Alla ri-scoperta della persona anziana attraverso percorsi di Consulenza Relazionale B.A.U.

Simone Migliorati e Stefano Cortinovis

Essere anziani nella società moderna non è certamente semplice. Il cambio epocale della società in cui si vive immersi, che sempre più ha allontanato dal mondo della terra, della campagna, dello “sporcarsi le mani”, del canale comunicativo corporeo, per avvicinarci ad una nuova modalità di vita sempre più “asettica”, distante, quasi una realtà virtuale in cui il bisogno di trovare risposte velocemente sembra penalizzare chi invece ha bisogno di più tempo per accedere alle proprie risorse prima di restituire un feedback.

Nel nostro lavoro quotidiano, spesso ci capita di accedere a residenze sanitarie assistenziali, dove seguiamo progetti di Consulenza Relazionale B.A.U. con persone anziane residenti mediate dal nostro animale.

Che cosa è la Consulenza Relazionale del Benessere Animale e Umano?

Un processo di Consulenza Relazionale B.A.U. è un intervento che prende in considerazione la persona su un piano olistico (intendendo proprio l’integrazione di mente-corpo-emozioni). Il professionista umano ha il compito, grazie alla preziosa collaborazione dell’animale, di instaurare, alimentare e facilitare una relazione con il suo protagonista che faccia leva sulle capacità e sulle competenze individuali.

Ci piace dire che attraverso il cane “ci facciamo animali” ed accediamo all’animalità delle persone.

Volutamente non parliamo di “pazienti” ma di “protagonisti”, proprio perché la relazione che va ad instaurarsi va a radicarsi nell’ambito delle capacità di autodeterminazione presenti in ogni essere vivente, come dimostrato scientificamente e diffuso dalla corrente di pensiero umanistica della psicologia, il cui fondatore è Carl Rogers[1].

Animali e persone anziane, cosa è possibile?

La relazione tra animale e persone anziane mediata da un professionista umano competente tocca un livello profondo, istintuale, arcaico. Intendiamo dire che l’animale, essendo un essere senziente, attiva risposte sul piano emotivo ed inconscio, risveglia l’affettività e la sensibilità. 

Spesso le persone anziane vivono decadimenti cognitivi importanti, anche conseguenti a malattie e patologie tipiche dell’età senile, che vanno proprio a compromettere l’aspetto cognitivo, di ragionamento, di comunicazione attraverso il linguaggio verbale. Come esseri umani siamo portati a pensare che se non c’è comunicazione verbale o condivisione dialettica, non ci sia la possibilità di condivisione emotiva, ma l’animale scardina questa falsa credenza, proprio perché il codice comunicativo umano (linguaggio verbale) non è per lui predominante. 

Sto dicendo chiaramente (ed è un pensiero apparentemente folle) che è paradossalmente più facile “stare vicino emotivamente” ad una persona con decadimento cognitivo per un animale che non per un altro essere umano, proprio per questa attitudine dell’animale non umano di non avere la necessità di utilizzare un “codice comunicativo preconfezionato”, che lascia lo spazio ad una forma di comunicazione che bypassa il canale verbale, per soffermarsi su modalità più immediate, veloci, istantanee, semplici.

L’animale rimanda alla semplicità dell’essere, restituendoci proprio il valore della bellezza della semplicità, che passa dal togliere l’eccesso in qualsiasi ambito, per raggiungere l’essenza. 

La consulenza relazionale B.A.U. è il mezzo ideale per risvegliare la gioia, il desiderio, il piacere e la voglia di fare. 

L’attenzione e l’importanza delle abilità ancora presenti, piuttosto che il soffermarsi sulle disabilità, generano un clima positivo che “contamina” la triade (protagonista – animale – operatore), assumendo un importante ruolo terapeutico sul piano medico, psicologico ed emotivo.

L’animale inoltre ha il grande dono di vivere il momento per quello che è nel “qui-ed-ora”. La persona anziana quindi viene vista per come è oggi, nel singolo istante in cui si relaziona, non come “il percorso o una tappa di una vita intera”, ecco quindi che anche persone con gravi decadimenti e difficoltà dovute all’età, possono godere di una considerazione diversa rispetto a quella proposta dall’uomo (che magari prova pietà, pena, compassione, sensi di colpa, …), che è incentrata su ciò che è stato magari o su ciò che potrà essere domani. L’animale è presente nel momento Presente e, anche in situazioni di gravissime compromissioni, la persona riesce a cogliere questo aspetto e viverlo appieno.

Ecco quindi che vorremmo portare l’attenzione ad una nuova forma di pandemia: una rapida e generale diffusione di nuove possibilità d’amore nel lavoro di relazione con persone anziane. “Farsi animale” nella relazione è una possibilità meravigliosa ed un dono per l’altro, che indipendentemente dal grado di compromissione, è un essere senziente, che prova emozioni che devono trovare accoglimento, per diventare risorsa…


[1] Carl Rogers, La Terapia Centrata sul Cliente, Psycho G. Martinelli & C. s.a.s., Firenze, 1970

About the Author: Simone Migliorati

Founder con Stefano Cortinovis del Centro italiano di Consulenza Relazionale B.A.U.©

Alla ri-scoperta della persona anziana attraverso percorsi di Consulenza Relazionale B.A.U.

