Le storie di vita degli anziani alla Casa Famiglia San Giuseppe di Vimercate sono state raccolte in modo diverso. Di seguito potete scoprire il progetto psico-socio-educativo attuato con gli anziani dell’RSA: un viaggio immaginario, dalla bellezza della natura alla potenza del patrimonio culturale

Di Rita D’Alfonso (Psicologa e psicoterapeuta esperta in psicogerontologia), Antonia Ottaiano (Psicologa esperta in metodologie autobiografiche), Marcella Capucciati (Educatrice professionale in ambito geriatrico)

La natura evoca le storie di vita degli anziani

Il torrente Molgora con le risate dei bambini, il profumo di terra bagnata dal boschetto dietro la Cascina Morosina, il vento caldo che annuncia il tempo della raccolta e solleva l’odore del bucato sventolante sui fili tra le travi, il fuoco che scalda la grande stanza buia mentre si recita il Rosario.

La natura ha un grande potere evocativo, è scenario delle nostre biografie; gli elementi naturali, vissuti o rivissuti con tutti i sensi, riattivano ricordi ed emozioni, che tornano ad animare luoghi, suoni, profumi, tramutati in frammenti di vita, per tesserli in trama, suggerire e narrare vecchie e nuove storie.

E anche quando le condizioni non consentono di vivere vere e proprie esperienze di viaggio – di full immersion nella natura, fatta di boschi, mare o montagna – è possibile comunque promuovere il benessere psicofisico creando, anche grazie ai mezzi multimediali, un ambiente arricchito, ma di semplice fruibilità, in grado di suscitare non solo risposte emozionali, ma anche cognitive e fisiologiche, per consentire un rilassamento rigenerante e un sollievo dallo stress.

Con queste finalità è nato il Progetto, Percorsi visivi e narrazioni, ideato nell’autunno del 2018 da due educatrici e dalla psicologa presso la RSA Casa Famiglia San Giuseppe di Vimercate e proseguito, con le opportune modifiche, anche durante i mesi dell’emergenza sanitaria. Il progetto si è rivolto ad anziani ospiti della RSA, con diversi livelli di cognitività, alcuni anche con disturbi comportamentali.

Il Progetto

Molti sono i riferimenti e le suggestioni che hanno contribuito a comporre il Progetto, fondato sul riconoscimento delle potenzialità “terapeutiche” della natura, fonte di emozioni e di memorie. Innanzitutto una condizione esistenziale, la possibilità di rivolgersi ad una natura vicina, amica, che si mostra quotidianamente nella sua bellezza: il Parco della Casa, una vasta area verde, che circonda e abbraccia la RSA.

All’osservazione di una natura prossima e reale si è pensato di abbinare una natura virtuale, proponendo gli affascinanti video di Alamar Life©, predisposti per l’approccio terapeutico di natura in video da Cristina Fino (2011). Altri riferimenti teorici ed esperienziali sono stati le metodologie in ambito narrativo-biografico di Duccio Demetrio (1996), gli insegnamenti tratti da esperienze di drammaterapia e infine la conoscenza di tecniche dello yoga e della mindfulness.

Tutti questi aspetti hanno consentito all’equipe psico-socio-educativa di dare forma a un percorso che ha unito i benefici del contatto con la natura, a quelli della drammatizzazione, della meditazione e della narrazione.

Nel Progetto si simula un immaginario viaggio che inizia nel tempo dai quattro fondamentali elementi naturali – Acqua, Terra, Aria, Fuoco – per finire negli attuali ambienti urbani, in una sorta di visita alle quattro città italiane più famose (Venezia, Roma, Milano, Napoli): un viaggio capace di suscitare piacevoli sensazioni, sperimentando anche gusti, suoni, colori, per provare ancora intense emozioni, custodire ricordi e riconoscere il patrimonio territoriale legato sia alla propria origine che al contesto culturale italiano.

