- Io desidero: i desideri di un professionista della cura
- La scelta di fare l’operatore di cura
- La struttura e il ruolo che attualmente ricopre
- I desideri degli anziani
- I desideri del personale di cura
- Quando in RSA è difficile andare incontro ai desideri degli anziani
- Desideri di un professionista della Cura
Abbiamo chiesto a Luca Lodi, educatore e professionista della cura, quali fossero i suoi desideri per il futuro delle RSA. In questa intervista abbiamo parlato di desideri che vanno oltre questioni contingenti legate ad aspetti più pratici del lavoro, e di desideri che si legano a doppio filo con quelli degli anziani residenti. Un tema ancora poco affrontato, di cui torneremo a parlare anche nei prossimi articoli e su cui verterà il nostro meeting annuale di aprile, a Piacenza.
Luca Lodi è educatore e autore a tempo pieno. Nel 2019 ha pubblicato Lunafasia. La magica notte di un OSS per Editrice Dapero, un romanzo fantasy ambientato in RSA, vincitore del Premio Zambelli nel 2020. Sempre per Editrice Dapero ha pubblicato Agesimo, il mistero del nome perduto, un romanzo appassionante, con contaminazioni dal genere thriller, che aiuta a riflettere sul tema dell’invecchiamento e sugli stereotipi legati a questa fase della vita.
Io desidero: i desideri di un professionista della cura
Essere un professionista della cura è un lavoro tutt’altro che facile, che può talvolta diventare faticoso a livello emotivo. Eppure chi fa questo lavoro sa che molte sono le soddisfazioni che nascono dalla relazione che si instaura con i residenti in una RSA. In questo articolo abbiamo parlato con Luca Lodi, Educatore professionale, che ci ha raccontato che cosa desidera e che cosa si augura, in termini di desideri possibili, per il futuro delle RSA.
La scelta di fare l’operatore di cura
«La strada che mi ha portato nel mondo della cura, (o del prendersi cura)» racconta Luca «non è stata affatto lineare, piuttosto è stata una cascata di scelte che hanno creato i presupposti per una scelta consapevole. La prima valutazione, come tanti ragazzi, è stata tra il servizio militare e civile. Convinzioni personali mi hanno portato verso la seconda, aprendomi così le porte per la prima volta di una RSA.»
In quel periodo, sospeso tra la scoperta del mondo senile e di come riuscisse a mettersi a servizio dello stesso, è maturata la sua scelta professionale. Un percorso formativo (che definisce “alquanto tortuoso”) gli ha permesso di acquisire competenze che ha potuto ampliare con il tempo e con l’esperienza. «Un percorso di crescita» dichiara «in risposta a un desiderio che non sapevo di custodire, ma che, se mi fermo a riflettere, non poteva essere altrimenti».
La struttura e il ruolo che attualmente ricopre
Oggi lavora in una RSA lombarda – la Casa di Cura San Gaetano, Opera don Guanella – in cui si trova da cinque anni. Il suo ruolo è di Referente del servizio educativo. Il suo compito è organizzare lo staff educativo, progettare e realizzare opportunità per le persone anziane e per i loro caregiver. L’utenza principale della struttura sono persone anziane.
I desideri degli anziani
Alla domanda su quali siano a suo parere i desideri degli anziani risponde che «è una domanda complessa che richiede un approfondimento».
Spiega come generalmente si pensi che le persone anziane accolte in contesti residenziali siano portatrici di soli bisogni. «Si accede perché vi è un bisogno assistenziale, clinico, riabilitativo o di socialità» spiega. «A volte il bisogno arriva dalla persona anziana stessa, per non incidere sulla qualità di vita dei propri cari». Ma i desideri si diramano a livelli. E racconta come vengono riconosciuti e soddisfatti.
«I desideri si differenziano in primari, di affetto ed esistenziali. La sottolineatura è fondamentale quando ricordiamo la differenza tra bisogno e desiderio: il primo si rifà a una necessità, il secondo a una volontà avulsa dall’urgenza. Il desiderio è una personale aspettativa in divenire che segue una precisa visione.»
Desideri primari delle persone anziane
Un desiderio primario è alimentarsi avendo dei cibi saporiti, essere svegliati con una certa modalità oppure avere personale non solo competente ma anche sensibile al proprio senso del pudore durante le manovre d’igiene. A questo livello si riesce a rispondere in modo efficace se l’operatore si impegna in prima persona, lasciandosi coinvolgere.
«Mi piace da sempre storpiare l’acronimo di OSS in Operatore per Scelta e Sensibilità… caratteristiche che dovrebbero accumunare ogni professionista preposto alla cura. Più complicato a livello organizzativo, anche se non mancano consegne che ribadiscono atteggiamenti e attenzioni particolari.»
Desideri di affetto delle persone anziane
Il desiderio di affetto esiste non solo in relazione al nucleo d’origine ma a tutte le persone con cui la persona anziana interagisce nella quotidianità. I desideri differiscono in modo sostanziale da persona a persona.
«Personalizzare il nostro essere accanto, valorizzare gli aspetti che rendono più caldo a livello umano la nostra interazione è certamente fattibile. La maggior parte delle volte si scontra col minutaggio, con il fare a dispetto dell’essere. Credo fortemente che gesti di gentilezza e di affetto possano (e debbano) scaturire da persone che rivestono ruoli professionali. Il desiderio delle persone anziane si esaudisce il più delle volte con gesti semplici, ma attenti.»
