L’associazione Alzheimer Bari offre supporto da vent’anni agli anziani e alle loro famiglie, prevedendo percorsi mirati per le singole persone. Come sono cambiate le sue attività durante la pandemia? Una cosa è certa: la vicinanza ad anziani e caregiver non è mai venuta meno.

Nel mese di settembre la redazione di CURA ha dato ampio spazio al tema della buona cura alle persone con demenza. In particolare abbiamo offerto un’analisi approfondita dell’impatto che la pandemia ha avuto sulle persone con demenza e sui loro caregiver. Abbiamo voluto mettere in luce le difficoltà ulteriori che sono arrivate a questa fascia di popolazione già fragile.

Ma in questi mesi difficili c’è stato anche chi ha continuato a essere di supporto agli anziani e alle loro famiglie, in particolar modo volontari e associazioni. Ora vogliamo quindi dare voce a chi ha saputo esserci, nonostante gli ostacoli imposti dalla pandemia.

Per questo abbiamo intervistato la Dottoressa Katia Pinto, Vicepresidente dell’Associazione Alzheimer Bari – nonché Vicepresidente della Federazione Alzheimer Italia – che ci ha raccontato come lei e i suoi collaboratori sono riusciti a mantenere azioni di supporto agli anziani anche nei momenti più duri.

L’Associazione Alzheimer Bari

L’Associazione Alzheimer Bari è speciale: non dà aiuto solo ai caregiver, ma da oltre vent’anni si prende cura direttamente anche di un certo numero di anziani. I soci di Alzheimer Bari sono infatti riusciti ad aprire nel 2014 la Casa Alzheimer Don Tonino Bello, il cui obiettivo è quello di fornire supporto alla famiglia ma anche di dare una migliore qualità di vita agli anziani attraverso la socializzazione e l’informazione.

Coordinata da Katia Pinto, psicologa e psicoterapeuta, e da suo marito, medico e pneumologo, la Casa Alzheimer Don Tonino Bello prende in carico tutta la famiglia, cercando di costruire un programma di intervento mirato per la persona, strutturando interventi psicosociali e comportamentali ad hoc.

Le attività svolte alla Casa Don Tonino Bello

Molte sono le attività che la Casa Don Tonino Bello svolgeva prima della pandemia: dalla stimolazione cognitiva individuale o in piccoli gruppi, al laboratorio musicale o la musicoterapia, alla stimolazione della memoria procedurale, attraverso soprattutto attività di vita quotidiana, seguite dal professor Giulio Lancioni.

E ancora attività di fisioterapia e di ginnastica dolce, così come di Pet Therapy o di Doll Therapy, ovvero l’utilizzo di bambole terapeutiche, sulla base degli studi di Ivo Cilesi. «La signora che vedete nella foto che segue», racconta la Dottoressa Pinto, «ha avuto il premio per la miglior foto e ha anche realizzato il vestitino con i fiori che ha fatto indossare a quella che per lei è “la sua bambina”».

Oltre a queste attività, molto interessante è il Cogs Club, realizzato in collaborazione con il prof. Andrea Fabbo di Modena, che viene fatto con le persone a cui è appena stata diagnosticata la demenza, che sono chiaramente in condizione molto diversa da quelle per le quali la malattia è in stato avanzato.

Il Cogs Club ha origine in Inghilterra, dagli studi dell’infermiera Jackie Tuppen, esperta di demenza. È stato implementato nel 2015 in più comuni della Regione Emilia dal dottor Andrea Fabbo e dalla sua equipe e da ottobre 2016 è attivo presso Casa Don Tonino Bello.

«Eravamo a 5 Cogs Club prima del covid», racconta Pinto, «ora inevitabilmente c’è stata una modifica di lavoro. Lo scopo del Cogs Club è quello di offrire occasioni di stimolazione, socializzazione e condivisione al fine di ritardare la progressione dei deficit cognitivi e la comparsa della disabilità». 

Merita attenzione anche l’attività svolta con il Robot Pepper, in collaborazione con la professoressa Nadia de Carolis, dell’Università degli Studi di Bari.

