Si è tenuto il 14 e il 15 giugno il convegno nazionale Uneba in collaborazione con la Fondazione Molina e Don Gnocchi nei pressi di Varese. Al centro la presa in carico della demenza, il ruolo delle RSA, il PNRR, la domiciliarità, i servizi del futuro e la rappresentanza istituzionale del settore sociosanitario. Ecco cosa si è detto nelle due giornate.

Comunicato Stampa a cura di Tommaso Bisagno (giornalista UNEBA), 14 giugno 2022 


Con gli interventi del sindaco di Varese Galimberti, del presidente della Lombardia Fontana, del sottosegretario del Mininistero della Salute Costa e del vicario dell’Arcidiocesi di Milano mons.Vegezzi. Relazioni iniziali di Marco Trabucchi, Antonio Guaita e Marco Annichiarico
 
Apre martedì 14 alle 10 a Villa Cagnola di Gazzada Schianno, a due passi da Varese “Alzheimer: prendersi cura della persona, uno sguardo tra presente e futuro”, convegno nazionale accreditato ECM organizzato da Uneba, la principale associazione di categoria del sociosanitario in Italia, con Fondazione Molina di Varese e Fondazione Don Gnocchi.
 
I saluti di apertura del convegno, mercoledì 14 dalle ore 10, saranno del sindaco di Varese Davide Galimberti, del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, del sottosegretario del Ministero della Salute Andrea Costa, del vicario episcopale dell’Arcidiocesi di Milano monsignor Giuseppe Vegezzi, e dei responsabili delle realtà promotrici: il presidente di Uneba nazionale Franco Massi; il presidente vicario di Uneba Lombardia Marco Petrillo; il presidente di Uneba Varese Luca Edoardo Trama; il presidente di Fondazione Molina Carlo Maria Castelletti; il presidente della Fondazione Don Gnocchi, don Vincenzo Barbante.
 
Dopo l’introduzione della neurogeriatra Carla Pettenati, responsabile scientifica del convegno, la prima relazione sarà “Il sistema dei servizi di fronte alla demenza: quali prospettive future?” con Marco Trabucchi, del Gruppo Ricerca Geriatrica Brescia.


Antonio Guaita, della Fondazione Golgi Cenci di Abbiategrasso, tratterà “Ripensare l’ambiente come risorsa per le persone con demenza”: adattare RSA e case ai bisogni delle persone di demenza può diventare decisivo per il benessere dei malati e dei loro caregiver.
Con l’intervento “Vivere nonostante l’Alzheimer”, lo scrittore Marco Annicchiarico attingerà alla sua esperienza personale: dal 2016 è accanto a sua mamma Lucia, malata di Alzheimer.
 
Dalle 14.30 i seminari “Bisogni inespressi e disturbi del comportamento nella demenza: comprendere per curare”, “Le parole, la comunicazione e il dialogo nella demenza: superare gli stereotipi negativi” e “Oggi è una buona giornata…”, con la presentazione delle esperienze e delle competenze di Fondazione Don Gnocchi, Figino Borgo Sostenibile, Fondazione Molina, Fondazione Cottolengo, Rsa Buon Cammino, e  gli interventi del vicepresidente nazionale Uneba Fabio Toso, del presidente di Uneba Milano Virginio Marchesi.
 
Alle 17.15 Giuseppe Armocida, Presidente  onorario della Società Italiana di Storia della Medicina, presenta un omaggio a Gaetano Perusini, medico pioniere degli studi sulla demenza.


Dal sito Uneba il programma del convegno.



Comunicato Stampa del 15 giugno, a cura di Tommaso Bisagno

Mercoledì 15 per il convegno Ecm “Alzheimer: prendersi cura della persona, uno sguardo tra presente e futuro”

Di quali cure e quali servizi hanno bisogno i malati di Alzheimer?
Università, Regione Lombardia e non profit a confronto a Gazzada (Varese)

Evoluzione dei bisogni: uno sguardo sui servizi futuri” è il tema della tavola rotonda al via mercoledì 15 alle 9 a Villa Cagnola di Gazzada Schianno (Varese) nell’ambito del convegno Ecm “Alzheimer: prendersi cura della persona, uno sguardo tra presente e futuro”, organizzato da Uneba con Fondazione Molina e Fondazione Don Gnocchi.