In sintesi gli obiettivi del progetto:

  • Favorire condizioni ambientali e psicofisiche di benessere e condivisione;
  • Valorizzare le potenzialità ancora presenti anche in una persona con demenza per una migliore autostima;
  • Ridurre i disturbi comportamentali e incentivare la coesione di gruppo;
  • Rigenerare l’attenzione, la concentrazione visiva e le abilità di conversazione;
  • Promuovere condizioni di rilassamento, nella consapevolezza delle proprie sensazioni;
  • Stimolare l’orientamento temporale in connessione ai cicli naturali stagionali;
  • Destare la memoria autobiografica, la condivisione dei ricordi, delle emozioni e sollecitare l’ascolto;
  • Incentivare la creatività, costruendo storie legate alla memoria personale e collettiva.

La metodologia e le attività

Dal 2018 al 2020 sono stati svolti quattro cicli di dodici incontri ognuno, a cadenza settimanale, della durata di circa un’ora e mezza, svolti con la collaborazione di due educatrici, una con il ruolo di “conduttrice” e l’altra di “scriba”, con il supporto di due volontarie. Gli incontri sono stati rivolti a un gruppo di cinquanta ospiti con potenzialità cognitive nella norma o con declino da lieve a moderato.

Ogni seduta è stata così articolata:

  1. Introduzione: la “centratura”, la concentrazione:
  • Ricerca della comodità, ovvero della miglior posizione sulla sedia;
  • Respirazione lenta e profonda ad occhi chiusi;
  • Movimenti del capo (brahma mudra) e delle braccia (parvatasana);
  • Ripetizione del suddetto ciclo per tre volte.

2. Le attività: la percezione, la narrazione

  • Osservazione delle condizioni ambientali del Parco durante l’accompagnamento alla sala dell’attività;
  • Visione dei video Experience Nature Ambienti: Bosco, Campagna, Montagna Autunno, Inverno. Si selezionano cicli e sequenze, mostrati in base all’elemento naturale e alla stagione: per il Fuoco il video del camino in una baita di Montagna in autunno; per l’Acqua il video della Montagna in inverno con la neve; per la Terra il video del Bosco durante la stagione primaverile; per l’Aria il video della Campagna durante la stagione estiva;
  • Condivisione delle sensazioni, delle percezioni, di stati d’animo e riflessioni, secondo la metodologia dell’Ologramma Autobiografico (Demetrio, 2008), che consente di far emergere dimensioni esistenziali topiche, poi raccolte e proiettate su un video;
  • Costruzione, dal quarto incontro in poi, delle Storie, che si formano e si articolano nella narrazione, utilizzando anche la tecnica delle cinque W e del How. La scrittura, riportata e mostrata a video di volta in volta, è arricchita anche da momenti esperienziali legati al gusto e all’olfatto, dalla visione di inquadrature e sequenze di film, da immagini storiche dei luoghi, oltreché da foto personali;
  • Drammatizzazione, dalla decima alla undicesima seduta: alcuni anziani diventano attori, acquisendo costumi, modalità comportamentali, interpretando i personaggi protagonisti delle storie immaginate.

3. Conclusioni: lo svelamento, la condivisione

  • Restituzione finale, nel dodicesimo incontro, con lettura collettiva e proiezione di slide delle storie create, che sono state poi stampate e date ai familiari, a volontari, a quanti condividono la vita quotidiana della Casa anche nella rete territoriale.

L’aggiornamento del Progetto al tempo dell’emergenza sanitaria

L’emergenza sanitaria, che ha coinvolto drammaticamente anche la nostra Residenza Sanitaria, con la necessaria chiusura all’esterno, l’obbligo dei distanziamenti, delle attenzioni legate all’uso dei DPI, ha imposto, nei mesi più duri e difficili del lockdown, una necessaria sosta alle attività rivolte a gruppi, privilegiando approcci individuali che mantenessero la qualità rassicurante della relazione personale.

Tuttavia, appena è stato possibile rialzare lo sguardo verso il cielo, è riapparsa in tutta la sua meraviglia, la visione del Parco, dei giardini interni alla Casa, un respiro di serenità e di quiete, di un luogo in cui era ancora possibile tornare a respirare, a vivere, a passeggiare o ad essere accompagnati.