«All’inizio eravamo tutti un po’ restii a questa novità, mentre abbiamo visto poi che le persone con demenza lo aspettano come se fosse un bambino, che devono accarezzare, a cui devono fare le domande, a cui devono insegnare delle cose».

L’importanza degli aspetti ambientali

Tra i metodi principali che l’Associazione Alzheimer Bari utilizza, vi è il metodo Gentlecare di Moira Jones, di cui è referente in Italia Elena Bortolomiol, e che viene applicato in toto nella Casa Alzheimer Don Tonino Bello.

«In ossequio al metodo Gentlecare», spiega la dottoressa, «abbiamo fatto dentro la Casa anche una piccola chiesa, che ci permette di ritmare i tempi e gli spazi. Per le persone cattoliche che seguono la nostra attività questo è importantissimo».

Sempre per valorizzare la qualità di vita degli anziani attraverso gli aspetti ambientali, l’Associazione Alzheimer Bari ha realizzato anche la ricostruzione di uno scompartimento di un treno, grazie alla quale è possibile attuare la Terapia del viaggio, sempre sulla base degli studi di Ivo Cilesi.

«Trovate su internet* il nostro video dove siamo partiti con una persona, siamo andati a Lecce, abbiamo fatto un viaggio vero e poi abbiamo provato a portare la stessa persona nel nostro treno con il video del viaggio Bari-Lecce. Abbiamo potuto constatare che non ci sono grosse differenze, e che le persone riescono a parlarci della loro vita, sia nel treno vero che nel treno ricostruito».


* Suggeriamo i due video su Youtube:

Il vero viaggio realizzato dall’Associazione Alzheimer Bari
Un’intervista all’Associazione Alzheimer Bari in merito al viaggio in treno

Comunità amica della demenza

Dal 2019 sono riusciti a diventare anche Comunità amica della demenza. «Da allora», spiega la dottoressa Pinto, «abbiamo avuto dal comune un orto tutto nostro, distante da noi circa 500 metri, dove le persone possono fare attività di ortoterapia e dove c’è uno scambio di interazione tra i bambini e i nostri associati».

«In più abbiamo creato casette con libri dentro, quindi chi non vuole fare l’attività di ortoterapia può tranquillamente sedersi sulle panchine o sui covoni per leggere un libro».

All’interno della Comunità amica della demenza, vi è stata un’altra azione molto importante: la convenzione con i supermercati “Spesa più” di Bari.

«In 13 supermercati abbiamo messo delle agevolazioni per le persone con demenza: posto auto riservato, una panchina dove sedersi se non vogliono girare, un’area di sosta con libri e riviste; inoltre hanno la precedenza alle casse e nei banchi macelleria e frutta; in più il giovedì pomeriggio gli impiegati del supermercato (da noi formati) sono a loro disposizione anche per far la spesa insieme». 

E poi è arrivato il Covid…

Quelle elencate sono solo alcune delle attività e delle azioni messe in campo dall’Associazione Alzheimer Bari nei suoi vent’anni di servizio alla comunità.

Come si vede, la relazione è al centro di tutto. Ma in che modo l’Associazione ha potuto essere ancora accanto alle persone durante la pandemia?

Ce lo racconta la dottoressa Katia Pinto nella video intervista che segue, in cui ci spiega anche l’organizzazione di base dell’Associazione e le attività che stanno gradualmente riprendendo.

I volontari attivi

«Ringrazio tutti i miei grandi collaboratori senza i quali questa realtà non esisterebbe!»Dott.ssa Katia Pinto

Ecco i nomi a cui va rivolto questo ringraziamento

Dott.ssa claudia Chiapparino

Dott.ssa claudia lograno

Dott.ssa Doriana Santoro

Dott.ssa Rossana colucci

Dott. Fabrizio lattanzio 

Dott. enzo Galgano

Dott.ssa maria Teresa moniello

Dott.ssa Luciana Luzzi 

Dott.ssa Rita Schiavone

 Dott. Giuseppe Mansueto 

Dott.ssa Claudia Fiorentino

Dott.ssa Luciana belviso

Dott.ssa Alessandra Ventrella

Dott.ssa Roberta de carne

Dott.ssa Marina Taccardo

Dott.ssa Margherita Caruso 

Dott.ssa Elisa zoppi

Dott.ssa Terry antonicelli

Dott.ssa Rosita Gassi     

Dott.ssa Valeria Stallone    

Dott. Silvio Todisco

About the Author: Editrice Dapero

Casa Editrice Indipendente per una cultura condivisa nel settore dell’assistenza agli anziani.