Nel periodo di isolamento, racconta, il desiderio più grande degli anziani era quello di avere accanto i propri cari, i loro familiari. Desiderio ancora oggi molto forte, che non solo deve essere garantito, ma anche tutelato.
Desiderio esistenziale
L’ultimo desiderio è quello meno preso in considerazione, racconta Luca: il desiderio di condurre un’esistenza secondo la propria visone esistenziale.
«Il più delle volte le persone anziane non riescono a condividerlo, poiché sono in uno stato psico-fisico alterato. Ma quando possono, come staff di cura, si indaga tale aspetto? Ci prendiamo l’onore e l’onere di essere fautori di una vita di qualità in una fase evolutiva talmente delicata? Il più delle volte no. Ci si accontenta di soddisfare i bisogni (e nemmeno tutti) ma ben poco si crea affinché un desiderio cardine per la vita di una persona anziana si possa avverare. Senza arrivare al livello della scena presentata nel film Patch Adams con l’anziana immersa in una vasca di spaghetti.»
E così, piccoli sforzi o scelte squisitamente personali, possono portare a momenti cardine per la vita di una persona anziana. Possono arricchire e far sentire vivi. Vivi, perché in quel momento tutto risuona come da suo desiderio, tutto risponde alla sua visione.
«Concludo questa suggestione ponendo un quesito: i desideri sono difficilmente realizzabili perché non se ne è a conoscenza o perché l’ambiente RSA non li facilita?»
I desideri del personale di cura
Raramente si compiono riflessioni in questo senso, e quando avviene è perché si cerca di dare risposta a questioni di natura prevalentemente pragmatica: riconoscimento economico, più tempo a disposizione. Ma cosa dire a proposito di desideri a un livello diverso?
«È quasi rivoluzionario prendere in considerazione i desideri del personale» riflette Luca e si dice convinto rispetto all’esistenza di desideri che si discostano da un piano tangibile, anche per il personale.
«Per esempio, sono certo che ogni professionista della cura desideri evitare di soffrire a livello emotivo. Oppure, la maggior parte di noi prova il desiderio di essere apprezzato, così come di essere integrato in un’équipe. Se il primo desiderio riguarda maggiormente il lato umano, i due seguenti si spostano sul livello professionale. Cogliere i desideri del personale non è facile. Anche quando si parla di personale – come quando si parla di anziani – è molto più semplice focalizzarsi sui bisogni. Lavorare, operare, progettare in una RSA dovrebbe basarsi sulla realizzazione di desideri, quelli alti che si discostano dal pragmatismo ma che volano verso un cambiamento pieno e di senso.»
Quando in RSA è difficile andare incontro ai desideri degli anziani
La rigidità dei sistemi organizzativi rappresenta uno degli ostacoli che si interpone tra il desiderio della persona anziana e la possibilità di assolverlo. E le rigidità, spiega Luca, si creano ogni volta che il desiderio della persona anziana si allontana dal senso comune dell’organizzazione.
«È difficile rispettare alcune abitudini che la singola persona anziana aveva a casa propria, come coricarsi più tardi della normale “messa a letto” stabilita dal sistema assistenziale, o mangiare in camera e non in un affollato refettorio. Rigidità che nella logica organizzativa si traducono nell’impossibilità della persona anziana di autodeterminarsi perché prevale la logica del sistema: se va a letto più tardi questo ricade sui colleghi del turno di notte e se le persone col medesimo desiderio aumentano ecco che i due operatori deputati al turno di notte subiscono una pressione maggiore. Non può mangiare in camera perché manca la sorveglianza. Non può prendere le pastiglie da sola in camera perché non sono certo che abbia assunto la terapia. A livello logico ha senso, ma se parliamo di una persona anziana cognitivamente presente perché impedirlo? “Perché io non mi prendo la responsabilità di…”»
La sensazione è che si giochi tutto in quest’ultima frase, e per queste paure finisce che i desideri delle persone anziane molte volte restano tali.
«Ogni caso è a sé, perché dietro a ogni caso si trovano due occhi che ti fissano e che non comprendono la tua presa di posizione. C’è un desiderio che senza te non può risplendere. E la maggior parte delle volte i desideri vivono d’istanti in cui, tu operatore, devi decidere. È un’occasione… o forse no?»
Abbiamo chiesto a Luca quali fossero i suoi desideri per il futuro della sua RSA, cosa chiederebbe se fosse messo nella condizione di poterli esprimere e di essere ascoltato.
«Nonostante le tante fatiche di questi ultimi anni, malgrado il senso di scoraggiamento che striscia ancora nei corridoi, sebbene la meta sembri sempre più lontana, i desideri che esprimo per la mia RSA, sono questi…»
Desideri di un professionista della Cura
Che tutti coloro che respirano la realtà delle RSA trovino il coraggio di credere che il cambiamento è ancora attuabile.
Che il cambiamento, se programmato e agito in condivisione, può portare a un nuovo contesto di vita. Dove i desideri non solo possono essere espressi ma realizzati a vantaggio di tutti.
Vorrei cambiare il vocabolario in uso tra i professionisti.
Vorrei dedicare il giusto tempo per l’incontro.
Vorrei che il mio contributo sia richiesto e pesato.
Vorrei che tutte le scintille di desiderio, in particolare quelle che arrivano dalle persone anziane, siano l’inizio di un cambiamento radicale.
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