La perdita di autonomia dell’anziano non può essere affrontata esclusivamente a livello individuale: nel passaggio dal domicilio alla RSA la persona resta pur sempre parte di un tessuto familiare e sociale che interagisce con lei in modalità che, andando oltre il mero accudimento, devono preservare la qualità globale della sua vita e di quella della comunità a cui appartiene.

Strutture di assistenza e comunità: due poli che vanno riavvicinati

Le soluzioni di assistenza all’anziano si trovano al centro tanto dello sforzo istituzionale quanto degli equilibri familiari, e corrispondono a un ventaglio amplissimo di soluzioni e servizi compresi tra due estremi: la permanenza al proprio domicilio e l’accoglienza in strutture sanitarie medicalizzate.

Adottare una visione olistica o multidimensionale della cura della persona — nel passaggio dal domicilio alla RSA e per tutto il tempo di permanenza — potrebbe avvicinare questi due poli, rendendo più permeabile la separazione tra strutture di assistenza medico-sociale e comunità, e creando di fatto un nuovo spazio di scambio e dialogo tra anziani residenti delle RSA, famiglie e cittadini.

Trasferire un anziano in RSA: come vivono i familiari questa scelta?

La decisione di trasferire il proprio caro anziano in una casa di riposo è spesso una scelta obbligata, per svariate ragioni: condizioni fisiche precarie, difficoltà a livello cognitivo, la lontananza dai propri parenti.

È proprio in questo momento che entra in gioco la scelta di una casa di riposo. Spesso, per la famiglia, questo è un momento molto delicato accompagnato da stress psico-fisico e anche dal senso di colpa per la decisione di lasciare il parente in un contesto del tutto nuovo.

Starà bene?

È normale, che in questo momento così delicato, possano sorgere delle domande riguardo la struttura da scegliere:

Le cure saranno adeguate?
I suoi bisogni verranno ascoltati?
Saranno in grado di comunicare eventuali problemi?
Sarà arrabbiato con me per averlo lasciato solo?

Dunque, nel momento della separazione è fondamentale sostenere la famiglia, poiché è in questa fase che, spesso, il familiare deve accettare anche in modo doloroso che il proprio caro stia meglio in una struttura residenziale e non in casa propria. Ed è qui che entra in gioco l’RSA, che ha il compito di migliorare la quotidianità della persona attraverso interventi professionali di assistenza.

Costruire fiducia per agevolare il passaggio dal domicilio alla RSA

È importante quindi che si crei, tra la famiglia e la struttura residenziale, un rapporto basato sulla fiducia.

Solo in questo modo il familiare potrà affidare il proprio caro alla struttura rendendo partecipe lo staff della sua vita prima del ricovero, delle sue abitudini, delle sue passioni e in questo modo, grazie alla conoscenza del nuovo ospite, il personale potrà tenere sempre aggiornata la famiglia sulle condizioni del proprio caro.



Come instaurare un clima di fiducia con i familiari dell’anziano

Ma come si può rendere partecipe il nucleo familiare dell’anziano?
Innanzitutto, informando costantemente la famiglia sulle condizioni di salute del proprio caro ma non solo, anche includerla in attività ricreative che possano creare momenti di socializzazione come, per esempio, una festa di compleanno o altre attività magari organizzate dalla struttura che permettano alla famiglia non solo di passare del tempo con il proprio caro ma anche di fare la conoscenza di altri anziani all’interno della struttura e perché no, anche di socializzare con le altre famiglie.

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Il tema della costruzione della fiducia tra RSA e famiglie è affrontato in modo più approfondito all’interno del numero di CURA uscito a dicembre, che puoi scoprire cliccando qui.

About the Author: Luca Croci

Giornalista - New Project and Compliance Manager Italy presso Colisee - Referente "Uffici di Pubblica Tutela" Regione Lombardia

La perdita di autonomia dell’anziano non può essere affrontata esclusivamente a livello individuale: nel passaggio dal domicilio alla RSA la persona resta pur sempre parte di un tessuto familiare e sociale che interagisce con lei in modalità che, andando oltre il mero accudimento, devono preservare la qualità globale della sua vita e di quella della comunità a cui appartiene.

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