Una parziale ripresa della normalità, un benessere ancora una volta donato dalla natura. Il Parco era così frequentato che ha suggerito ancora una volta la metafora del viaggio, che ci ha consentito di riprendere le fila, rispondendo al bisogno di “aria”, libertà ed evasione dalla routine, con una proposta che aggiornava il precedente progetto, sostituendo alle suggestioni dei video Alamar Life, il desiderio di viaggiare virtualmente utilizzando strumenti digitali per entrare in contatto con l’arte, la natura, la bellezza.

Dunque, supportati dai tour virtuali e dal grande cinema, una volta a settimana, altre due educatrici hanno condotto il gruppo attraverso diverse città: Roma, commentando sequenze del film “Vacanze romane”, Venezia con sequenze di “Venezia, la luna e tu”, Napoli e Milano con “Totò, Peppino e la malafemmina”.

La proiezione dei film, in una sorta di Cinematerapia collettiva (D’Alfonso, 2005), ha consentito che emergessero sensazioni, ricordi, emozioni, attualizzati e resi concreti con incontri dal vivo (protetti) in cui sperimentare e assaggiare sapori e suoni della città, dal Campari di Milano alla pizza napoletana. Il viaggio da virtuale si è attualizzato, confermando il potere fattuale dell’immaginazione: le emozioni emerse sono state raccolte e trasformate in possibilità di vivere le città, con i loro suoni, sapori, monumenti, ricreando la bellezza con scenari, indumenti ed elementi caratterizzanti.

Osservazioni conclusive

Attraverso la narrazione condivisa, attivata da immagini di natura, dai video, da film o altre fonti iconografiche, si sono creati racconti, di cui gli anziani sono protagonisti, sollecitati dagli stimoli naturali e virtuali, potenti e significativi, che incoraggiano una partecipazione attiva e coinvolgente, un dialogo con sé stessi per connettersi agli altri, dare traccia di sé e della propria storia. Questo processo inclusivo e partecipativo ha dato vita ad un racconto-fotografia del territorio di Vimercate, intessuto con suggestioni ed immagini del sud Italia, luogo di origine di alcuni ospiti, ma anche con i ricordi di trascorsi viaggi personali.

La bellezza salverà il mondo”, con questa affermazione Dostoevskij (1869) comunica il valore fondamentale da preservare: la cultura. Quando accade un evento così drammatico, improvviso quale è stata la diffusione del contagio da Coronavirus, si può configurare l’esperienza vissuta come un trauma che minaccia se stessi, le persone a cui si è legati, le certezze costruite, trasmettendo un senso di impotenza.

La reazione ad eventi traumatici può essere diversa, ma sollecita sempre le risorse individuali, nella prospettiva di una resilienza collettiva. Far vivere la bellezza della natura e del proprio patrimonio culturale è stato utile per continuare a percepire la continuità, a ricucire fratture, in un contesto di cambiamento, facendo vivere significati positivi anche in momenti tragici e negativi.

La bellezza della natura e della cultura ha reso possibile nuove narrazioni, fondate sulla speranza e su una ritrovata identità.

«Amare questa madre terra»

Di seguito la storia intitolata «Amare questa madre terra», Ispirata dal video Alamar Life – Narrazione creativa “Bosco” – e creata dalla narrazione condivisa degli ospiti del Progetto “Percorsi visivi e narrazione”

C’era una volta un mondo, creato da Dio, dove gli uomini vivevano aiutandosi. Ogni persona aveva cura della terra e del suo vicino. Della terra perché la cura dava buoni frutti e del vicino perché donare era più gratificante del ricevere.

Sulla cima della collina verde, dalla quale si poteva osservare un immenso lago grande così tanto da sembrare il mare della Danimarca, vi era un paese chiamato Gremuè.

Il cuore del paese era la chiesetta dedicata a San Francesco d’Assisi. Era piccola, fatta di mattoni, intonacata di bianco, con un chiostro laterale incorniciato da belle colonne di marmo chiare. In mezzo al chiostro vi era un ulivo e, dal centro del pratoalzando la testa, si poteva ammirare un balcone decorato da vasi di fiori di tutti i colori che in inverno, al calar del sole, venivano illuminati dalle fiammelle delle candele.

