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L’atteggiamento convalidante può essere di aiuto quando è necessario far comprendere a un bambino la demenza che colpisce un nonno o un parente anziano. Come? Ne abbiamo parlato in un articolo recente. Ecco una proposta di attività e il racconto dell’esperienza di chi l’ha messa in pratica.

L’atteggiamento convalidante che sta alla base del metodo Validation® può essere di grande aiuto per la famiglia di una persona colpita da demenza. Questo metodo, ideato dalla gerontologa e terapeuta sociale Naomi Feil alla fine degli anni Settanta e diffuso in tutto il mondo, nasce per accogliere la realtà dell’anziano confuso, per permettergli di esprimerla: al posto del ragionamento, della rassicurazione, del tentativo di distrazione o della bugia, modalità istintive di approccio, ma scarsamente efficaci, si preferisce un approccio empatico.

L’atteggiamento convalidante ritiene che ciò che l’anziano vive dentro di sé sia la sua realtà e vada accettata, condividendo emozioni e bisogni, senza mentire, senza giudicare, sospendendo ogni giudizio, preconcetto, aspettative e nostre emozioni. Un metodo ricco di azioni oltre che di riflessioni, composto da tecniche e da capacità interiori.

Un aiuto per i familiari della persona con demenza

Riconoscere, accogliere e validare le proprie emozioni, per essere in grado di riconoscere, accogliere e validare le emozioni dei più piccoli rispetto alla demenza. Un esempio di attività per aiutare i bambini ad affrontare la demenza in un nonno / nonna o in un familiare.

Il metodo Validation® permette all’adulto – sia esso figlio, sorella, fratello, parente della persona con demenza – di riconoscere, accogliere e validare le personali emozioni e comportamenti. Allo stesso modo aiuta ad accogliere e validare le emozioni dei piccoli di casa. Questo tipo di approccio favorisce nell’adulto l’azione di “mettersi nei panni” sia dei più piccoli, sia dell’anziano di casa. Il metodo Validation® mette il familiare nelle condizioni di chiedersi come l’altro si senta, di ascoltare con attenzione quello che dice, senza minimizzare o correggere, senza cercare subito una soluzione.

Dare valore alle emozioni, ascoltare più che dare soluzioni

Aiuta a essere onesti e sinceri e a condividere emozioni di paura, preoccupazione senza di fingere che “sia tutto a posto”. Questo atteggiamento è la chiave di volta della relazione con l’anziano confuso: permette di costruire un momento di scambio empatico e di accogliere gli elementi che vanno al di là del contenuto, del senso della frase. Arricchisce enormemente la possibilità di un contatto umano e può portare a benefici importanti, nonché alla diminuzione delle manifestazioni stesse. To validate, ovvero dare valore, è ciò che accade quando si applica il metodo, con lo scopo non tanto di trovare una soluzione, quanto piuttosto di ascoltare.

https://www.rivistacura.it/come-spiegare-la-demenza-ai-bambini/

La lettura espressiva: l’esperienza che avvicina bambini e adulti al tema della demenza

Da diversi anni la letteratura per l’infanzia si è arricchita di numerosi libri e albi illustrati che trattano il tema della demenza degli anziani; è oramai riconosciuto che questi materiali permettano al bambino di essere ascoltatore attivo e partecipe, di individuare e accettare l’inconscio e distinguere le varie sfaccettature delle proprie emozioni. Il lettore, oltre a guardare gli altri con occhi nuovi, può avere una migliore conoscenza di sé stesso.

Il bambino si riconosce nella figura presente nel libro – è sempre presente un bambino, nipote del nonno colpito da demenza – e questo gli permette di provare a superare le prove che la vita vera gli pone davanti, trionfando come il protagonista. Inoltre, il libro permette al giovane di trarre significati diversi a seconda del livello di maturazione raggiunto, dei suoi interessi e bisogni in ogni fase di crescita.