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L’associazione Alzheimer Bari offre supporto da vent’anni agli anziani e alle loro famiglie, prevedendo percorsi mirati per le singole persone. Come sono cambiate le sue attività durante la pandemia? Una cosa è certa: la vicinanza ad anziani e caregiver non è mai venuta meno.

Nel mese di settembre la redazione di CURA ha dato ampio spazio al tema della buona cura alle persone con demenza. In particolare abbiamo offerto un’analisi approfondita dell’impatto che la pandemia ha avuto sulle persone con demenza e sui loro caregiver. Abbiamo voluto mettere in luce le difficoltà ulteriori che sono arrivate a questa fascia di popolazione già fragile.

Ma in questi mesi difficili c’è stato anche chi ha continuato a essere di supporto agli anziani e alle loro famiglie, in particolar modo volontari e associazioni. Ora vogliamo quindi dare voce a chi ha saputo esserci, nonostante gli ostacoli imposti dalla pandemia.

Per questo abbiamo intervistato la Dottoressa Katia Pinto, Vicepresidente dell’Associazione Alzheimer Bari – nonché Vicepresidente della Federazione Alzheimer Italia – che ci ha raccontato come lei e i suoi collaboratori sono riusciti a mantenere azioni di supporto agli anziani anche nei momenti più duri.

L’Associazione Alzheimer Bari

L’Associazione Alzheimer Bari è speciale: non dà aiuto solo ai caregiver, ma da oltre vent’anni si prende cura direttamente anche di un certo numero di anziani. I soci di Alzheimer Bari sono infatti riusciti ad aprire nel 2014 la Casa Alzheimer Don Tonino Bello, il cui obiettivo è quello di fornire supporto alla famiglia ma anche di dare una migliore qualità di vita agli anziani attraverso la socializzazione e l’informazione.

Coordinata da Katia Pinto, psicologa e psicoterapeuta, e da suo marito, medico e pneumologo, la Casa Alzheimer Don Tonino Bello prende in carico tutta la famiglia, cercando di costruire un programma di intervento mirato per la persona, strutturando interventi psicosociali e comportamentali ad hoc.

Le attività svolte alla Casa Don Tonino Bello

Molte sono le attività che la Casa Don Tonino Bello svolgeva prima della pandemia: dalla stimolazione cognitiva individuale o in piccoli gruppi, al laboratorio musicale o la musicoterapia, alla stimolazione della memoria procedurale, attraverso soprattutto attività di vita quotidiana, seguite dal professor Giulio Lancioni.

E ancora attività di fisioterapia e di ginnastica dolce, così come di Pet Therapy o di Doll Therapy, ovvero l’utilizzo di bambole terapeutiche, sulla base degli studi di Ivo Cilesi. «La signora che vedete nella foto che segue», racconta la Dottoressa Pinto, «ha avuto il premio per la miglior foto e ha anche realizzato il vestitino con i fiori che ha fatto indossare a quella che per lei è “la sua bambina”».

Oltre a queste attività, molto interessante è il Cogs Club, realizzato in collaborazione con il prof. Andrea Fabbo di Modena, che viene fatto con le persone a cui è appena stata diagnosticata la demenza, che sono chiaramente in condizione molto diversa da quelle per le quali la malattia è in stato avanzato.

Il Cogs Club ha origine in Inghilterra, dagli studi dell’infermiera Jackie Tuppen, esperta di demenza. È stato implementato nel 2015 in più comuni della Regione Emilia dal dottor Andrea Fabbo e dalla sua equipe e da ottobre 2016 è attivo presso Casa Don Tonino Bello.