Gli interventi: “Il presente e il futuro dei centri diurni Alzheimer” con Enrico Mossello, Università di Firenze; “Le demenze e la rete dei servizi nell’Insubria” con Marco Mauri, Università dell’Insubria; “Uno sguardo sulle demenze attraverso i dati del FNA (Fondo Non Autosufficienza)” con Claudia Moneta, direttore generale dell’assessorato alla famiglia della Regione Lombardia; “Demenza tra progetto di vita e progetto di cura” con Fabrizio Giunco, Fondazione Don Gnocchi.

“I luoghi di cura tra il domicilio e le unità di offerta” è il secondo momento, dalle 11.45, con gli interventi di Emanuele Monti, presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale della Lombardia; Valeria Negrini, portavoce del Forum Terzo Settore Lombardia e vicepresidente di Fondazione Cariplo; Antonio Sebastiano, direttore dell’Osservatorio RSA alla LIUC Business School; Alessandro Pirola, direttore generale di Fondazione Maddalena Grassi. Modera Luca Degani, presidente Uneba Lombardia.

Dalle 14.30 Carlo Maria Castelletti, presidente di Fondazione Molina, modera il seminario: “Competenza, capacità decisionale e consenso alle cure nella demenza” con gli interventi del notaio Edoardo Rinaldi, dell’avvocato Barbara Cirivello e del commercialista Marco Petrillo.

Per la fragilità dei malati di Alzheimer le strutture residenziali restano fondamentali

“Le demenze senili richiedono una presenza costante:non si può curare l’Alzheimer con poche decine di ore di assistenza domiciliare integrata all’anno!”. Con questa osservazione basata sui bisogni dei malati, il presidente nazionale Uneba Franco Massi ha evidenziato l’importanza delle RSA dei centri diurni specializzati per l’Alzheimer. Una importanza che amaramente contrasta con la scarsa attenzione del Pnrr per le RSA.


“Anche noi siamo servizio pubblico: nelle RSA il 15% dei posti letto è dei Comuni o comunque pubblico, il 25% è del privato profit, l’8% della cooperazione: il resto, più del 50%, è del privato non profit, rappresentato anzitutto da Uneba, e da Aris”.

Servizi istituzionali e domiciliari devono essere conviventi e coordinati – ha detto don Enzo Barbante, presidente di Fondazione Don Gnocchi – con in più un impegno importante a garantire adeguata formazione agli operatori. E invece mi sembra che sui temi della formazione ci sia un esteso silenzio”. Impossibile, ha rilevato Barbante, trovare il personale necessario per le 28 mila nuove strutture assistenziali previste dal Pnrr.

“Siamo soli –ha rilevato il presidente della Fondazione Molina Carlo Maria Castelletti –. Manca sinergia tra ospedali e le nostre strutture”. Servirebbero nuovi percorsi di continuità assistenziale, ha rilevato.

“I nuclei Alzheimer nelle RSA permettono ai malati una qualità di vita che altrimenti sarebbe impossibile”, ha osservato Guido Bonoldi, consigliere comunale con delega alla Sanità del Comune di Varese ma anche ex presidente di Fondazione Molina. “Vogliamo che Varese diventi una ‘città che cura’, valorizzando rete e risorse che già ci sono”.

Mons. Mario Vegezzi, vicario episcopale della Diocesi di Milano, ha lasciato ad Uneba un augurio: “Spero possiate centrare l’obbiettivo di prendervi cura delle persone, e volgere lo sguardo al ruolo della spiritualità nella cura”.

“Grazie per lo spazio di formazione e confronto che offrite oggi, certo che sarà strumento utile per il futuro del vostro lavoro e indirizzo delle azioni delle autorità che oggi vi accompagneranno” , è un passaggio del messaggio inviato dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana.

Una sintesi degli interventi al convegno (tra cui quelli di Carla Pettenati, Antonio Guaita, Marco Trabucchi e Marco Annichiarico) sarà pubblicata su www.uneba.org e diffusa nella newsletter Uneba.


Indagini e interventi ad “Alzheimer, prendersi cura della persona”, convegno nazionale Uneba – Don Gnocchi – F.Molina a Gazzada Schianno, Varese

  • Centri diurni Alzheimer e RSA, i numeri della difficile ripartenza dopo la fase più acuta della pandemia
  • Monti (Comm.Sanità Lombardia): rivedere il vincolo di esclusiva degli infermieri dipendenti pubblici
  • Negrini (Forum Terzo Settore): servono nuove alleanze nel Terzo Settore per portare proposte alla politica

Gazzada Schianno (Va), 15 giugno – Circa un terzo dei centri diurni Alzheimer ha interrotto in modo persistente l’attività a seguito della pandemia. Il numero degli ospiti si è ridotto in molti Centri e ad aprile 2021 era inferiore al 50% rispetto alla capienza pre pandemia.


