo la qualità di vita dell’anziano ma anche quella dei suoi famigliari.
Tra i disturbi cognitivi vi sono:
Oltre a interessare la memoria e altre abilità cognitive, la demenza (e la Malattia di Alzheimer) negli anziani colpisce spesso il modo in cui le persone si sentono e agiscono portando a veri e propri disturbi del comportamento. Nelle fasi iniziali, le persone possono sperimentare comportamenti e cambiamenti di personalità quali:
Nelle fasi successive, possono verificarsi altri sintomi tra cui:
Vediamo ora alcune tecniche di gestione dei disturbi cognitivi e comportamentali.
Tra i disturbi cognitivi vi è, come dicevamo, la perdita di memoria. Per questa si rivela utile la ROT – Reality Orientation Therapy
La ROT è uno degli interventi alla persona più diffusamente destinati alla riabilitazione di pazienti affetti da demenza che presentano deficit mnesici, episodi confusionali e disorientamento temporo-spaziale.
Il principale obiettivo della ROT consiste nel riorientare il paziente, per mezzo di stimolazioni ripetitive multimodali (verbali, visive, scritte e musicali), rispetto alla propria storia personale, al sé, all’ambiente, allo spazio e al tempo. Tale obiettivo può essere perseguito tramite due modalità di intervento fra loro complementari: la ROT informale e la ROT formale (o ROT in classe).
La ROT informale si basa sull’introduzione di facilitazioni temporo-spaziali nell’ambiente di vita del paziente (un esempio consiste nell’avvalersi di particolari calendari) e prevede il coinvolgimento attivo di operatori sanitari e/o famigliari. La ROT formale consiste invece in sedute giornaliere condotte all’interno di gruppi formati da 4-6 soggetti, omogenei sul piano della compromissione cognitiva, per circa un’ora al giorno, in un ambiente idoneo, il più possibile simile a quello di una abitazione ed è condotto da personale specializzato.
Possono essere utili anche interventi di stimolazione cognitiva attraverso l’uso di schede prestampate. Si veda a tal proposito il libro: Guida pratica alla stimolazione cognitiva, affettiva, relazionale delle persone anziane istituzionalizzate”, (Ed. Cleup, 2009).
Di seguito alcuni suggerimenti:difficoltà nelle attività quotidiane: si può stimolare nelle 24h l’anziano a compiere semplici attività della vita quotidiana in autonomia o con il supporto dell’OSS.
problemi di linguaggio: sarà utile mettersi dinnanzi all’anziano, parlare chiaro, unendo linguaggio verbale a quello non verbale, usare parole semplici, adeguare il proprio linguaggio a quello dell’anziano;
disorientamento nel tempo e nello spazio: sarà utile far fare piccoli esercizi o percorsi di orientamento spaziale (avvalendosi anche del training MIMOSA, Cleup), oppure mettere affisso al muro l’orologio e il calendario stimolando l’anziano a orientarsi nel tempo; (Si suggerisce a tal proposito la lettura del libro: M.Im.O.S.A.: trattamento del disorientamento spaziale degli anziani, ed. Cleup, 2011).
Come dicevamo, oltre ad interessare la memoria e altre abilità cognitive, la demenza (e la Malattia di Alzheimer) negli anziani colpisce spesso il modo in cui le persone si sentono e agiscono portando a veri e propri disturbi del comportamento.
Nelle fasi iniziali, le persone possono sperimentare comportamenti e cambiamenti di personalità quali quelli sopra descritti. Di seguito alcuni suggerimenti:
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Libri a cui far riferimento per l’attuazione delle diverse attività
– Busato Valentina, Cecchinato Chiara, Girardello Sara (2020). E ora che faccio? Attività da svolgere con l’anziano in RSA o a domicilio. Casa Editrice Dapero: Piacenza.
– Mencacci Elisa, Bordin Adalberto, Busato Valentina (2020). Non sono piu’ io. Come fronteggiare l’intramontabile lutto nella demenza. Casa Editrice Dapero: Piacenza.
– Busato Valentina et al. (2019). Raccontando la nostra storia, Cleup:Padova.
– Busato Valentina et al. (2012). Mente corpo: la chiave del benessere. Supernova:Venezia.
– Busato Valentina, Bordin Adalberto & Mantoan Vanessa (2011). Reminiscenza: come ricordare la memoria. Stimolare la memoria degli anziani con le storie di vita. Cleup:Padova.
– Gaspari Fabrizio, Busato Valentina & Bordin Adalberto (2011). Longevity Training: un trattamento psico-motorio rivolto ad anziani istituzionalizzati e non. Cleup:Padova.
– Busato Valentina, Bordin Adalberto & Rossella Basso (2011). M.Im.O.S.A.: trattamento del disorientamento spaziale degli anziani. Cleup:Padova.
– Busato Valentina & Bordin Adalberto (2009). Giuda pratica per la stimolazione cognitiva, affettiva e relazionale delle persone anziane istituzionalizzate. Cleup:Padova
– Bragato Sara, Busato Valentina & Bordin Adalberto (2009). Il Gruppo di Auto Mutuo Aiuto in anziani istituzionalizzati. Strategie per le promozione del benessere psicologico. Cleup:Padova.