Il guardiano del convento si chiamava Frate Silverio. Gli altri frati che abitavano quel luogo erano: Frate Giulio, il frate dormiglione / Frate Indovino, l’addetto alla terra, nei periodi buoni e non buoni / Frate Felice, era sempre contento diceva “prato fiorito, amore contento” / Frate Tito, insegnava a pregare bene ed era l’addetto alle benedizioni / Frate Frateme, cercava l’elemosina cantando / Frate Cornelio, il cuoco brontolone / Frate Gioacchino, generoso, quando visitava le case non chiedeva ma portava / Frate Orlando, era il più giovane, lo studioso / Frate Ulderico, il tutto fare.

C’erano nel convento tredici galline, cinque conigli, tre alveari e un asinello. Nel paese di Gremuè, il Municipio era accanto alla scuola. La maestra si chiamava Suor Maria, una donna dolce, umile, generosa, amorevole, gentile, disponibile, caritatevole, ma soprattutto paziente nell’insegnare e imparziale con tutti, sia con i figli dei contadini che con quelli di famiglie più benestanti. I bambini arrivavano a scuola con il cinguettio degli uccellini tra le fronde degli alberi che ombreggiavano il cortile all’ingresso e, qualche volta, raccoglievano i piccoli uccellini caduti e li portavano in classe dove si accudivano affinché riuscissero a volare.

Il Comune era presieduto da un sindaco che era portavoce di “tutti”. Era un uomo paffutello, con i baffi, affabile, con tanto senso di responsabilità. A lui interessava solo il bene del paese e della sua gente e faceva in modo che tutto avvenisse secondo giustizia ed imparzialità. Era una persona molto conciliante e teneva al fatto che tutti andassero d’accordo.

In piazza c’era anche lo studio del medico condotto. A Gremuè il medico era una donna! La dottoressa Cremagnani. Era molto disponibile, la si poteva chiamare a tutte le ore, aveva una parola buona per ogni malanno e per ogni malato.

Il parroco, Don Tarcisio, era umano, accogliente con i più bisognosi, accattivante con i giovani, uno che non aveva paura a voltar indietro le maniche per aiutare la comunità e soprattutto l’oratorio, punto fondamentale dell’educazione. Nell’oratorio organizzava molte attività sportive che tenevano vivo il paese.

Nelle famiglie che abitavano a Gremuè le donne erano importanti in quanto condottiere dell’unione familiare. Si conoscevano tutte! C’erano Maria del bosco, Dorotea, Santina, Carla, Giuseppina, Cesarina, Geltrude, Clelia, Ersilia, Elena, Irene, Maria Pia, Margherita, Scaglia con il pollice verde per l’erba salvia, Anita, Anna, Brigida, Filomena, Dorotea, Francesca, Cesarina, Sciangola, Assunta, Rosa, Ninì e Carolina.

Verso sera, da ogni casa, si sentiva intonare un canto che pareva dar voce allo spirito di quella città e di quella gente: Le prime stelle in cielo brillano già, tra i biancospini il vento mormora e va. Sembra un incanto il bosco sotto la luna, favole appassionate narra per te… vieni, questa è la strada del cuore, dove nasce l’amore che non muore mai più!

Nel paese di Gremuè nessuno era dimenticato, la terra era sacra e la vita era un dono. All’ingresso delle antiche mura, dove risuonavano gli echi del passato e degli avi, vi era una poesia incisa che svelava un segreto, il più grande segreto della vita:

Bibliografia e sitografia

Demetrio D., La scrittura clinica. Consulenza autobiografica e fragilità esistenziali, Milano, Raffaele Cortina Editore (2008)

Demetrio D., Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, Milano, Raffaele Cortina Editore (1996)

D’Alfonso R. (a cura di), CinemAnziani. Percorsi di sperimentazione di Cinematerapia (2005) Progetto di rete tra strutture residenziali per anziani in collaborazione con Regione Lombardia

Cristina Fino, Autrice e ideatrice di “Experience Nature” ©- www.alamarlife.com

Le storie di vita degli anziani alla Casa Famiglia San…

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