«Eravamo a 5 Cogs Club prima del covid», racconta Pinto, «ora inevitabilmente c’è stata una modifica di lavoro. Lo scopo del Cogs Club è quello di offrire occasioni di stimolazione, socializzazione e condivisione al fine di ritardare la progressione dei deficit cognitivi e la comparsa della disabilità». 

Merita attenzione anche l’attività svolta con il Robot Pepper, in collaborazione con la professoressa Nadia de Carolis, dell’Università degli Studi di Bari.

«All’inizio eravamo tutti un po’ restii a questa novità, mentre abbiamo visto poi che le persone con demenza lo aspettano come se fosse un bambino, che devono accarezzare, a cui devono fare le domande, a cui devono insegnare delle cose».

L’importanza degli aspetti ambientali

Tra i metodi principali che l’Associazione Alzheimer Bari utilizza, vi è il metodo Gentlecare di Moira Jones, di cui è referente in Italia Elena Bortolomiol, e che viene applicato in toto nella Casa Alzheimer Don Tonino Bello.

«In ossequio al metodo Gentlecare», spiega la dottoressa, «abbiamo fatto dentro la Casa anche una piccola chiesa, che ci permette di ritmare i tempi e gli spazi. Per le persone cattoliche che seguono la nostra attività questo è importantissimo».

Sempre per valorizzare la qualità di vita degli anziani attraverso gli aspetti ambientali, l’Associazione Alzheimer Bari ha realizzato anche la ricostruzione di uno scompartimento di un treno, grazie alla quale è possibile attuare la Terapia del viaggio, sempre sulla base degli studi di Ivo Cilesi.

«Trovate su internet* il nostro video dove siamo partiti con una persona, siamo andati a Lecce, abbiamo fatto un viaggio vero e poi abbiamo provato a portare la stessa persona nel nostro treno con il video del viaggio Bari-Lecce. Abbiamo potuto constatare che non ci sono grosse differenze, e che le persone riescono a parlarci della loro vita, sia nel treno vero che nel treno ricostruito».


* Suggeriamo i due video su Youtube:

Il vero viaggio realizzato dall’Associazione Alzheimer Bari
Un’intervista all’Associazione Alzheimer Bari in merito al viaggio in treno

Comunità amica della demenza

Dal 2019 sono riusciti a diventare anche Comunità amica della demenza. «Da allora», spiega la dottoressa Pinto, «abbiamo avuto dal comune un orto tutto nostro, distante da noi circa 500 metri, dove le persone possono fare attività di ortoterapia e dove c’è uno scambio di interazione tra i bambini e i nostri associati».

«In più abbiamo creato casette con libri dentro, quindi chi non vuole fare l’attività di ortoterapia può tranquillamente sedersi sulle panchine o sui covoni per leggere un libro».

All’interno della Comunità amica della demenza, vi è stata un’altra azione molto importante: la convenzione con i supermercati “Spesa più” di Bari.

«In 13 supermercati abbiamo messo delle agevolazioni per le persone con demenza: posto auto riservato, una panchina dove sedersi se non vogliono girare, un’area di sosta con libri e riviste; inoltre hanno la precedenza alle casse e nei banchi macelleria e frutta; in più il giovedì pomeriggio gli impiegati del supermercato (da noi formati) sono a loro disposizione anche per far la spesa insieme». 

E poi è arrivato il Covid…

Quelle elencate sono solo alcune delle attività e delle azioni messe in campo dall’Associazione Alzheimer Bari nei suoi vent’anni di servizio alla comunità.

Come si vede, la relazione è al centro di tutto. Ma in che modo l’Associazione ha potuto essere ancora accanto alle persone durante la pandemia?

Ce lo racconta la dottoressa Katia Pinto nella video intervista che segue, in cui ci spiega anche l’organizzazione di base dell’Associazione e le attività che stanno gradualmente riprendendo.

I volontari attivi

«Ringrazio tutti i miei grandi collaboratori senza i quali questa realtà non esisterebbe!»Dott.ssa Katia Pinto

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Dott.ssa Roberta de carne

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