Lettura espressiva, come si realizza in pratica? Un esempio

Come è stata realizzato in pratica il momento di esperienza di lettura espressiva? È una mattina in cui il cielo sereno e il sole sembrano accarezzarsi a vicenda; l’aria profuma già di fiori e ha un tepore che preannuncia l’arrivo della stagione primaverile. Un gruppo di bambini, dai 5 anni in su, mano nella mano con le rispettive mamme, entra nella biblioteca comunale. Li aspetta un momento dedicato: un incontro con una cantastorie speciale che li guiderà in un momento di avvicinamento ad un tema delicato, quello della demenza.

I nonni di questi bimbi da qualche tempo fanno infatti cose strane: dimenticano i nomi, mettono le cose al posto sbagliato, chiedono in continuazione le stesse cose; in famiglia c’è burrasca. Tra i vari albi illustrati dedicati al tema ne è stato scelto uno – Il gomitolo di lana di Gianfrate Daniela, Giacovelli editore – e il testo è stato riscritto per essere allo stesso tempo idoneo per una lettura espressiva e in linea con l’approccio convalidante descritto nel paragrafo precedente.

La lettura del testo è stata realizzata utilizzando tecniche espressive adeguate – variazione del tono di voce, del volume e del ritmo – alle quali sono stati aggiunti elementi di coinvolgimento diretto dei bambini e delle mamme, per andare a stimolare i 5 sensi e la sfera emotiva: domande, filastrocche, ascolto di suoni, visione di immagini, rievocazioni di ricordi personali. Tutti questi ingredienti sono necessari per la buona riuscita della lettura e permettono un coinvolgimento diretto e costante dei piccoli ascoltatori.

Non si legge al bambino, si legge con il bambino

Creare collegamenti tra il testo che si propone di leggere al bambino e l’esperienza personale fatta dal piccolo in prima persona assicurano che la partecipazione emotiva, il coinvolgimento e la sua comprensione raggiungano i livelli più alti. La lettura ad alta voce è un’interazione, tra lettore e ascoltatore deve esserci uno scambio continuo: non si legge al bambino, si legge con il bambino. Come già indicato, per i bambini è importante che la storia abbia un nesso con la realtà personale, per questo motivo, dopo aver creato dei “ponti emotivi” lungo tutta la storia, in conclusione è stata proposta loro un’attività pratica che li ha aiutati a personalizzare la storia, a mettere a fuoco un elemento della stessa (un ricordo felice con il nonno/nonna) e a creare un mediatore che i genitori possono utilizzare, una volta rientrati nell’ambiente domestico, per riprendere il tema della demenza.

https://www.rivistacura.it/alzheimer/

L’importanza di creare un ricordo felice

La creazione di un “ricordo felice con la lana della memoria districata” aiuta anche a far sperimentare ai più piccoli (e ai loro genitori) la possibilità di realizzare ancora attività piacevoli con l’anziano affetto da demenza, tralasciando la parte cognitiva e mettendo a fuoco emozioni e sensazioni. L’incontro dedicato si è concluso poi con la consegna ai genitori di una bibliografia dedicata di albi illustrati e testi (divisi per fasce di età, dai 3 anni sino ai 12) e un momento di condivisione e confronto, per chi lo ha richiesto, con la cantastorie che riveste in questo momento il ruolo di operatrice validante.

Bimbi e mamme lasciano la biblioteca con un sorriso sul volto: la strada da percorrere insieme al nonno e alla nonna non sarà facile, ma forse oggi hanno sperimentato che esiste un canale di comunicazione empatica che rimarrà aperto sino alla fine. Questa attività di lettura espressiva si presta a ulteriori applicazioni oltre a quella indicata: per esempio può essere proposta come momento di condivisione intergenerazionale tra nonni e nipoti (anche in ambito residenziale come le strutture sanitarie assistenziali) o come conclusione di un percorso di formazione per caregiver.

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