Simone Migliorati e Stefano Cortinovis

Essere anziani nella società moderna non è certamente semplice. Il cambio epocale della società in cui si vive immersi, che sempre più ha allontanato dal mondo della terra, della campagna, dello “sporcarsi le mani”, del canale comunicativo corporeo, per avvicinarci ad una nuova modalità di vita sempre più “asettica”, distante, quasi una realtà virtuale in cui il bisogno di trovare risposte velocemente sembra penalizzare chi invece ha bisogno di più tempo per accedere alle proprie risorse prima di restituire un feedback.

Nel nostro lavoro quotidiano, spesso ci capita di accedere a residenze sanitarie assistenziali, dove seguiamo progetti di Consulenza Relazionale B.A.U. con persone anziane residenti mediate dal nostro animale.

Che cosa è la Consulenza Relazionale del Benessere Animale e Umano?

Un processo di Consulenza Relazionale B.A.U. è un intervento che prende in considerazione la persona su un piano olistico (intendendo proprio l’integrazione di mente-corpo-emozioni). Il professionista umano ha il compito, grazie alla preziosa collaborazione dell’animale, di instaurare, alimentare e facilitare una relazione con il suo protagonista che faccia leva sulle capacità e sulle competenze individuali.

Ci piace dire che attraverso il cane “ci facciamo animali” ed accediamo all’animalità delle persone.

Volutamente non parliamo di “pazienti” ma di “protagonisti”, proprio perché la relazione che va ad instaurarsi va a radicarsi nell’ambito delle capacità di autodeterminazione presenti in ogni essere vivente, come dimostrato scientificamente e diffuso dalla corrente di pensiero umanistica della psicologia, il cui fondatore è Carl Rogers[1].

Animali e persone anziane, cosa è possibile?

La relazione tra animale e persone anziane mediata da un professionista umano competente tocca un livello profondo, istintuale, arcaico. Intendiamo dire che l’animale, essendo un essere senziente, attiva risposte sul piano emotivo ed inconscio, risveglia l’affettività e la sensibilità. 

Spesso le persone anziane vivono decadimenti cognitivi importanti, anche conseguenti a malattie e patologie tipiche dell’età senile, che vanno proprio a compromettere l’aspetto cognitivo, di ragionamento, di comunicazione attraverso il linguaggio verbale. Come esseri umani siamo portati a pensare che se non c’è comunicazione verbale o condivisione dialettica, non ci sia la possibilità di condivisione emotiva, ma l’animale scardina questa falsa credenza, proprio perché il codice comunicativo umano (linguaggio verbale) non è per lui predominante. 

Sto dicendo chiaramente (ed è un pensiero apparentemente folle) che è paradossalmente più facile “stare vicino emotivamente” ad una persona con decadimento cognitivo per un animale che non per un altro essere umano, proprio per questa attitudine dell’animale non umano di non avere la necessità di utilizzare un “codice comunicativo preconfezionato”, che lascia lo spazio ad una forma di comunicazione che bypassa il canale verbale, per soffermarsi su modalità più immediate, veloci, istantanee, semplici.

L’animale rimanda alla semplicità dell’essere, restituendoci proprio il valore della bellezza della semplicità, che passa dal togliere l’eccesso in qualsiasi ambito, per raggiungere l’essenza. 

La consulenza relazionale B.A.U. è il mezzo ideale per risvegliare la gioia, il desiderio, il piacere e la voglia di fare. 

L’attenzione e l’importanza delle abilità ancora presenti, piuttosto che il soffermarsi sulle disabilità, generano un clima positivo che “contamina” la triade (protagonista – animale – operatore), assumendo un importante ruolo terapeutico sul piano medico, psicologico ed emotivo.

L’animale inoltre ha il grande dono di vivere il momento per quello che è nel “qui-ed-ora”. La persona anziana quindi viene vista per come è oggi, nel singolo istante in cui si relaziona, non come “il percorso o una tappa di una vita intera”, ecco quindi che anche persone con gravi decadimenti e difficoltà dovute all’età, possono godere di una considerazione diversa rispetto a quella proposta dall’uomo (che magari prova pietà, pena, compassione, sensi di colpa, …), che è incentrata su ciò che è stato magari o su ciò che potrà essere domani. L’animale è presente nel momento Presente e, anche in situazioni di gravissime compromissioni, la persona riesce a cogliere questo aspetto e viverlo appieno.

Ecco quindi che vorremmo portare l’attenzione ad una nuova forma di pandemia: una rapida e generale diffusione di nuove possibilità d’amore nel lavoro di relazione con persone anziane. “Farsi animale” nella relazione è una possibilità meravigliosa ed un dono per l’altro, che indipendentemente dal grado di compromissione, è un essere senziente, che prova emozioni che devono trovare accoglimento, per diventare risorsa…


[1] Carl Rogers, La Terapia Centrata sul Cliente, Psycho G. Martinelli & C. s.a.s., Firenze, 1970

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