Sono due dei dati sulle difficoltà dei centri diurni Alzheimer, frutto di un indagine su circa 80 realtà, proposto da Enrico Mossello, geriatra all’Università di Firenze, ad “Alzheimer, prendersi cura della persona”, convegno nazionale Uneba Don Gnocchi – F.Molina a Gazzada Schianno, Varese, il 14 e 15 giugno. Già prima del Covid, i posti nei centri diurni Alzheimer erano 1 per ogni 540 malati di demenza in Italia.


Ci sono tuttavia, rileva Mossello, dei segni di speranza: l’80% dei centri diurni Alzheimer indagati ha attivato modalità di assistenza alternative durante il periodo del lockdown, soprattutto assistenza a distanza (prevalentemente via telefono) e assistenza domiciliare. La pandemia ha spinto a una diversificazione dei servizi e una rimodulazione degli spazi. È in corso la fase di progettazione di una «nuova normalità» dei centri diurni Alzheimer. Si sta riscoprendo l’importanza delle attività all’aria aperta e dei giardini Alzheimer. (su www.uneba.org tutti i dati dell’indagine)

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È ancora enorme la complessità che quotidianamente le RSA devono affrontare, anche ora che la pandemia ha allentato il suo morso. Lo ha evidenziato Antonio Sebastiano, direttore dell’Osservatorio RSA alla LIUC Business School di Castellanza (VA), portando alcuni dati, ancora provvisori, raccolti in 20 RSA con 3000 posti letto complessivi.


Infatti i minuti medi di assistenza dedicati ogni settimana a ciascun ospite nel 2021 sono ancora ben al di sopra della media pre Covid, e risultano in media 1242; alta resta pure la spesa farmaceutica media per giornata di assistenza; continua ad aumentare la percentuale di ospiti con grave compromissione delle attività cognitive: arriva al 65,5%. Dati che mostrano l’aggravamento medio delle condizioni di salute di chi è accolto in RSA.


Inoltre, evidenzia Sebastiano, il tasso di saturazione (cioè di riempimento) dei posti letto accreditati nelle RSA è calato, da valori intorno al 98% nel decennio precedente, al 93% nel 2021.

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Il presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale della Lombardia Emanuele Monti, intervenendo al convegno, ha ribadito il suo sostegno alle RSA. “La RSA – ha detto Monti – deve essere cuore del territorio, ed essere ‘RSA di servizi’ con assistenza domiciliare integrata e RSA aperta. Le RSA devono avere un ruolo chiaro, e sostenuto da tutta la filiera politica regionale e nazionale”.


Monti ha presentato poi le sue proposte per rispondere alla grave carenza occupazionale nel settore sociosanitario. “Dobbiamo pensare a dei ragionamenti strategici: ad esempio rivedere il vincolo di esclusività degli infermieri che sono dipendenti pubblici. Inoltre, ora che le Rsa cambiano volto, anche le professionalità devono cambiare volto: le Regioni, e una visione nazionale, devono accompagnare questo percorso”.

Alla sessione “I luoghi di cura tra il domicilio e le unita’ di offerta” del convegno è intervenuta anche Valeria Negrini, portavoce del Forum Terzo Settore Lombardia. Di fronte alla prospettiva di un grande aumento degli anziani e delle fragilità, e alla carenza di programmazione accumulatasi negli anni, spiega Negrini, “Rispondere solo con le unità d’offerta è impossibile. Dobbiamo invece costruire, e stringere più forte, alleanze politiche e operative tra gli enti del Terzo Settore per portare proposte. E dobbiamo lavorare sui territori, per coltivare cultura di solidarietà”.

Come ha illustrato nella sua relazione al convegno Claudia Moneta, direttore generale della direzione Famiglia, Regione Lombardia sta sperimentando nuove soluzioni al servizio degli anziani fragili in un’area tra le soluzioni di assistenza domiciliare informali fornite dai familiari e l’assistenza sociosanitaria di tipo residenziale.

In provincia di Varese esiste una diffusa rete di Rsa con una offerta diversificata di servizi per chi soffre di demenza: su 58 rsa, 13 Nuclei Alzheimer, 15 Centri Diurni Integrati e 3 Nuclei Neuro-Psico-Geriatrici. Lo ha evidenziato il neurologo dell’Università dell’Insubria Marco Mauri nella sua relazione.

Per approfondire:


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